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Como, magnifico Conservatorio: “Accogliamo chi non può più studiare e suonare in Ucraina”

Non è rimasto in silenzio il Conservatorio di Como, di fronte alla tragedia bellica che da giorni sta portando morte e distruzione nel territorio dell’Ucraina, e perciò ha promosso un momento di riflessione e di musica, lo scorso sabato 5 marzo, alle ore 18.30, nell’Auditorium di via Cadorna 5.

A contrassegnarlo era un titolo semplice ma eloquente, testimonianza di una fattiva presa di posizione: “Anche il Conservatorio di Como per la pace in Ucraina”. A ribadire una ferma opposizione a qualsiasi forma di discriminazione e guerra, come è emerso negli interventi del Presidente del Conservatorio Enzo Fiano, del Direttore Vittorio Zago e di Davide Dell’Oca, in rappresentanza della Consulta degli studenti.

“Siamo vicini ai nostri colleghi ucraini – ha sottolineato Dell’Oca – e siamo pronti a renderci disponibili per ospitarli e sostenerli, garantendo loro continuità e una sorta di normalità, convinti che il linguaggio universale della musica porti ragione e fratellanza a tutte le parti coinvolte.”

Commentando il primo dei brani eseguiti, “La cathédrale engloutie” di Claude Debussy, il Direttore Zago ha aggiunto: “Immaginare, soltanto sfiorare con il pensiero, che una Cattedrale, una Nazione, possa essere sommersa, possa essere avvilita e umiliata nelle sue prerogative è già di per sé insopportabile.”

Arriva un gesto importante: “Ci stiamo attivando per verificare le modalità di accoglienza di alcune studentesse ucraine – la popolazione maschile dai 18 ai 60 anni invece è ora preposta alla difesa territoriale, purtroppo con le armi – aprendo i nostri corsi per la continuità degli studi a chi non può più farlo, dove è nato, dove è cresciuto con i propri affetti e il proprio passato. Siamo in contatto con il Rettore della Università delle Arti di Kharkiv, Oleksandr Priymenko, per verificare la fattibilità del progetto.”

Accanto al brano di apertura di Debussy, studenti e docenti hanno insieme eseguito altre due pagine cameristiche di Johannes Brahms e del compositore armeno della seconda metà del Novecento Edvard Bagdasarian. “Noi siamo qui per manifestare e per accusare con forza, e non per fare lunghi discorsi – ha puntualizzato il Presidente Fiano – Noi dobbiamo sempre solo vivere in pace, coltivando la democrazia, rispettando la legge, rispettando il nostro prossimo.”

Nei giorni scorsi le Conferenze AFAM, che riuniscono le diverse componenti dell’Alta formazione musicale in Italia, avevano espresso in un comunicato congiunto la “profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo in Ucraina”, auspicando “un’azione diplomatica incisiva, condotta con fiducia dalle parti coinvolte”. E nella convinzione che il desiderio di pace sia comune agli artisti di ogni Paese veniva condannato “ogni atto di violenza e di prevaricazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.

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