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Elena e Caterina, ucraine a Como. Terrore e senso di colpa: “Le nostre famiglie a Kiev tra le esplosioni”

Vivono a Como ma il cuore, in questo momento, è in Ucraina vicino alle loro famiglie che stanno vivendo momenti drammatici dopo che stamattina Mosca ha iniziato le operazioni militari che minacciava da giorni invadendo diverse città, con esplosioni sentite anche nella capitale, Kiev. Sono Elena Sedina, la “Regina degli Scacchi” come l’avevamo soprannominata quando l’avevamo intervistata reduce dai suoi successi internazionali, e Caterina (nome di fantasia) che da anni lavora nella nostra città come badante. E per loro le notizie di queste ore non sono semplice geopolitica o breaking news, ma un colpo al cuore perché da oggi la loro famiglia è lì, a 2 mila chilometri di distanza, nel pieno di una guerra.

“A Kiev vivono ancora i miei genitori ottantenni e mia sorella che in questo momento ha il Covid ed è in isolamento – racconta Elena – ho sentito mia mamma al telefono e piangeva, è spaventata perché si parla di andare nei rifugi in caso di pericolo e nella sua mente è tornato il ricordo di quando suo padre, che era ufficiale dell’esercito, è morto durante i bombardamenti del 1941”.

Una situazione, quella che si è delineata oggi, che nonostante le avvisaglie li ha colti impreparati: “Gli avevo detto di raggiungermi a Como, li avrei ospitati volentieri in attesa che la situazione si risolvesse ma i miei genitori non se la sono sentita di affrontare il viaggio e mia sorella non poteva lasciare il lavoro e comunque, alla fine, nessuno credeva davvero che la Russia avrebbe attaccato – continua – ora purtroppo gli aeroporti sono chiusi e l’unica speranza è che gli altri Paesi intervengano per risolvere questa situazione. In un mondo in cui ormai c’è un ordine preciso, un governo che si permette di fare una cosa del genere va punito”.

“Non dormo da giorni, passo le notti al telefono con mia mamma e le mie figlie e mi sento in colpa. Io qui al sicuro e loro chiuse in casa con la guerra fuori dalla porta – le fa eco Caterina che da 10 anni ha lasciato a Kiev i genitori e due figlie adolescenti – pensi sempre che non succederà, che nel 2022 la storia dovrebbe avere insegnato qualcosa invece è successo e ora sono terrorizzata più di loro perché sono lontana e non posso aiutarle”.

“Mi raccontano che stamattina si sono sentite esplosioni in città, che hanno ricevuto istruzioni su come comportarsi in caso di emergenza scappando nei bunker o nei sottopassaggi – prosegue – ma le mie figlie hanno 15 e 18 anni e mia mamma ne ha 70, chi le aiuterà?”.

E l’angoscia che l’accompagna in queste ore è stemperata solo in parte dalla vicinanza degli amici, tra cui quella di una vicina di casa che è un dettaglio prezioso per capire, se mai ce ne fosse bisogno, che la guerra è altro rispetto alle persone: “La vicina di casa della signora da cui lavoro è russa, ci conosciamo da qualche anno e in questi giorni abbiamo parlato spesso di quello che stava succedendo – racconta Caterina – stamattina mi ha scritto un messaggio dicendomi ‘Scusaci’ e che pensa tanto alla mia famiglia. Ma cosa devo scusare? Per me e per lei questa non è politica, è famiglia e amici e sono cose che non c’entrano nulla con una guerra”.

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