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Franco, Rosa, Patrick: tra comprensione e rivolta. Senzatetto, questua, Mercato: le voci

“Siamo consapevoli che nel momento in cui renderemo pubblica questa lettera aperta, potrebbero anche crearsi ripercussioni di natura commerciale e di immagine sulle nostre attività”, cominciava così l’appello firmato da tutti gli operatori del mercato e indirizzato all’amministrazione comunale. E il fatto che un commerciante arrivi a denunciare pubblicamente il degrado in cui è costretto a lavorare a rischio di spaventare i clienti, è cosa che deve far riflettere.

Il problema, è noto, sono le persone che dormono davanti al Padiglione ex-Grossisti e stazionano tutto il giorno nei pressi del mercato:“L’odore dei bisogni corporali, le abluzioni pubbliche alla mattina, l’espletamento dei propri bisogni alla vista di tutti, le continue discussioni in cui veniamo purtroppo talora coinvolti si accompagnano a una generale sporcizia che viene lasciata, giorno e notte, alla visione dei cittadini e dei visitatori di questa città; la costante presenza dei questuanti, organizzata e con logiche di spartizione degli accessi al mercato, è costante e talora fastidiosa per talune insistenze, specie nei confronti di donne e ragazze”, denunciano i commercianti.

E tra le bancarelle i toni non fanno fatica a scaldarsi ma anche, inaspettatamente, a farsi morbidi.

“Si lavano nel cortile del mercato, un giorno ce n’era persino uno in mutande davanti a tutti – racconta Franco Bridarolli dalla sua bancarella di frutta e verdura – già facciamo fatica a lavorare, se poi manca anche un minimo di decoro è finita”. Ma alla denuncia di una situazione di oggettivo degrado, Franco fa seguire una proposta: “Abbiamo i bagni per noi operatori e qui accanto un bagno pubblico. Si potrebbe pensare di metterli a disposizione di queste persone gratuitamente, aprendoli prima. Così potrebbero lavarsi”.

“Fanno i loro bisogni, sporcano e a noi tocca pulire – si sfoga Martina Bianchi dal suo banco del pesce – è una questione di inciviltà”. Questione di educazione e non razzismo è quello che sostiene anche Luca, commerciante di frutta e verdura: “Lasciare la pattumiera per terra o fare i bisogni contro il muro sono un problema di educazione. Quel che è certo è che tra loro e noi è una guerra tra poveri”.

Una guerra nella quale i commercianti ischiano di arrendersi, come sottolinea uno di loro che preferisce rimanere anonimo: “Il mercato ha già tanti problemi e il Comune si fa vivo solo per prendere l’affitto. I clienti si lamentano, noi siamo qui da tre generazioni ma ora sto cercando di andarmene e non è un discorso di razzismo, questa non è accoglienza”.

“A me non danno fastidio, anzi – dice Rosa Cristiano tra i suoi prodotti campani – molti sono bravi ragazzi, controllano addirittura quando scade il tagliando del parcheggio. Poi c’è anche chi si comporta male ma è la minoranza. Cosa fare? Bisognerebbe trovare un posto in cui possano stare per salvaguardare prima di tutto la loro dignità”.

E a ricordare che non si tratta di una guerra tra “noi” e “loro”, tra chi è cresciuto tra le comodità e chi è dovuto scappare per cercare fortuna altrove spunta Patrick, partito dal Ghana 9 anni fa in cerca di fortuna:“Lavoro per la cooperativa che si occupa delle pulizie del mercato, pulisco anche i gradini qui fuori e non è facile, c’è sporco, odore. Anche se vengo anch’io dall’Africa non conosco le storie di questi ragazzi ma di certo la situazione così non va bene”.

Per cercare di migliorare la convivenza con i commercianti, i volontari di ComoAccoglie hanno anche fatto alcune pulizie mattutine, come hanno anche ricordato in una lettera scritta in risposta a quella dei commercianti.

Di loro, però, tra le bancarelle e i dico-non dico dei negozianti, si vocifera che siano venuti a pulire giusto il tempo di scattare qualche foto.

“La nostra è stata un’azione dimostrativa e simbolica – ci tiene a precisare Marta Pezzati, responsabile di ComoAccoglie – abbiamo fatto un paio di pulizie approfondite e, tutte le mattine, raccogliamo le coperte di chi dorme lì. Siamo volontari e non possiamo garantire un servizio di pulizia quotidiana. La nostra voleva essere solo un’altra voce nel coro di chi denuncia questa situazione perché alla fine chi paga il vero scotto sono le persone che vorrebbero usare un bagno ma non lo possono fare”.

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