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Camerlata e il clochard misterioso, una storia di solidarietà. “Lo abbiamo visto molto deperito, vorremmo aiutarlo”

“Consapevoli che in città ci saranno un centinaio di disperati, diciamo che a Camerlata ne vediamo ogni giorno solo uno e a lui vorremmo pensare. Speriamo che chi ne ha competenza ci dica come aiutarlo, prima che accada qualcosa di prevedibilmente tragico”. Questo appello accorato arriva da Camerlata, per la precisione da una abitante storica del quartiere, sempre attiva e in prima linea, Angela Marceca.

La vicenda che racconta, confermata da molti altri residenti della zona, è una storia di solidarietà: da tempo nel quartiere si aggira un clochard che la stessa Angela, come altri, ha visto nel giro un paio di anni deperire vistosamente. E allora ecco che la preoccupazione è che possa accadere  a quest’uomo misterioso di cui nessuno conosce la storia – qualcosa di brutto.

Ecco la sua testimonianza e la richiesta di intervento:

Non passa di certo inosservato: alto, statuario, con capelli e barba corvini, mascherato dalla polvere della strada, cammina di buon passo, immerso in chissà quali pensieri. Fino allo scorso anno appariva fisicamente ben messo, oggi è smagrito, provato, direi patito.

La vita sulla via mette a dura prova e Rag-nar non cerca mai un riparo dalle intemperie. Il nome di un leggendario re vichingo si attaglia al suo aspetto, per questo mi piace chiamarlo così. In parecchi nel quartiere hanno cercato e cercano di aiutarlo, ma farlo è difficile e dopo qualche tentativo i più si tirano indietro. Perché è ondivago: un giorno accetta i soldi, poi li rifiuta. Quanto al vestiario prende solo ciò che gli occorre al momento e rifiuta il resto.

Fino alla scorsa estate al mattino si vedeva al bar della stazione nord, dove i generosi gestori gli davano brioches, acqua e altro…ora ha smesso di andare. Di solito non disturbava, ma ora si apprende che prende a calci le macchine, urla nella sua lingua (inglese forse), si colpisce da solo. Questi comportamenti lo fanno isolare dagli altri, con conseguente patimento di fame e sete.

Al momento dorme sotto la pensilina del distributore di benzina di Piazza Camerlata o si aggira sotto i portici della banca San Paolo. Sono quasi certa che forze dell’ordine e servizi sociali lo conoscano, ma vorremmo esserne certi.

Sappiamo anche che vagabondi, barboni, senzatetto e clochard in città sono tanti, che molti di loro rifiutano ripari per le notti invernali e non vanno a mangiare alle mense, aperte per loro, ma questo non ci deve esonerare dal tentare un modo per aiutarli. Come? chiedendo magari un aiuto da pate dei servi preposti.

Personalmente mi fa male e non ci sto e con me altra gente di cui conosco la sensibilità e la compassione. I social e altri mezzi on line servono per sensibilizzare opportunamente l’opinione pubblica, adoperiamoli anche a fin di bene. Consapevoli che in città ci saranno un centinaio di disperati, diciamo che a Camerlata ne vediamo ogni giorno solo uno e a lui vorremmo pensare. Speriamo che chi ne ha competenza ci dica come aiutare, prima che accada qualcosa di prevedibilmente tragico. Prevedere è tipico della natura umana, diversamente dagli animali. In questo caso le previsioni sono purtroppo facili.

In attesa fiduciosa

Angela Marceca

 

 

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