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Clamoroso nuovo ribaltone, ordinanza del giudice blocca lo sgombero del Carducci. E Forgione va in sede

Ennesimo ribaltone nella vicenda del Carducci. A dispetto dell’azione di forza intrapresa venerdì scorso dall’amministrazione Rapinese, si apprende che già il 25 luglio stesso – nei medesimi minuti in cui davanti alla sede si dispiegavano polizia locale, dirigenti e funzionari comunali – è stato posto un ‘altolà’ a ogni intervento di Palazzo Cernezzi sull’immobile in cui ha sede l’associazione culturale comasca. E infatti questa mattina Maria Cristina Forgione, presidente dell’associazione, si è recata al civico 7 accogliendo le persone che venivano a chiedere di iscriversi e anche lumi sull’evolvere della situazione.

Il giudice Abate, prima sezione civile del Tribunale di Como, sulla base della richiesta di un provvedimento cautelare urgente che inibisse l’esecuzione dell’annunciato sfratto/sgombero, ha ordinato “al Comune di Como, e/o suoi incaricati o comandati, di non porre in essere qualsiasi attività di limitazione, ostacolo o divieto dell’attuale occupazione da parte dell’Associazione Giosué Carducci degli immobili siti in Viale Cavallotti n 5 e 7, e del corretto svolgimento delle attività ivi programmate, con divieto di sgombero o sfratto, fino alla revoca da parte dello scrivente del presente ordine e/o alla decisione nel merito della presente causa”.

Colpo di scena, dunque, con prossima udienza per il contraddittorio sull’ordinanza già convocata per il 2 settembre 2025 alle ore 12.30.

I motivi dell’ordinannza? Presto detti: “E’ palese che lo “sfratto” comporterebbe la cessazione di ogni attività in corso, con conseguenze gravi sulla vita dell’Associazione, ma anche per le aspettative dell’utenza diffusa”.

E ancora: “Ciò costituisce sicuro danno irreparabile, al quale solo un provvedimento cautelare può porre rimedio, atteso che già nel corso del precedente procedimento, di cui sopra, il Comune dichiarò che avrebbe proceduto immediatamente a dare esecuzione allo sgombero, senza ritenere di dover attendere la risoluzione della causa in corso. Le dichiarazioni pubbliche del Sindaco, prodotte dalla ricorrente, sono coerenti con la già manifestata di volontà di procedere in tempi brevi alla modifica della situazione di fatto, come già dichiarato in passato, e costituiscono prova dell’urgenza, in presenza dei requisiti richiesti, dell’adozione dell’invocata tutela cautelare”.

Scrive ancora il giudice: “Le conseguenze dello “sfratto”, proprio per la loro gravità, comportano altresì il fondato rischio di rendere di fatto privo di reale efficacia l’eventuale pronunzia in questa sede a favore dell’Associazione, che privata della possibilità di continuare la propria attività correrebbe il rischio concreto, e attuale, di depotenziarsi nelle more oltre il sopportabile, pregiudicando in modo irreparabile la ripresa futura”.

E dunque, in conclusione, “per quanto sopra riepilogato, sussistono gli elementi essenziali previsti dalle norme per concedere la tutela cautelare in corso di causa fino alla decisione nel merito. In questa causa è stata già programmata un’istruttoria rilevante con udienze dedicate, la prima fissata al prossimo 12 novembre. L’adozione del presente provvedimento, per la sua natura di “inaudita”, impone di dare tempestivamente la parola al convenuto Comune di Como in una apposita udienza, ove potrà esporre le proprie argomentazioni prima della conferma o meno del presente provvedimento”.

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