Anche da un gesto brutto, becero e inspiegabile a volte può arrivare un messaggio di speranza. E’ questo il caso del furto della bandiera della pace, che era stata collocata sopra il portone della Chiesa Valdese di Como. La Chiesa Evangelica Valdese di Como si trova in via Rusconi al civico 21, si tratta di una struttura inaugurata nel 1906 e da sempre ben integrata nel centro storico, come la sua comunità. Da tre anni la pastora è Anne Zell, che ha radici tedesche, ma da tempo vive sul Lario.
E’ stata Anne a recarsi ieri nella Questura di Como per denunciare il furto della bandiera. “Forse potrà sembrare un episodio minore, ma io credo sia un gesto preciso, segno di mancanza di rispetto, ma anche che probabilmente certi messaggi danno fastidio nel centro di Como”. In che senso scusi? “Nel senso che c’è un impoverimento di cultura in città. E’ un susseguirsi di ristoranti, bar, negozi di souvenir, una vetrina solo per i turisti e forse le chiese danno fastidio. Così è meglio lasciare i ragazzini stranieri la notte fuori dalla Questura, come qualche anno fa si strappavano le coperte ai senza dimora e il centro rimane tutto pulito e in ordine”.
A quella bandiera Anne Zell era davvero legata. Durante il culto veniva messa sul pulpito, come si vede dalle fotografie. Poi era appesa sopra il portone. “C’era scritto proprio Chiesa Valdese Como – spiega – escludo che possa essere riutilizzata da qualcuno. In Questura ho segnalato la presenza di tre telecamere tra via Vittorio Emanuele e via Rusconi, credo che dalle immagini si potrebbe risalire al responsabile”. Anne non vuole arrendersi a quel gesto insomma, anche se le dimostrazioni di solidarietà sono arrivate immediatamente. “Alcuni amici cattolici ce ne regaleranno un’altra – sorride Anne – questo è un messaggio bellissimo invece, peccato non poterla esporre già questa sera quando parteciperemo alla manifestazione silenziosa in piazza Verdi. La religione può essere un ponte importante tra le culture noi ne siamo convinti. Abbiamo partecipato anche alla Notte dei Senza Dimora, siamo nel tavolo interfedi. Questo occuparsi degli altri può dare fastidio a qualcuno in centro Como, ma noi non ci arrendiamo”.