Abitanti spaventati e che non osano più avventurarsi nei boschi ormai da mesi.
A Garzola, la presenza sinistra di un branco di una dozzina di cinghiali sta creando non pochi problemi alla popolazione: non solo danni alle colture ma anche minacce alla sicurezza delle persone. Un pericolo ancora maggiore se si pensa che nel branco ci sono numerosi cuccioli: le femmine mamme sono infatti molto protettive. Il disagio provocato dalle bestie è testimoniato da alcuni abitanti che ci hanno raccontato la drammaticità della situazione.
“E’ un problema per tutti noi – commenta Simone Cattaneo – spesso andavo a correre nel bosco ma da mesi, a causa dei cinghiali, non vado più. Nel weekend molta gente arriva anche da fuori paese per andare a camminare in quella zona ma io lo sconsiglio vivamente”.
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I cinghiali sono stati avvistati molte volte tra il centro abitato e la strada per l’Eremo di San Donato. Tra chi frequenta quotidianamente quell’area, Mauro Morini dell’Azienda agricola San Donato. “Negli ultimi giorni ne ho visti 5 grossi e 7 più piccoli, sono sempre in mezzo al bosco – afferma – hanno rovinato il mio terreno, nell’orto non sono riusciti a entrare perché lo avevo recintato. Hanno anche spostato un masso che stava per cadere sul sentiero”.
Ancora, Antonio Formenti possiede un terreno vicino al bosco e per proteggerlo è dovuto correre ai ripari: “Al di là del pericolo per le persone, chi ripaga tutti i danni che causano ai terreni? Io avevo un frutteto – spiega – ho dovuto mettere una rete elettrosaldata per evitare che entrassero. Servirebbe sparare per risolvere la situazione, ma anche confrontarsi con le istituzioni per trovare una soluzione definitiva”.
Gli fa eco Giancarlo Cantaluppi: “All’eremo abbiamo trovato un paio di volte la mamma coi cuccioli, passeggiando – racconta – finché la situazione è circoscritta e sono attivi i cacciatori, gli animali sono contenuti. Ora invece è fuori controllo, quindi ben venga l’intervento della Polizia Provinciale. Noi contribuiamo come possiamo, segnalando le aree degli avvistamenti, e siamo fiduciosi che si possa risolvere al più presto”.
Un altro residente, Angelo Vesnaver, aggiunge: “Negli altri Paesi c’è un senso civico anche nella selezione dei capi, qui invece manca. I cinghiali stanno pian piano scendendo dalle zone oltre piazzale Cao, d’altronde ogni branco ha necessità del suo spazio e quando viene a mancare lo cerca altrove. Il problema si riflette anche sui nostri animali domestici, se vengono attaccati”.
Anche il consigliere comunale Lorenzo Cantaluppi, di Garzola, è stato contattato da diversi residenti e condivide le loro preoccupazioni. “E’ un discorso di sicurezza per tutti – spiega – famiglie, chi fa sport, chi ha animali domestici. Ma anche di stabilità dei sentieri, i cinghiali smuovono i terreni ed è quindi pericoloso per eventuali frane. Domenica scorsa ho accompagnato la Polizia Provinciale per un sopralluogo. Speriamo possano risolvere questo grande problema”.
Marco Testa, Polizia Provinciale
Dopo le numerose segnalazioni dei residenti di Garzola, nei giorni scorsi la Polizia Provinciale si è attivata per arginare il problema. Non sono mancate, però, le difficoltà come ammette lo stresso Comandante Marco Testa.
“Siamo intervenuti con un sopralluogo – spiega il capo della Polizia Provinciale – e abbiamo poi posizionato una trappola di cattura che dovrebbe risolvere il problema. Sono state anche fatte uscite mirate con appostamenti ma i cinghiali non si sono presentati. In annate normali la caccia collettiva di fine stagione risolve il problema ma quest’anno, con l’emergenza Covid, siamo in una situazione particolare. La caccia è proceduta a singhiozzo in questi ultimi mesi, quindi gli animali si sono avvicinati anche al centro abitato durante il giorno e la notte”.
Oltre alla riduzione dell’attività venatoria, altri fattori hanno causato un ritardo negli interventi e nella risoluzione del problema legato ai cinghiali a Garzola. Tra questi, la forte riduzione del personale. “Siamo in pochi a operare, ahimè, per via della riduzione degli organici dovuta alla Legge Delrio – osserva Testa – abbiamo solo due agenti operativi sul territorio e sono stati entrambi interessati dal Covid, quindi hanno dovuto fare il periodo di quarantena. Siamo stati fermi anche sull’attività di controllo numerico perché nei mesi scorsi non c’era la disponibilità delle celle di raccolta per i capi abbattuti, la zona del Basso Lario in questo è stata particolarmente penalizzata”.
Infine, Testa evidenzia un fatto che attirerebbe ulteriormente i cinghiali nei centri abitati non aiutando a risolvere la situazione. “Solitamente le segnalazioni che ci arrivano sono relative a danni causati dagli animali alle colture – premette – mentre in questo caso i cinghiali si sono spinti fino ai centri abitati. Qui cercano cibo, quindi la pasturazione diretta o indiretta fatta dai cittadini non aiuta. Se viene fornito cibo, loro si abituano e tornano soprattutto nel periodo invernale. Inoltre, la raccolta dell’umido porta a porta che viene fatta in alcuni paesi di queste zone li attira: andrebbe quindi rivalutata”.
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