RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Un rendering del progetto per Muggiò
Attualità

Como, era tra i promotori dei progetti su stadio, piscina di Muggiò e centro Rugby: arrestato il manager

Federico Pella, ormai ex manager della società J+S (da cui si è dimesso la scorsa settimana dopo la richiesta d’arresto della procura di Milano nella maxi inchiesta su palazzi e urbanistica) è finito agli arresti domiciliari. Pella, fino all’emergere dell’indagine e in qualità di manager della J + S, era tra i promotori di tre dei progetti più importanti per la città di Como (estranei all’inchiesta): nuovo stadio Sinigaglia, cittadella dello sport di Muggiò con piscine e palazzetto e centro sportivo del Rugby Como.

La questione è già diventata un caso politico in riva al Lario e nello specifico in Comune a Como. Europa Verde e Lega hanno formalmente chiesto la massima trasparenza a Palazzo Cernezzi e la stessa Europa Verde ha presentato un’interrogazione parlamentare.

Come si diceva, oltre a Pella sono cinque gli indagati (74 in totale) per i quali è stato disposto l’arrest nell’ambito della maxi-inchiesta sull’urbanistica a Milano. È stato disposto il carcere per Andrea Bezziccheri, patron di Bluestone (la difesa presenterà ricorso al Tribunale del Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare), di cui si sottolinea la “spregiudicatezza” e il suo “utilizzo, da anni, di società operanti nel campo della speculazione immobiliare per commettere reati o per fruire di finanziamenti occulti”. Agli arresti domiciliari Giancarlo Tancredi, l’ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune; Manfredi Catella, il Ceo di Coima; Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune sciolta lo scorso aprile; Alessandro Scandurra, architetto e componente della stessa Commissione.

Contro le misure cautelari, gli arrestati potranno ora ricorrere al tribunale del Riesame.

In sintesi, le accuse contestate dai pm erano “corruzione, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità”. Al sindaco Beppe Sala si contestavano i reati di false dichiarazioni e induzione indebita. Il gip non ha però riconosciuto l’accusa per quest’ultimo reato.

Quando il caso approdò in consiglio comunale a Como, il sindaco Alessandro Rapinese rispose così alle richieste di chiarimenti: “In questo Paese vige presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio – ha affermato in aula Rapinese – Altrimenti molti vostri esponenti, dal Pd alla Lega, non potrebbero essere in Parlamento”.

“Nello specifico – ha continuato il sindaco riferendosi all’inchiesta milanese – gli indagati sono plurimi e di molti ho il numero sul mio cellulare. E allora cosa faccio, cancello il numero? L’indagato è innocente sempre fino a prova contraria. Io cosa devo fare? Andare a casa del manager, cercarlo, portarlo via e chiedergli ‘dimmi cosa hai fatto’?”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo