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Parrucchieri, meccanici, mobilifici e gli altri. Posso raggiungerli fuori dal Comune? Galli (Confartigianato): “Per ora no, chiesti chiarimenti”

Si allarga a macchia d’olio la questione nata – e denunciata – sul fronte parrucchieri in Zona Rossa.

Da ieri la domanda che circola è una e insistente: in nome di un rapporto fiduciario posso lasciare il Comune per raggiungere il parrucchiere (e non solo, vedi sotto) di riferimento?

Di base si direbbe di no, visto che la Lombardia è sottoposta alla forma di lockdown più severa, quella che vieta gli spostamenti anche all’interno del proprio Comune se non per validi motivi autocertificati.

Eppure, secondo molti pareri, la questione non sarebbe così ovvia. Ne ha parlato anche il presidente del Consiglio regionale, il comasco Alessandro Fermi:

Caos parrucchieri, sì anche fuori dal Comune? Fermi: “La provincia non è come Milano. Sport, vedremo i ciclisti intorno alle chiese”

E sta circolando, fra chat e social, un’interpretazione della Confartigianato di Milano-Monza e Brianza (che abbiamo verificato non essere fake), eccola:

Interpretazione, sia chiaro.

“Abbiamo letto il documento dei colleghi. Intanto abbiamo inviato una lettera al nostro nazionale e attivato tutti i canali parlamentari possibili”, racconta a ComoZero il presidente di Confartigianato Como, Roberto Galli.

“La questione è reale e trasversale, non riguarda solo i parrucchieri – spiega – ma tutti i servizi alla persona con rapporto fiduciario come meccanici, gommisti, elettrauto, mobilifici e tappezzieri con produzione propria, per fare qualche esempio”.

La faccenda è delicata: “Non vogliamo commettere errori ed è importante che arrivi una risposta ufficiale, per questo per il momento inviterei tutti ad aspettare e a non lasciare il proprio Comune per accedere questi servizi. Come sempre le normative non sono chiare al 100%. Una volta arrivato l’indirizzo, faremo sapere immediatamente a tutti come stanno le cose. Per ora, ribadiscom meglio aspettare qualche giorno”.

Confartigianato Lombardia, intanto, ha contattato sette prefetture regionali, in tutti i casi è stata confermata una lettura restrittiva del Dpcm, cioè: non è possibile lasciare il Comune per ridurre al massimo la mobilità.

Su tutti gli esercizi coinvolti la questione pesa enormemente per un motivo comprensibile nelle ragioni della categoria: gli esercizi sono aperti ma con lo stop alla circolazione hanno visto crollare la clientela. Però non possono chiudere perché, appunto poiché autorizzati a esercitare, non otterrebbero alcun sostegno dal decreto ristori.

 

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