“Non bisogna dimenticare da dove arriviamo. È fondamentale tenere i piedi per terra. L’uomo deve collaborare quotidianamente con la montagna. Senza le radici, un albero non sta in piedi”. Così spiegano Irina Lazzarini e Stefano Mandelli, entrambi classe 1990, la loro scelta di aprire una nuova azienda agricola in Valle Intelvi, precisamente a Scaria. Una decisione, certamente controcorrente, che ha ambizioni molto alte. Infatti tra le semenze che la coppia vuole coltivare, e un giorno mettere in vendita, c’è anche il mais rosso, vegetale molto particolare, tipico della zona, ma ormai quasi sparito da parecchi decenni.
Il marchio ora è stato registrato con il nome “La Rossa di Scaria”, in omaggio dei capelli di Irina, e sono già stati piantati molti semi e raccolte le prime pannocchie. Al momento la semenza non è ancora tale da permettere una produzione massiccia e di conseguenza l’avvio alla vendita. Senza intoppi dovrebbe essere questione di un paio di anni. “L’idea è nata da un’intuizione senza aspettative e con grande umiltà da parte nostra – raccontano –. Semplicemente, essendoci sempre presi cura degli animali, in particolare delle capre, abbiamo un forte legame con il territorio e con la terra”.
“Mia nonna, residente da sempre a Scaria, mi raccontava che una volta questo era un borgo rurale in cui coltivavano tutti – prosegue Irina. – Oggi non è più così. Ci siamo resi conto che si tratta di un settore in cui c’è ancora molto spazio. Il destino ha poi voluto che casualmente ci abbiano regalato delle semenze di questo mais rosso e da qui è partito il nostro progetto”.
Ma le motivazioni sono anche altre: “Noi vogliamo far crescere i nostri figli con questi valori e con le tradizioni che hanno reso nota la Valle Intelvi – sottolineano i ragazzi –. Vogliamo tornare al passato rendendolo la nostra quotidianità. Tutto è nato dai racconti che ci hanno trasmesso, ad esempio su come devono essere coltivate le pannocchie e gli altri vegetali. Spesso gli anziani ci hanno parlato della quotidianità del loro tempo: ti alzavi, andavi nei campi d’estate dove avevi le coltivazioni, poi avevi gli animali da mungere e tutte le altre mansioni da svolgere entro la giornata. Tutte queste storie ci hanno stimolato molto”.
Ovviamente questo ritorno al passato fa comunque parte di una visione realistica del presente: “Non siamo di certo contro la tecnologia – spiegano Irina e Stefano –. Non si può rimanere nelle condizioni di cento anni fa. Anzi, le tecnologie e gli studi di oggi possono essere ancora più utili per recuperare il nostro rapporto con la terra. Essa ci insegna l’umiltà e non dobbiamo dimenticarci che ci ha sempre permesso di sopravvivere, soprattutto nei tempi più duri”. Il prossimo passo per “La Rossa di Scaria” sarà semplicemente l’attesa di produrre una quantità tale di mais rosso che possa poi permettere la vendita. Infatti da questo vegetale è possibile ricavare delle farine con le quali realizzare molti prodotti alimentari. L’appuntamento, a questo punto, è previsto fra un paio di anni, quando la semenza sarà pronta.
Un commento
Bravi ragazzi, forza, coraggio e tanta fortuna