Desertificazione delle città. Un’immagine di per se molto forte che purtroppo ben fotografa un fenomeno in costante progressione in diverse realtà urbane. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una inarrestabile riduzione del numero di negozi tradizionali e a un conseguente spegnimento di molte zone. Una realtà nota anche a Como dove da via Milano Alta, sempre più costellata di serrande abbassate, alle periferie si osserva un quadro desolante. Per interrogarsi su questa tendenza, Confcommercio Como ha organizzato un convegno a Villa Gallia dal titolo esplicativo: “Insieme contro la desertificazione”.
Molti gli ospiti di prestigio a partire dal presidente nazionale di Confcommercio – Imprese per l’Italia Carlo Sangalli. “Quando si spegne un’insegna è un pezzo della città che muore. Io sono di Porlezza e il mio legame con il territorio è forte e autentico. Nel tempo del metaverso e dell’intelligenza artificiale, il luogo è tutt’altro che superato, anzi è un vero asset strategico. Dal turismo alla mobilità, dalla vivibilità alla sicurezza siamo una luce, siamo dei presidi”, dice Sangalli che richiama anche i dati dell’Osservatorio specifico dai quali emerge chiaramente come la desertificazione sia un “fenomeno silente, a tratti impercettibile ma micidiale. Quando ci si accorge che una città è desertificata è ormai troppo tardi. Pensare al piccolo non significa pensare in piccolo ma significa costruire una piattaforma di regole che consenta alle imprese, a prescindere dalle dimensioni, di crescere e cercare maggiore efficienza”, spiega Sangalli.
Utili i dati in materia. “In un decennio, fino al 2021, si è osservata una riduzione del tessuto commerciale. Nei centri storici 85mila negozi al dettaglio hanno chiuso per sempre e 10mila attività ambulanti sono sparite. Ma Covid e pandemia non sono stati causa del crollo, anzi in certi casi hanno portato a un ripensamento decisivo dei negozi di prossimità, a far capire come ci sia una correlazione tra servizi e qualità della vita”, dice Sangalli. E i dati dell’Osservatorio dicono anche che a Como “gli esercizi commerciali hanno tenuto dal 2019 al 2021 e anzi ristoranti, bar e alberghi sono aumentati. Utile analizzare la qualità del tessuto commerciale: non vanno create vie fotocopia o servizi tutti uguali. La sfida va giocata sul terreno della prossimità, va riscoperto il ruolo che il commercio ha sempre avuto nelle comunità, nonostante la concorrenza potente della Grande distribuzione”, chiude Sangalli.
A introdurre il presidente Sangalli è intervenuto il padrone di casa Fiorenzo Bongiasca, presidente della Provincia di Como. “La desertificazione di luoghi o paesi ha ripercussioni su tutta la provincia e crea problemi. Auspico che lo Stato dia risorse per incentivare l’apertura di negozi anche nelle zone meno appetibili. Il commercio è affari e vita”, dice Bongiasca che ha lasciato la parola al presidente di Confcommercio Como, Giovanni Ciceri. “Abbiamo delegazioni su tutto il territorio e con questa presenza, che verrà incrementata anche in Alto Lago, vogliamo dare il segnale dell’importanza di esserci, su tutto il territorio. Dove si spengono le luci nascono purtroppo problemi”.
I numeri che fotografano la realtà li ha forniti – durante la tavola rotonda condotta dal direttore del quotidiano La Provincia, Diego Minonzio – il presidente della Camera di Commercio di Como e Lecco, Marco Galimberti. “Il commercio al dettaglio in provincia di Como conta 5500 esercizi attivi con oltre 10mila dipendenti. La pandemia ha colpito, è vero, con un calo del 2,4% nel comasco ma il trend era in discesa ormai costante dal 2015. Decisivo poi l’incremento senza sosta della nascita di punti della Gdo che è cresciuta dell’1,3% in termini occupazionali. Una realtà dunque molto composita che va gestita e che deve portare a capire sempre di più come “alleati dei negozianti debbano essere sindaci. Con loro dovete pensare e costruire i luoghi di convivenza”, ha aggiunto il presidente del Consorzio AASTER Aldo Bonomi.