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Il calvario colpisce ancora: nel silenzio totale, il Comune revoca ancora la gara per la bonifica Ticosa

Non è esattamente come apparso finora, l’ennesimo clamoroso inciampo del Comune di Como nella vicenda per la bonifica finale della Ticosa, in particolare dell’ormai famigerata Cella 3 ancora intrisa di veleni.

Come abbiamo dato conto solo pochi giorni fa, dopo il disastro dell’anno scorso e la necessaria ripartenza da zero, Palazzo Cernezzi aveva indetto una nuova selezione per portare alla fine questo autentico calvario.

Ebbene, qualcosa non ha funzionato ancora, nonostante il precedente piuttosto pesante.

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Si apprende ora, infatti, che la procedura negoziata avviata dall’amministrazione per scegliere la nuova ditta specializzata previa consultazione di almeno dieci operatori, per una cifra complessiva di 4 milioni e 309mila euro, si è nuovamente bloccata.

Tanto che dopo poco più di due settimane dall’avvio sulla piattaforma Sintel della procedura per la manifestazione di interesse (13 ottobre scorso), l’iter non ha semplicemente subìto un rallentamento.

Come si evince dai documenti ufficiali, infatti – senza peraltro che dal Comune sia uscita alcuna informazione ufficiale su una vicenda così delicata, importante e simbolica – “la fase di manifestazione di interesse è stata revocata prima del termine di scadenza […] al fine di valutare la necessità di un aggiornamento degli atti di gara”.

Una frase inintelligibile ai più, ovviamente, interpretata da qualche parte come la semplice necessità di far fronte a non meglio precisate richieste di chiarimento giunte nel frattempo dai potenziali interessati.

Potrà anche essere così, ma il silenzio in cui la procedura è stata “revocata” – con firma del segretario generale e dirigente del settore appalti, Andrea Romoli Venturi – alimenta inevitabilmente dubbi e interrogativi su tempi, iter, eventuale portata dei cambiamenti e intoppi, su cui sarebbe invece assolutamente necessario che l’amministrazione stessa facesse chiarezza immediata.

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3 Commenti

  1. Secondo me la verità è che la politica non sa cosa fare nel dopo bonifica e gettano fango solo su uffici questa la vera tristezza in ogni città davvero che cercano sempre di risolvere per L interesse pubblico qui invece generano caos per colpa della politica

  2. caro Libero, forse più che gridare alla Corte dei Conti bisognerebbe capire perchè non si vuole chiudere Ticosa. Ho seguito la vicenda e ben 7 aziende erano pronte a fare il lavoro! Da bambina ricordo capannoni…poi demolizio con Msg Maggiolini e il sindaco Bruni che ha fatto cose concrete… poi finalmente hanno trovato amianto che tutti negavano ma che tutti sapevano, poi iniziata gara che ha portato diverse imprese a partecipare ma che che prima hanno aggiudicato e poi simpaticamente annullato sigh! dopo che a gara in corso (eravamo tutti in casa in lock down e almeno seguivo i consigli in diretta) ricordo interventi a dir poco assurdi di chi chiedeva di annullare tutto….non so se a Como esista la turbativa d’asta…in tutte le città si cerca di risolvere i problemi e sistemare la città e qui si resta fermi. Siamo fermi su Tutto, giardini, opere pubbliche , scuole e ciclabili mai iniziate. Auspico che dopo anni non finirà che anche li regione ci bacchetterà per manifesta incapacità etc. non dandoci più i finanziamenti A me spiace perchè ci sono state persone che hanno messo vero impegno a chiudere il progetto con enti etc ed ora si trovano cavilli assurdi, gente che è stata chiama in Capitale tanto ha capacità. Sono triste per Como, spero questi politicanti abbiano almeno la dignità di non ripresentarsi. parlano parlano e Como è ferma da anni . Vola solo il commercio con capannoni che fanno tanto Cantù ma che nulla portano a noi comaschi ma …Non perdiamo la fiducia. Ma gli unici che restano sono sempre Gli Amici di Como con introiti assicurati e il Natale che non cambia mai. Beatrice

  3. Non sarebbe l’ora che qualche consigliere, magari con ambizioni da sindaco faccia predisporre ad un avvocato che casualmente potrebbe far parte della stessa lista un esposto alla Corte dei Conti? Sarebbe anche l’ora che i dirigenti degli enti pubblici si pigliassero le loro responsabilità anche in solido sui guasti che provocano e che dobbiamo sempre pagare noi cittadini , altro che premi di produzione di fine anno, vergogna!

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