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Como, i residenti di via Anzani: “Carrelli di birra, ubriachi, spaccio. Sindaco si ricorda Tijuana? Ci aiuti ora o mai più”

L’incontro è per le 18 del 26 ottobre in via Anzani, ma a una condizione chiara: “Niente foto o nomi, qui si rischia”. Il che, sancito l’accordo, è già un manifesto chiarissimo della condizione in cui vivono molti residenti di questa zona di Como: nell’inquietudine che una segnalazione pubblica su fenomeni di spaccio, abuso di alcolici, degrado e schiamazzi vari possa portare a conseguenze pericolose. E d’altronde, dopo qualche minuto di colloquio con il gruppo di sette abitanti, emerge il racconto di un partecipante: “A mio figlio è capitato che un giovane grande e grosso abbia fatto pipì sulla sua auto mentre lui era ancora bordo. Come ha reagito? In nessun modo, chi avrebbe il coraggio di sfidare un ubriaco e suoi amici attorno in quelle condizioni?”.

Siamo già a uno dei punti centrali di questa riunione convocata per potersi sfogare con un cronista: l’abuso smodato di alcol nella zona di via Anzani (per segnalazioni, lettere, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp 335.8366795). “Chi l’alcol se lo porta, chi lo compra nei bar, chi viene apposta in macchina a comprare casse di birra, chi ne acquistava litri a prezzi bassi fino a pochi giorni fa nel minimarket. Bevono a fiumi, non rispettano il divieto del regolamento di Polizia locale di farlo nei locali e poi nascono risse o episodi come quello della macchina”. Particolare il caso del minimarket citato: si tratta di quello che il 14 ottobre scorso è stato chiuso dalla Polizia locale per allaccio abusivo alla rete della corrente. Ma non è bastato, perché poi abbiamo raccontato l’incredibile seguito della vicenda, nella stessa giornata: l’avvio di un generatore diesel in uno scantinato dello stesso palazzo per non far scongelare i prodotti e l’intossicazione di uno dei responsabili (qui video e cronaca). Cose incredibili, e non in un angolo di periferia dimenticata da Dio e dagli uomini, bensì nel cuore di un bel quartiere residenziale a una manciata di passi dal centro di Como.

Certo, non è nuovo il calvario di via Anzani, viene da lontano: chi volesse può leggere queste cronache pesantissime di cinque anni fa, ad esempio. Ma da allora a oggi, almeno un momento dirimente c’è stato, ossia le elezioni comunali del maggio 2022. Quelle precedute da una campagna elettorale infuocata durante la quale suscitò un polverone la frase di colui che poi sarebbe diventato sindaco: “Spaccio, bisogni a cielo aperto. Via Anzani come Tijuana” disse Alessandro Rapinese prima di vincere la sfida e poi proibire il consumo di alcolici in luoghi pubblici che non siano bar e tavolini. Ed è a lui – a naso, molto votato da queste parti – che ora si rivolge l’appello esplicito, nemmeno polemico ma più accorato, dei residenti incontrati giovedì sera: “Il regolamento di Polizia locale va bene, ma va fatto rispettare. Noi abbiamo anche messo dei cartelli per ribadire i divieti ma non cambia nulla – dicono in coro i presenti – Troppo spesso le forze dell’ordine passano ma ignorano le evidenti trasgressioni o le nostre segnalazioni. E allora adesso il sindaco ha un’occasione irripetibile, mettere fine per sempre alla vendita e al consumo smodati di alcol in via Anzani”.

“Può intervenire sulle licenze e revocarle definitivamente, può aumentare le sanzioni reali, può installare le telecamere che chiediamo da anni e che incredibilmente sono state piazzate ovunque a Como ma non qui – aggiungono gli abitanti del quartiere – Non ci sarà un’occasione migliore: adesso o mai più, perché se qualcosa è migliorato con la chiusura della sala scommesse e del minimarket per 60 giorni, la situazione generale è ancora fuori controllo. Tijuana, insomma, è ancora qui con i suoi carrelli di birra pronti a ubriacare giovani, stranieri, locali e persino minorenni”.

Tema delicato quello dei minorenni, per i quali però il discorso vira più sullo spaccio. “Certo – esclama un residente – qui ci sono case popolari dove è facilissimo vedere giovanissimi scambiarsi droga alla luce del sole, sui ballatoi, senza farsi alcun problema. C’è gente che ha paura di tornare a casa e deve aspettare il momento giusto per aprire la porta del suo alloggio. Ma si può vivere così?”.

Il corollario di altri problemi, grandi o minori, è infinito, il colloquio potrebbe durare ore tra “sporcizia e birre abbandonate ovunque, abitanti del quartiere costretti a camminare in mezzo alla strada per evitare di passare tra vetri e gruppi di ubriachi, risse, schiamazzi che soprattutto in estate ti costringono a chiudere le finestre con 30 gradi, l’anarchia di monopattini e bici elettriche a velocità assurde e in contromano”. Insomma, il quadro è chiaro: d’accordo, il paragone con Tijuana – la città messicana più pericolosa del mondo – era ed è una oggettiva esagerazione, ma i problemi di via Anzani si attutiscono di tanto in tanto, ma nella sostanza restano.

Una speranza di lungo periodo – nell’attesa di maggiori controlli e più interventi da subito della forze dell’ordine e dell’amministrazione – però c’è: “Non sappiamo come, ma qui servirebbe l’arrivo di attività, negozi o luoghi culturali che offrissero qualcosa d’altro rispetto alla birra a fiumi. Dove c’è vita sociale, ci sono meno problemi, lo dimostrano le vie qui accanto. Ma intanto, vogliamo vivere in pace. E’ giusto o no?”. La domanda viaggia veloce verso i palazzi che contano.

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9 Commenti

  1. Povero Rapinese Sindaco. Il minimarket l’ha chiuso, la Polizia locale ogni tanto passa, i beoni non bevono in giro ma in prossimità dei locali dove comprano da bere. Insomma, ha fatto più o meno quello che aveva detto e come previsto allora, non ha risolto nulla. La politica di chi cerca voti, si ferma alla pancia delle persone e non riesce mai a coinvolgere il cervello. La coercizione non risolve il problema ma non lo fa vedere a chi non vuole risolverlo. È necessario cominciare a chiedersi per quale motivo un quartiere, un tempo residenziale e con una vita sociale molto attiva, sia degradato in questo modo. Bisogna cercare di capire come mai questi disturbatori della vita civile si ritrovano in un quartiere che ospita la sede dei Carabinieri in città, il presidio dell’Esercito e perfino i Vigili del Fuoco. Come è possibile che proprio in quelle vie ci siano oggi problemi di ordine pubblico? Mah…

  2. Pensare si potreste fare peggio del nulla fatto dalle amministrazioni precedenti era difficile..tuttavia l’attuale amministrazione ci sta riuscendo…che schifo

  3. Introdurre una zona rossa senza avere la capacità di farla rispettare significa semplicemente gettare fumo negli occhi alla gente. Infatti, è tutto come prima, se non peggio. Ma, del resto, non è questo l’unico caso di fuffa rapinesiana.

  4. Ormai la zona è fuori controllo non è possibile che nessuno intervenga in maniera definitiva. Speriamo che il sindaco capisca davvero che così la situazione è ingestibile

  5. Prima era la campagna elettorale, poi 3-6 giorni, quindi 3-6 settimane, diventati 3-6 mesi, è passato un anno e possiamo sperare 3-6 anni.

    1. Contraddico Steve ed Alessandro. Rapinese ha fatto diventare la zona Rossa (divieto definitivo di alcool, mentre una ordinanza ha una durata limitata)
      Ora ha la più grande occasione di ricambiare i voti ricevuti dal quartiere mettendo fine a questo enorme problema

      1. Ah basta un provvedimento ridicolo per risolvere qualcosa?

        Divieto ovviamente esagerato ed impossibile da far rispettare -> populismo!

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