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Affare da 80 milioni di euro: in vendita l’amaro storico simbolo della Lombardia (la ricetta segreta ha 200 anni)

Il Gruppo Campari prosegue nella sua strategia di razionalizzazione del portafoglio marchi e, dopo la recente vendita di Cinzano e Festina al Gruppo Caffo, si prepara a cedere altri tre pilastri della liquoristica italiana: l’amaro siciliano Averna, il mirto Zedda Piras e soprattutto un simbolo della Lombardia ossia l’amaro valtellinese Braulio, a cui ricetta originale e tutt’ora segretissima risale al 1826 (dunque prossima a compiere i 200 anni), ideata da Francesco Peloni, farmacista e appassionato botanico di Bormio, dedito allo studio delle proprietà benefiche delle erbe locali. La produzione avvenne poi a partire dal 1875.

Secondo le indiscrezioni di mercato – rilanciate dal Corriere della Sera – il colosso degli alcolici sta attivamente sondando il terreno per la dismissione di questi tre brand iconici. A guidare le complesse trattative sarebbero i consulenti di Mediobanca, gli stessi che avevano curato la transazione per Cinzano, ceduto a Caffo 1915 per circa 100 milioni di euro.

Un affare da 80 milioni di euro che attira i big

I tre amari in blocco generano un fatturato annuo combinato di circa 80 milioni di euro e rappresentano un obiettivo goloso per diversi attori del settore.

Tra i potenziali acquirenti si fanno i nomi dei principali player italiani nel mercato degli amari e distillati:

  • Gruppo Montenegro (già proprietario di Amaro Montenegro, Select Aperitivo, Vecchia Romagna).

  • Illva Saronno (produttore di Disaronno e Rabarbaro Zucca).

  • Fratelli Branca Distillerie.

  • Gruppo Lucano 1894 di Matera.

Un altro potenziale interessato è il Gruppo New Princes di Angelo Mastrolia, che ha mostrato un forte interesse nel settore acquisendo di recente da Diageo lo storico sito produttivo ex Cinzano.

La visione del CEO Simon Hunt: focus globale e dismissioni

L’operazione rientra nel piano strategico varato dal nuovo CEO, Simon Hunt, che mira a sfoltire il vastissimo portafoglio del Gruppo Campari.

“Nessun gruppo può sostenere la crescita di 72 brand,” ha spiegato Hunt durante lo Strategy Day di inizio novembre. L’obiettivo è chiaro: vendere i marchi più marginali – si parla di circa 30 brand in potenziale cessione, equivalenti al 9% dei ricavi totali – per concentrare gli investimenti.

Strategia: l’era di Aperol

La futura strategia di Campari è incentrata sui marchi ad alto potenziale di sviluppo globale e sui mercati chiave. Il focus principale è sugli aperitivi, che rappresentano già circa il 40% del fatturato, con brand di punta come Aperol, Campari, Sarti Rosa e Crodino (analcolico).

  • Aperol è la star: il management vede enormi opportunità di crescita, anche sottraendo quote alla birra premium, con l’introduzione della vendita alla spina.

  • Investimenti Mirati: Il capitale verrà convogliato sui brand con opportunità di sviluppo internazionale (Aperol, Espolon, Campari, Courvoisier, Wild Turkey) o con forte rilevanza in mercati selezionati (Crodino, Sarti Rosa, Glen Grant).

La cessione degli amari italiani è solo la prima tappa. Successivamente, il piano di dismissioni Campari si concentrerà su brand internazionali meno strategici, probabilmente partendo da Brasile e Jamaica, per poi estendersi al resto del Sud America.

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