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La mosca soldato ci salverà dalle plastiche? Lo studio d’avanguardia dello scienziato comasco Gianluca Tettamanti

Per favore non chiamatelo “il signore delle mosche”, perché Gianluca Tettamanti, il professor Tettamanti, le mosche le studia, ma da scienziato. Nulla a che vedere anche con il film “La Mosca” tratto dal racconto The Fly di George Langelaan. Il comasco Gianluca Tettamanti, cinquantenne, maturità al Giovio, laurea all’Insubria, poi ricercatore al King’s College e ancora l’Insubria dove da anni è professore ordinario di Zoologia nel Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, è protagonista con il suo team di un affascinante studio sulla mosca soldato nera, per risolvere un problema ambientale che tocca davvero tutti noi, ovvero dare nuova vita ai rifiuti plastici. L’economia circolare tanto sbandierata da molti qui si studia e si applica per davvero.
Dell’attività del laboratorio dell’Insubria si è occupata di recente anche la Rai. Abbiamo raggiunto Tettamanti al telefono, è di ritorno dall’Olanda, Università di Wageningen. Perché proprio a Wageningen? Perché è proprio nel polo universitario dei Paesi Bassi che ormai 15 anni fa si sono iniziate a studiare le larve delle mosche soldato e la loro capacità di digerire, in pratica, quasi qualsiasi cosa.

Le larve di questo insetto di origine americana, ci spiega con parole semplici il professor Tettamanti, hanno già dimostrato la capacità di attaccare le plastiche mangiandole e digerendole, per produrre biomateriali avanzati e naturalmente rendere maggiormente agevole lo smaltimento di qualsiasi rifiuto. “Noi siamo partiti ormai da un decennio, il primo progetto è del 2014 sempre con finanziamenti Cariplo e ministeriali. Inizialmente ci siamo occupati del trattamento di rifiuti tradizionali, quali gli scarti dell’ortomercato o comunque della filiera alimentare, poi sono arrivati substrati maggiormente problematici, come l’umido di casa e la Forsu”.

L’attuale studio ha una doppia valenza, smaltire la plastica e trasformarla in biomateriale, proprio fatto con le larve. Le larve della mosca sono costituite da proteine e grassi e da tempo vengono utilizzate per la mangimistica ad esempio. Ora diventeranno loro stesse bioplasica. La mosca soldato, che deve il suo nome alla forma da adulta, che dovrebbe ricordare una uniforme militare, non è inoltre vettore di patogeni, una volta mutata da larva in mosca non si nutre più e muore nel giro di qualche giorno.
Il gruppo di lavoro coordinato da Tettamanti conta una ventina di persone tra ricercatori e docenti. I progetti in essere sono diversi, uno prevede collaborazioni con la Statale di Milano e l’Università di Napoli Federico II, un altro il Politecnico di Milano. Quest’ultimo è finalizzato a creare biomateriali-conduttori utili per il settore dell’elettronica. Risultati e pubblicazioni sono attesi tra la primavera e l’inverno 2024. Tettamanti si occupa di insetti utili dall’inizio degli anni Duemila, tanti ricorderanno lo studio sui bachi da seta per migliorare la produzione serica lariana dal punto di vista quantitativo e qualitativo, o quello sulle molecole naturali per sostituire gli insetticidi pericolosi anche per l’uomo.

“Le ultime ricerche sono un’ulteriore riprova della versatilità della mosca soldato nello sviluppo di filiere circolari per la riduzione e valorizzazione di rifiuti complessi. Si aprono così nuove opportunità per lo sviluppo di applicazioni basate sull’isolamento di specie batteriche con attività enzimatiche di interesse biotecnologico. In genere abbiamo tutti una concezione negativa degli insetti, la mosca è decisamente fastidiosa quando svolazza, ma questo potrebbe portarci a un cambiamento di mentalità” conclude il prof.

La mosc

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