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Como, ritratto degli interinali: “Tremila in provincia, sottopagati, vittime di infortuni. E ricattabili”

Tecnicamente – ci si conceda, con un nome terribile – si chiamano “somministrati”. Sono i lavoratori assunti dalle aziende attraverso le agenzie di lavoro interinale, oggi chiamate appunto “di somministrazione”. La Cgil oggi ne traccia un quadro, partendo dal numero: sono circa 3mila in provincia di Como e sono soprattutto impiegati nel settore metalmeccanico, tessile e logistico. Sono giovani, in buona parte stranieri, oppure over cinquanta rimasti senza lavoro e in cerca di una ricollocazione. Di solito, svolgono le mansioni più basse.

Nelle settimane precedenti, la categoria Nidil, quella che si occupa nello specifico di precari e nuove identità di lavoro, ne ha incontrati quasi settecento, attraverso le assemblee organizzate di concerto con le altre categorie.

«La partecipazione è stata molto attiva – commenta il segretario provinciale Paolo Gagliardi – è un segno di riconoscimento verso il sindacato, considerato come una realtà con cui dialogare. Ed è un cambiamento importante, visto che spesso c’è sempre stata paura di rivolgersi alle parti sociali. Come mai? Sono lavoratori altamente ricattabili».

Gli stipendi sono, di solito, bassi. Inoltre, spesso, c’è il fenomeno del demansionamento, attraverso cui una persona viene pagata meno e peggio rispetto al suo ruolo e al collega assunto direttamente dall’azienda.

«Inoltre – aggiunge Gagliardi – Inoltre, c’è una percentuale più alta di infortuni, dovuti anche ai continui cambiamenti dei posti di lavoro. Chiediamo un’applicazione sostanziale della legge e, da parte dei datori di lavoro, un impegno costante e coordinato».

Negli ultimi anni il settore della somministrazione ha registrato una forte crescita in termini quantitativi anche in un periodo di contrazione dell’economia. Nonostante un quadro normativo incerto, sul quale si dovrà intervenire, le durate dei rapporti di lavoro sono aumentate. «Sette annunci su otto, ormai, sono di agenzie di somministrazione», conclude Gagliardi.

A fronte di tale contesto, gli obiettivi del rinnovo del contratto collettivo nazionale devono perseguire un incremento della qualità del settore, attraverso la redistribuzione ai lavoratori dei risultati ottenuti, la continuità occupazionale anche contrastando il turn over ingiustificato, il rafforzamento del decentramento contrattuale sui territori e nei luoghi di lavoro, responsabilizzando maggiormente le associazioni datoriali.

 

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