Un presidio affollatissimo questa mattina davanti alla scuola primaria di via Sinigaglia, dopo l’annuncio dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alessandro Rapinese e dall’assessore Nicoletta Roperto di chiudere l’istituto Corridoni. Centinaia di persone si sono radunate per manifestare pacificamente contro una decisione che, secondo i presenti, “mette a rischio un presidio educativo e sociale insostituibile per il quartiere“. A vigilare sull’ordine pubblico anche la polizia.
Alla mobilitazione, annunciata nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia come “un appuntamento senza bandiere”, hanno partecipato esponenti politici di diversi schieramenti, ex dirigenti scolastici, genitori e rappresentanti degli istituti.
Molteni: “Calcoli sbagliati”
Il presidente del Consiglio d’Istituto Como Borgovico, Simone Molteni, contesta i criteri con cui è stata presa la decisione: “Ci sono dati che parlano di 150 posti liberi, ma chi entra qui non trova un’aula vuota. La mensa deve funzionare in due turni. Nessuno ha fatto sopralluoghi: si è applicata una legge del 1975 pensata per limitare le classi pollaio, quando il problema era opposto a quello di oggi. Oggi ci sono studenti con disabilità, alternative all’ora di religione, laboratori, biblioteca, musica. Tutto questo richiede spazi. Invece l’amministrazione ha fatto solo divisioni sui metri quadri. Noi abbiamo proposte concrete, ma non veniamo ascoltati”.
La voce dei genitori: “Non siamo pacchi da spostare”
Tra i più critici anche Carlo, genitore di un alunno: “Il sindaco si è svegliato una mattina e ha deciso di spostare i bambini come pacchi. In 40 anni non ho visto tanta incompetenza. Sono stati spesi oltre un milione di euro su questa scuola: non si possono buttare soldi dei cittadini così. L’anno scorso invitava a iscrivere qui i bambini, ora li manda via. È incoerente e poco inclusivo, soprattutto verso gli studenti disabili che necessitano di spazi aggiuntivi. Mio figlio non ha preso bene la notizia e non esiste un motivo convincente. Non c’è uno spreco evidente, solo scelte sbagliate”.
Gaddi: “La chiusura è la peggiore sconfitta culturale”
Il coordinatore provinciale di Forza Italia e consigliere regionale Sergio Gaddi non usa mezzi termini: “Chiudere le scuole è la peggiore delle sconfitte culturali per una città. Io temo che l’unica strada possibile sia quella dei ricorsi, perché questa amministrazione non ascolta ragioni: i tavoli di confronto, magari ci fossero, ma sono completamente inutili. È necessario essere consapevoli dei propri diritti e farli valere nelle sedi opportune. Purtroppo, la strada è questa se si vuole raggiungere l’obiettivo. E va sottolineato: l’unica speranza per contrastare questo inverno demografico è moltiplicare i servizi, non tagliarli. Servono mense, scuole, giardini, punti di ritrovo per sostenere le famiglie e riportare i bambini al centro, perché questo è il vero investimento culturale per il futuro”.
Fermi: “Serve una visione di lungo periodo”
Anche l’assessore regionale Alessandro Fermi (Lega) ha preso parola: “Oggi ho voluto ringraziare chi ha organizzato questo momento di dialogo. La mia visione di città è diversa da quella del sindaco: penso a una città diffusa, con servizi capillari che permettano alle famiglie di risparmiare tempo e vivere meglio. Chiudere scuole significa rendere Como meno attrattiva. È necessario programmare a lungo termine, condividere scelte con la città e garantire la diffusione del sistema educativo dal centro alle periferie. Questa è la vera politica di governo locale”.
Molinari: “Si distruggono comunità, metodo sbagliato”
Il presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Stefano Molinari, attacca la linea del sindaco: “Questa razionalizzazione è pericolosa: le scuole sono luoghi di crescita e di comunità, non possono essere sacrificate. La giustificazione dell’inverno demografico è paradossale: chiudere scuole significa aggravare il problema, perché senza servizi le famiglie se ne vanno e fanno meno figli. Servono politiche che incentivino la natalità, non che rendano la città meno vivibile”.
Nardone: “Si rischia la glaciazione di Como”
Il coordinatore cittadino di Fratlli d’Italia Alessandro Nardone, ex alunno della Corridoni, si è unito alla protesta: “Il sindaco usa il pretesto dell’inverno demografico, ma così condanna Como a una vera glaciazione. Una città senza scuole non ha futuro. E l’ipotesi dell’autosilo al posto della Corridoni sarebbe un orrore. Esistono soluzioni alternative per i parcheggi, senza demolire una delle scuole più frequentate della città. Siamo qui non per astio personale, ma per chiedere buon senso. La partecipazione di oggi è un segnale forte: Rapinese deve cominciare ad ascoltare di più”.
Legnani: “Chiudere la Corridoni è un errore, servono alternative e dibattito”
Anche il consigliere comunale Stefano Legnani (Pd) ha preso parola, sottolineando l’urgenza di un confronto serio: “Siamo stati positivamente impressionati dal presidente del consiglio d’istituto: ha risposto punto su punto all’amministrazione e ha chiesto un confronto sui dati reali della scuola. Noi siamo sulla linea di Gaddi: i tempi sono stretti, entro il 7 ottobre il comune deve deliberare, e temo che si dovrà ricorrere al contenzioso giudiziario. Ci sorprende che, rispetto ad altre scuole, i numeri siano questi, mentre si parla dell’ipotesi di un autosilo nell’area della Corridoni. Non siamo contrari a una razionalizzazione delle scuole, ma chiudere questo istituto non ha senso. Ridurre i servizi scoraggia le famiglie dal fare figli e aumenta i costi per la comunità: l’istruzione non è un costo, è un investimento. Il comune non è un’azienda e non si può ragionare solo in termini economici. Cercheremo quindi di aprire un dibattito serio e una riflessione per proporre soluzioni alternative che tutelino studenti e famiglie“.
Finizio: “Inverno democratico”
Il responsabile scuola dei Dem, Francesco Finizio ha affondato: “A Como un inverno c’è, ma non è quello “demografico”, da almeno tre anni c’è un “inverno democratico”. Una giunta e un sindaco che prende decisioni dall’alto, senza dialogo, senza confronto con chi la scuola la vive tutti i giorni (dai genitori e i loro figli e figlie, gli insegnanti, le istituzioni scolastiche, i sindacati…). Lo abbiamo visto in tante situazioni in passato lo stiamo vedendo ancora oggi con questo nuovo piano di razionalizzazione delle scuole che di razionale ha molto poco. Da parte dei genitori e del presidente del consiglio di Istituto grande competenza e, ancora una volta nonostante tutto, disponibilità al dialogo e al confronto con proposte concrete per una vera e condivisa razionalizzazione. Noi ci saremo, come sempre”.
Nessi: “Manca chiarezza, priorità solo economiche”
Duro anche Vittorio Nessi, consigliere di Svolta Civica: “Siamo qui perché non c’è chiarezza. I dati forniti non corrispondono alla realtà e si procede senza consultare operatori e insegnanti. Non c’è un’adeguata valutazione giuridica e si finisce per creare solo confusione. Si parla di economia, non di istruzione: questo è molto grave. Tutti sappiamo che il problema della denatalità va affrontato con più servizi, non con tagli. In città circola l’ipotesi che la scuola possa lasciare spazio a un autosilo: se fosse vero, sarebbe la conferma che il parcheggio viene prima degli studenti”.
Un segnale forte alla giunta Rapinese
Il presidio, partecipato da famiglie, insegnanti e cittadini, ha mostrato una mobilitazione che va oltre gli schieramenti politici. Tutti hanno chiesto all’amministrazione di rivedere la decisione e di aprire un vero confronto.
La vicenda ora potrebbe approdare nelle sedi legali, con l’ipotesi di un ricorso al Tar, come per altro era già stato fatto all’annuncio di chiusura dei plessi scolastici “Nazario Sauro” e “Luigi Carluccio”, i cui appelli sono stati vinti da entrambe le scuole. Ora però in città cresce la preoccupazione per il futuro della scuola Corridoni e, più in generale, per il destino dei servizi educativi a Como.
David Zampieri
E’ poi intervenuto anche David Zampieri genitore e rappresentante di un gruppo di genitori di allievi della scuola dell’infanzia di Salita dei Cappuccini e della Scuola primaria Vacchi di via Montelungo. Riportiamo l’intervento inviato alla redazione:
Buongiorno. In questo momento rappresento un gruppo di genitori legati ad un altro plesso. Innanzi tutto vi ringraziamo per l’opportunità di esporre la nostra situazione, che ci accomuna in questa infausta prospettiva. La nostra realtà comprende due scuole (salita dei cappuccini, dell’infanzia, e Vacchi, la primaria di via Montelungo) scontentandole entrambe.
La prima per l’annunciata chiusura; la seconda per l’accorpamento, che, oltre a ridurre gli spazi a disposizione, produrrebbe situazioni di forte disagio. Legate alla tranquillità e vivibilità dell’istituto ed anche alla viabilità (questo danneggerebbe non solo studenti e rispettive famiglie ma anche i residenti della zona. Per esempio si è accennato ad una variante, che asfalterebbe parte di quella area boschiva che ad oggi dà il nome alternativo di “scuola nel bosco” alla Vacchi di via Montelungo).
D’altro canto la scuola dell’infanzia di salita dei Cappuccini, che è un gioiello di funzionalità, pensata per essere quello che è, ossia un ambiente adatto e fruibile ai bambini tra i 3 e i 6 anni, dove la condivisione e l’inclusione sono il risultato sia di un ottimo progetto architettonico, sia dell’esperienza in loco di insegnanti attenti, che negli anni si sono prodigati in questo.
Tutto ciò, con l’accorpamento, andrebbe perso. Perché la stessa situazione confortevole non può essere ricreata in via Montelungo. Essendo questa stata pensata per bambini di altre età e quindi dimensioni. A meno di un investimento milionario c’è il rischio che i più piccoli non riescano nemmeno a vedere fuori delle finestre. Ma la cifra stanziata a cui ha accennato il signor sindaco non è milionaria.
A tal proposito, una nota che fa riflettere: la manutenzione richiesta dalla scuola di salita dei cappuccini, per sistemare il tetto, ammonterebbe ad un valore inferiore o uguale a quello di adattamento di via Montelungo (oltre al fatto che per la variante stradale paventata ci vorrebbero cifre molto più alte).
Di progetti però al momento non se ne sono visti. Riteniamo legittimo e sensato, in base ad una serie di ragionamenti, supporre che non ci possa essere pronto granché.
Infine un’ultima osservazione sul numero degli iscritti e delle aule vuote: si sbandiera l’inverno demografico e ipotetici cali di iscrizioni ma chi abita il nostro quartiere sta assistendo ad un ricambio generazionale che porta giovani coppie e giovani famiglie con bambini in età da asilo e prossimi ad essa.
Alla Vacchi per esempio tra pochi giorni inizieranno due sezioni di prima. Mentre solitamente è una sola.
Quindi le temute e costose aule vuote non sono affatto una certezza, anzi.
Ciò che è una certezza è la necessità dell’inclusione, tema giustamente di grande attualità. Qui invece, in questa città, si parla e si ragiona solo e sempre sul numero delle aule vuote, che per ottimizzare i costi andrebbero riempite di intere nuove classi.
Non si considera mai il fatto che proprio quelle aule vuote vengono già utilizzate per fare lezione ai bimbi con bisogni particolari o disabilità. Quindi quelle aule in realtà sono già piene e sono fondamentali per questi bimbi. Per tutti i bimbi e la loro formazione. Cosa a cui noi teniamo fortemente. E crediamo che anche chi amministra la città dovrebbe farlo.
Grazie.
Cordialmente
David Zampieri
Il Comitato genitori Como a Misura di Famiglia
In serata è arrivata una nota del Comitato, eccola:
Il Comitato Como a misura di famiglia esprime grande soddisfazione per la straordinaria partecipazione dei cittadini alla mobilitazione di questa mattina davanti alla scuola primaria Corridoni. Una presenza numerosa e sentita che ha dato voce non solo alle famiglie direttamente coinvolte, ma a tutta la città che chiede con forza di difendere i propri presidi educativi e sociali.
Grande soddisfazione anche per l’ampia adesione bipartisan delle forze politiche cittadine e regionali: un segnale importante che dimostra come il tema dell’istruzione e della tutela dei servizi per l’infanzia debba unire oltre le appartenenze, mettendo al centro il futuro della comunità.
La vicenda Corridoni non è isolata. Le stesse criticità e incertezze riguardano anche gli annunciati accorpamenti di altri plessi scolastici, da Pontechiasso con Monte Olimpino fino a Salita Cappuccini con Montelungo.
Una vera razionalizzazione dei servizi è possibile, ma deve basarsi su serietà, responsabilità e su un confronto autentico, condiviso e trasparente. Solo così si potranno costruire soluzioni sostenibili e durature, evitando decisioni imposte dall’alto che ignorano le esigenze di famiglie, insegnanti e studenti.
Fino a quando questo metodo non verrà adottato, il Comitato continuerà con la consueta determinazione a essere presidio attivo nella tutela dei diritti delle famiglie e dei bambini di Como.