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Como, asili nido sempre più privati: il Comune avvia l’iter per due quartieri e ‘cancella’ il Coccinella pubblico

Il servizio asili nido è sempre più privato a Como. Ancora non si è spenta la battaglia delle famiglie anche in tribunale per la scelta della giunta di Como di chiudere le due strutture di via Passeri e di Monte Olimpino (a cui si somma il precedente affidamento in gestione esterna di quella di Lora), che proprio nel quartiere nord della città il Comune ha subito avviato l’iter per la sostituzione del servizio pubblico con uno affidato all’esterno. L’indirizzo di base – messo nero su bianco anche negli atti – è il mantra programmatico del sindaco Alessandro Rapinese: “L’importante non è chi eroga i servizi, ma che il servizio sia eccellente e sufficiente per tutta la cittadinanza”, a cui si somma la volontà politica di razionalizzare i servizi della prima infanzia “in termini di costi/benefici, senza ridurre il numero complessivo dei bambini accoglibili negli asili nido comunali, ponendo particolare attenzione alla flessibilità dell’offerta”.

Gli strumenti messi in campo, dunque, sono tre: coprogrammazione, co-progettazione e dell’accreditamento del privato con l’amministrazione a tenere la ‘regia’ a monte. Nello specifico dei quartieri di Monte Olimpino e Sagnino, dunque, la giunta ha dato il via a un “procedimento a evidenza pubblica per la coprogettazione di attività educative per la prima infanzia da realizzarsi nelle circoscrizioni di Sagnino e Monte Olimpino come da programmazione degli Asili Nido del Comune di Como” per gli anni scolastici 2024-2025 e 2025-2026. Insomma, il nido pubblico Coccinella della zona va definitivamente in archivio.

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13 Commenti

  1. C’è differenza tra chiudere e affidare in concessione a privati. Chiudere significa sopprimere il servizio per motivi economici, demografici e di semplice opportunità, ad esempio se c’è poca distanza tra gli asili in funzione. Mentre chiudere è una scelta che dà indiscutibilmente vantaggi economici, si riducono i costi di mantenimento dei plessi, cedere l’attività in concessione è una scelta che dal punto di vista economico può forse dare qualche risparmio al Comune ma a quale prezzo? Il concessionario per riuscire a guadagnarci qualcosa dovrà risparmiare. E su cosa risparmierà? Potrà utilizzare contratti collettivi nazionali di lavoro meno costosi rispetto a quelli pubblici ma pagando molto meno i dipendenti, non potrà selezionarli al meglio. Dopo l’incidente al refettorio di qualche mese fa bisogna essere molto attenti alla selezione del personale che tratta, anche solo marginalmente, con bambini. Il Concessionario ridurrà, anche se non troppo, i costi delle utenze? Qualche grado in meno in inverno? Ridurrà il costo dei pannolini o li farà pagare di più alle famiglie? E l’affitto della struttura, le manutenzioni ordinarie e straordinarie e le pulizie le pagherà il Concessionario? Alla fine, o non si presenta nessuno o Rapinese Sindaco sarà costretto a concedere facilitazioni che sfaseranno completamente il rapporto costi-benefici sperato oppure, speriamo di no, il servizio sarà tale che ne pagheranno le conseguenze i bimbi e le loro famiglie. Rapinese Sindaco fa probabilmente quello che da lui si aspettava chi l’ha votato. Un esame di coscienza per questi elettori è d’obbligo.

  2. Il privato necessita di generare un utile, altrimenti non si sostiene.
    Non si capisce secondo quale logica Rapinese pensi di fornire un servizio migliore di quello pubblico a costi inferiori per la collettività.

    1. Probabilmente la logica per cui Telecom Italia (e la sua concorrenza) funziona meglio della SIP…

  3. Tra un po’ i bambini per entrare all’asilo dovranno far vedere il biglietto da 20 al vigile. No fresca no party!

    1. Non è vero; se sai chi sono le cooperative che pagano così poco, violando il contratto nazionale appena rinnovato che prevede aumenti del 15%, denunciale all’Ispettorato del lavoro.

  4. Ci sarebbero un po’ di cose da capire.
    I costi per le famiglie lieviteranno?
    Che controllo potrà esercitare il comune sui costi futuri?
    La nuova struttura sarà più o meno nei pressi della vecchia o obbligherà un genitore ad attraversare la città?
    Gli addetti inpiegati saranno numericamente gli stessi?
    Avranno comunque un numero minimo in rapporto ai bimbi accolti?

    No, perché per disfarsi di un servizio e poi appaltarlo ai “privati” ci si mette un attimo.
    Il punto è comprendere a quale qualità del servizio si approdi.

    1. Esatto, condivido ogni parola. Andrebbero visti bene da vicino alcuni nidi privati di Como, alcuni, perché sono da brividi. Si sta smantellado un servizio pubblico di una qualità eccellente, e lo dico perché ne usufruisco. E la cosa peggiore è che questa operazione non sarà più controvertibile, nessun Sindaco a venire riuscirà a ripristinare tutto anche volesse: le strutture andranno in malora, il capitale umano e di competenze si sarà disperso, i cittadini avranno perso la fiducia nel pubblico p e approdato altre soluzioni…tipo non fare figli.

      1. La questione principale, in effetti, è l’irreversibilità. Nel momento in cui scadrà la prima convenzione, da una parte avremo il Comune costretto a erogare un servizio, dall’altra un’azienda costretta a sopravvivere. La costrizione maggiore determinerà il punto di caduta, e io temo che sarà a favore del privato.

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