“Come un giocatore che può leggere le proprie carte e quelle dell’avversario. Il mio sesso biologico è maschile ma la mia identità di genere è femminile. Elementi che si fondono pacificamente creando una dimensione che prende il nome di transessualità”.
Parole pronunciate con serenità quelle di Loredana Monti, Ferruccio alla nascita, transessuale comasca 54enne, sales manager di Alleanza Assicurazioni e mental coach, mentre lancia un sorriso complice alla figlia Sara, 22 anni, studentessa.
“Il successo seduttivo delle persone transessuali – accenna Loredana con un sorriso consapevole – è dovuto proprio alla capacità di comprendere sia la dimensione femminile che maschile intuendone desideri e necessità”.
Raggiungere questo equilibrio non è stato semplice.
“Ho frequentato le scuole superiori al Gallio di Como e provengo da una famiglia tradizionale – racconta – nessuno parlava di transessualità, sono cresciuta senza capire cosa mi stesse accadendo”.
Durante l’infanzia, Loredana si sente a suo agio con le bambine e a quindici anni scopre un’importante parte di sé.
(Fotoservizio: Carlo Pozzoni)
“Tutti gli adolescenti aprono l’armadio dei genitori per indossare abiti da adulti – ricorda – ma nel mio caso la scelta è ricaduta su quelli di mamma – sorride – ho sentito un’ondata di benessere, seguita da forti sensi di colpa. Mi sentivo sbagliata”.
A 30 anni si sposa e, parallelamente, intreccia una relazione sporadica con un uomo. “All’inizio vivevo questa relazione da uomo ma un giorno – continua – gli chiesi se potevo indossare abiti femminili. Lui acconsentì e fu la prima volta che Loredana uscì di casa”.
Molti anni dopo, il suo amante muore.
“Ho pensato che con lui sarebbe morta anche Loredana – continua – ma non fu così. Raggiunsi un forte sovrappeso e iniziai a soffrire di tachicardia. Il medico curante capì la situazione, disse che stavo rischiando la vita per reprimere qualcosa che avevo il diritto di vivere liberamente”.
Per non perdere il posto di lavoro (a rischio dopo i primi racconti sulla propria trasformazione) e per avere il giusto sostegno, Loredana chiede aiuto a un amico mental coach e a numerose associazioni: Edge, gruppo associato di professionisti, imprenditori e manager Gblt, Rete Lenford, avvocatura per i diritti Lgbti, Arcigay, N.u.d.i., Associazione Nazionale di Psicologi per il benessere delle persone LGBTIQ e Antonia Monopoli di Sportello Trans di Ala Milano Onlus.
Ma la prima persona a cui si rivolge è Sara.
“All’inizio rimasi incuriosita – racconta Sara – poi arrivò la paura di perdere la figura paterna. Non fu così. I principi, il valore umano sono rimasti intatti. Mi ha insegnato il coraggio di essere se stessi, sono fiera di essere sua figlia. Io, mia madre e mia sorella saremo sempre dalla sua parte”.
Loredana si sottopone a cure ormonali e trattamenti antiandrogeni. Il 28 dicembre del 2015 fa coming out e inizia a collaborare con il Coordinamento comasco contro l’omofobia.
“Invito coloro che vivono la mia esperienza a parlare senza nascondersi nell’angolino della vergogna – conclude – ai detrattori chiedo una riflessione: pregiudizi, sguardi, gesti e parole denigratorie hanno un peso. Molte persone trans soffrono di depressione e tentano il suicidio. Pensateci”.
3 Commenti
Grazie Loredana per quello che fai, sei un enorme aiuto per tutte le persone che soffrono imprigionate in una realtà che non le rispecchia.
Sei una persona davvero splendida!
Ciao
Cinzia, sposata felicemente con Mia da 4 anni.
Chi sta bene con se stesso riesce a stare bene con gli altri. Questo è ciò che serve in un mondo che si sta sgretolando. Il resto sono solo parole… Buona vita a Loredana. ?
Un bella storia