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I giorni degli addii senza l’ultima carezza. Lettera di Don Giusto: “Stringiamoci a chi soffre, cuore a cuore”

Una delle tante conseguenze pesanti sulla vita dei cittadini in queste settimane di emergenza Coronavirus tocca anche un momento già di per sé doloroso: la perdita di un proprio caro, di un affetto. Le cerimonie, le veglie, i funerali sono vietati nella logica di ridurre al minimo gli assembramenti e bloccare il contagio, i momenti di addio e di cordoglio sono limitatissimi.

Negli ospedali, sempre nella sola e comprensibile ottica anti-contagio, i contatti dei parenti e dei famigliari con i cari in punto di morte, nei casi legati al Coronavirus, spesso sono pressoché impossibili: molti, per necessità, in questi giorni straordinari muoiono soli.

In questo quadro difficile, dolorosissimo ma necessario, arriva il messaggio – si potrebbe forse dire la carezza – diffuso dal parroco di Rebbio, Don Giusto Della Valle, tra i fedeli. E in particolare, tra coloro che vivono i momenti drammatici di un addio a un affetto senza avere la possibilità di condividere gli ultimi istanti di vita.

Pubblichiamo, dunque, integralmente il messaggio di Don Giusto Della Valle.

Ero malato, morente e non avete potuto visitarmi.

E’ il dramma di chi muore in questi giorni a causa del virus nel mondo intero senza poter ricevere la visita dei propri cari: muore da solo, alleviato dalla morfina.

L’unica compagnia ai morenti è quella dei medici e degli infermieri occupatissimi nei reparti superaffollati. Nemmeno dopo la morte si può vedere la morte del proprio caro. Solamente le ceneri e un funerale sommesso.

Si tratta di precauzioni giuste e motivate in una situazione straordinaria. Non poter accompagnare i propri cari alla morte lascia un senso di incompiuto, lascia un’angoscia mortale, l’angoscia di chi non può dare l’ultimo saluto su questa terra alla persona amata, di chi non può stringere la mano e accarezzare.

Anche Gesù è morto solo e ha urlato “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. Prego perché le ultime parole dei morenti siano “A te Dio affido la mia vita, nelle tue braccia mi consegno”.

Esprimo anch’io tutta la gratitudine ai medici, agli infermieri e a tutto il personale ospedaliero: siete voi che accompagnate alla guarigione ma sono vostre anche le ultime parole che accompagnano i morenti.

Che il Signore vi dia le parole e i gesti di accompagnamento perché siete voi il volto di Dio per i malati e i morenti in questo momento. E lo siete anche a nome nostro che vi sosteniamo con tanta stima e riconoscenza. Siete anche l’orgoglio della nostra Lombardia e della nostra Italia.

Cari famigliari che non avete potuto accompagnare alla morte i vostri cari, che avete supplicato il personale ospedaliero per farvi entrare in camera, a voi manca questo passaggio che può lasciarvi in un’angoscia mortale tutta la vita oppure fidatevi di Dio, come un cieco che si lascia accompagnare nelle “valli oscure” della vita. E tutti con il telefono, con le preghiere e con le visite possibili, stringiamoci attorno a chi soffre, cuore a cuore.

Chiediamo a Dio che questo flagello e tante miserie che affliggono l’umanità finiscano, chiediamo a Dio che illumini la mente degli scienziati e dei ricercatori, chiediamo a Dio infine che questa pandemia mondiale non faccia ulteriormente regredire l’umanità verso l’individualismo, la separatezza, i luoghi protetti per pochi ma ci renda fratelli capaci di affrontare insieme la prova e di trovare insieme vie d’uscita.

Saluti cari,
Giusto Della Valle

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5 Commenti

  1. Cosa dire è difficile. Credo che la Quaresima del Signore Gesù sia stata molto più sofferta.
    Ognuno di noi può e deve pregare perchè s’impari da questa globale dura esperienza che la nostra cenere è sempre lì pronta ad accoglierci volendo però vivere bene prima perchè la Vita è quel Dono che il Creatore ci ha dato.

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