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Professionisti in fuga verso la Svizzera, Giorgetti: “Premio di confine per chi rimane a lavorare in Italia”

Il tema della fuga di professionisti oltreconfine è sempre più d’attualità (qui tutti gli aggiornamenti). Dal campo sanitario a quello informatico per estendersi ai diversi settori economici, la strada che porta in Svizzera è sempre più percorsa dai lavoratori di confine. Oggi il ministro  dell’economia Giancarlo Giorgetti, durante una visita a Chiuro, in provincia di Sondrio, con Attilio Fontana e Massimo Sertori è tornato sull’argomento.

«Dobbiamo trovare formule che permettano di ripristinare una condizione di competitività. La formula sulla quale stiamo lavorando, premio di confine, vuole utilizzare le risorse che arrivano dalla Svizzera per ridurre il carico fiscale e contributivo per coloro che continuano a lavorare sul nostro territorio. Ho avuto occasione di visitare aziende di eccellenza anche dal punto di vista tecnologico. Questa è la nuova sfida, lo sa bene Massimo Sertori».

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6 Commenti

  1. Chissà se il vero capo della Lega si è accorto che in Svizzera non hanno l’euro, o forse è troppo impegnato a seguire i dictakt di Bruxel per non capirlo.

  2. L’unico modo di fare concorrenza è quello di creare una zona di almeno 50 km dove le tasse sul lavoro scendono gradualmente in modo da gonfiare le buste paga di chi lavora in Italia (siano essi professionisti o dipendenti) se no ve lo sognate… Comunque il Sig. Giorgetti dovrebbe conoscere bene questa idea visto che la Lega ad ogni elezione promette di farlo ma poi dopo le elezioni non se ne parla più!

    1. L’unico modo di abbassare le tasse in Lombardia (dico Lombardia perché 50 km sono pochi, c’è gente anche di Milano e Lodi che lavora in Svizzera) è la secessione della Lombardia dall’Italia. Ma non pensate che la lega lo voglia fare veramente: si sono allenati con il partito che ai tempi delle colonie schiavizzava anche la Libia e l’Abissinia (svolta di Fiuggi un paio di balle)

  3. La trovata geniale: fare ostruzionismo sul telelavoro. Scelta coraggiosa e unica brillante idea per dissuadere dal varcare il confine, piuttosto che agire sugli stipendi (da fame) e anacronistici rispetto al costo della vita del territorio.
    Un’ulteriore mano a chi era indeciso se fare il frontaliere o trasferirsi direttamente oltre confine.

  4. Il frontalierato, pratica che ricade nell’alveo delle sacrosante libertà personali, è innegabile sia fonte di ingiustizie sociali davanti alle quali chiudere gli occhi non si può, perché il benessere di un cittadino non può esser demandato alla fortuna (in questo caso) del nascere a ridosso di un confine o a disporre di una professione appetibile oltre confine appunto.

    Un frontaliere mantieneun mediamente alto tenore di vità grazie sostanzialmente a un meccanismo di cambio valuta e al risiedere ove la vita costa meno: inutile descrivere nel dettaglio quali siano le conseguenze economiche e sociali per chi in Svizzera non può o vuole lavorare (che risieda a Como tanto quanto a, per es., Brescia o Brindisi.)

    Come tutelare dunque la libertà di lavoro oltre confine evitando che il frontalierato generi una distorsione del costo della vita al di qua del confine, ingiustizie sociali e sfruttamento di risorse pubbliche destinate anche ai meno abbienti (es. Sanità)?

    Potrebbe forse tornare utile una reale, piena DOPPIA TASSAZIONE per chi lavora in Svizzera ma continua a vivere in Italia, così da disincentivare lo stare con i piedi in due scarpe. Il frontalierato potrebbe così sopravvivere solo in caso di stipendi assai sostenuti e adeguati a sopportare la doppia tassazione oppure il trasferimento della residenza nella Svizzera stessa.

    Una società civile si adopera in logiche di benessere collettivo, non del più forte. del più arrivista o del più fortunato.

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