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Case popolari, don Giusto: “Le famiglie finite in strada le occupino se il loro diritto di averle è negato”

E’ un editoriale nettissimo quello firmato dal parroco di Rebbio e Camerlata, don Giusto della Valle. Non nuovo a parole ferme e a analisi sociali molto dure sul periodico della parrocchia Il Focolare, questa volta affonda più del solito e a proposito di emergenza abitativa e di disparità di diritti, dopo una lunga riflessione, tra le proposte offerte per risolvere la questione ne avanza una in particolare: “Infine, come ultima opzione, se qualche famiglia avente diritto alla casa si trovasse messa in strada, propongo di passare in casa parrocchiale a Rebbio perché le si dia la lista degli appartamenti comunali vuoti dei nostri quartieri (Via Spartaco o Via Turati in primis) affinché ciò che ingiustamente non viene dato venga occupato. Darò loro una mano ad entrare, presenterò loro i vicini di casa, li inviterò a rispettare le regole del condominio e se dovessero esserci sospensioni di energia elettrica chiamerò in aiuto l’elemosiniere del Papa Francesco. Saluti cari e buona lotta perché tutti abbiano casa”. Insomma non poca cosa. Ma ecco l’editoriale integrale:

Tante nostre famiglie, nella città di Como, hanno faticato per costruire una casa, oppure l’hanno acquistata, altre ancora stanno pagando il mutuo. Ai nostri giovani va bene se i genitori o i nonni lasciano loro in eredità la casa o se li aiutano ad acquistarla altrimenti la strada obbligata è quella dell’affitto, poi il mutuo e finalmente dopo anni la proprietà. Tante case sono sotto-abitate poiché se in un appartamento di ottanta mq. negli Anni Settanta vi abitavano in sei persone, ora vi abita una nonna o un nonno soli.

GLI EMARGINATI

A Como se sei migrante, soprattutto di pelle nera, anche se hai un contratto di lavoro a tempo indeterminato, non trovi casa. Quanti singoli e famiglie migranti sono costretti alle “ammucchiate “in case di parenti o di connazionali perché per loro, come per Gesù a Betlemme, a Como non c’è posto. Dice bene Papa Francesco nel discorso ai movimenti popolari del 2016: “Oggi viviamo in immense città che si mostrano moderne, orgogliose e addirittura vanitose. Città che offrono innumerevoli piaceri e benessere per una minoranza felice, ma in cui si nega una casa a migliaia di nostri vicini e fratelli, persino bambini, e li si chiama, elegantemente, “persone senza fissa dimora“. E’ curioso come nel mondo delle ingiustizie abbondino gli eufemismi. Non si dicono le parole con precisione, e la realtà si cerca nell’eufemismo. Una persona, una persona segregata, una persona accantonata, una persona che sta soffrendo per la miseria, per la fame, è una persona senza fissa dimora; espressione elegante, no? Voi cercate sempre; potrei sbagliarmi in qualche caso, ma in generale dietro un eufemismo c’è un delitto. Viviamo in città che costruiscono centri commerciali, fanno affari immobiliari ma abbandonano una parte di sé ai margini, nelle periferie. Quanto fa male sentire che gli insediamenti poveri sono emarginati o, peggio ancora, che li si vuole sradicare! Sono crudeli le immagini degli sgomberi forzati, delle gru che demoliscono baracche, immagini tanto simili a quelle dalla guerra. E questo si vede oggi”

Ma lo scandalo grave è il divario tra super-ricchi e poveri: fioriscono alberghi a cinque e sei stelle con prezzi scandalosi per una notte dai duecento a duemilacinquecento/ tremila euro e oltre. Chi dorme a cinque stelle e chi sotto le stelle. La casa, un’abitazione dignitosa, sono un diritto di ogni persona. Perché allora gli spazi comunali, cioè nostri, restano chiusi ?

– Via Sacco e Vanzetti: chiusa

– Via Volta: chiusa

– Via Conciliazione: chiusa

– Centro Puzzle per minori a Tavernola:

chiuso perché chi amministra la Città dà in gestione all’ALER parte delle Case Popolari non a norma? L’attitudine da Ponzio Pilato del “lavarsene le mani” degli spazi sopra citati da parte di chi ora temporaneamente li amministra ha, a mio parere, una sola giustificazione: utilizzare questi spazi non porta voti, non porta consenso elettorale, anzi , lo toglie. Diciamolo chiaramente: alla maggior parte di chi abita a Como va bene che parte delle case popolari restino chiuse così come i quattro spazi citati sopra perché la gente ama la “sicurezza”, ovviamente la sicurezza solo di alcuni. Tanti vorrebbero fare dei nostri quartieri delle enormi case di Riposo tranquille, silenziose, ordinate. Mi colpisce anche il fatto che chi ha diritto alla casa non si aggrega a chi vive la stessa situazione: ognuno per sè! Quando non ci si unisce per raggiungere gli obiettivi, chi “comanda” ne trae profitto.

LE PROPOSTE

1) La prima proposta la faccio ai Sindacati di Como: aggregatevi e fatevi portavoce di chi ha diritto alla casa. Aprite sportelli di ascolto e lottate sino a che l’obiettivo non venga raggiunto. Lottate, non adeguatevi al sistema capitalistico.

2) Propongo poi a chi temporaneamente amministra la città di Como di affidare gli Appartamenti comunali non a norma, non all’ALER, ma alle Associazioni della città che sono in grado di mettere a norma gli appartamenti stessi. La Parrocchia di Rebbio che io rappresento è in grado di mettere a norma una decina di appartamenti ogni anno e di deciderne col Comune la destinazione.

3) Infine, come ultima opzione, se qualche famiglia avente diritto alla casa si trovasse messa in strada, propongo di passare in casa parrocchiale a Rebbio perché le si dia la lista degli appartamenti comunali vuoti dei nostri quartieri (Via Spartaco o Via Turati in primis) affinché ciò che ingiustamente non viene dato venga occupato. Darò loro una mano ad entrare, presenterò loro i vicini di casa, li inviterò a rispettare le regole del condominio e se dovessero esserci sospensioni di energia elettrica chiamerò in aiuto l’elemosiniere del Papa Francesco. Saluti cari e buona lotta perché tutti abbiano casa
Giusto della Valle

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10 Commenti

  1. Il Comune sia il primo a far “tesoro” del turismo Lake Como, e destini interamente alcuni edifici di case popolari a case vacanza comunali. Ristrutturi e gestisca con azienda propria l’attività ricettiva.
    Metà degli utili realizzati siano vincolati per regolamento alla graduale messa a norma, ed alla periodica manutenzione, delle restanti abitazione pubbliche.
    Perché i buoni affari andrebbero lasciati soltanto ai proprietari di appartamenti o a società private di servizi?

  2. Piuttosto che prendersela con Don Giusto, che segnala un problema grave e reale, bisognerebbe chiedere alle istituzioni, in primis Comune di Como, del perché pur avendo a disposizione immobili che potrebbero risolvere il problema li tengono vuoti ed inutilizzati.
    Questa è la vera illegalità ed inumanità.

  3. Un “genio dell’illegalita’”, prima di sballare e manipolare le sofferenze umane dovrebbe riflettere sugli immobili non utilizzati dalla “chiesa” chiese, conventi, seminari e altre strutture.

  4. Don Giusto sindaco. Bravo Bravo. E chi dice che è un sobbillatore non ha capito il Vangelo. A Lulu dico solo che su queste basi pure Gesù era un sovversivo. Averne di sobbillatori così

  5. La mia ammirazione per Don Giusto Della Valle è sconfinata. Ha ragione! Case popolari vuote, disabitate, perfino murate e famiglie in difficoltà abitativa perché sfrattate per fare spazio a B&B, per gli aumenti dell’equo canone, per la perdita del lavoro del capofamiglia, per una serie infinita di cause che hanno l’unico effetto di aumentare il divario tra ricchi e poveri; tra fortunati e sfortunati e soprattutto tra vittime senza diritti e carnefici con mille diritti e avvocati. No, ha ragione Don Giusto. Esistono anche le Leggi ma la Giustizia è un’altra cosa. L’occupazione delle case popolari sfitte non è legale ma è giusta!

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