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INTERVISTA – Ca’ D’Industria e Villa Celesia, parla Beccalli: “Chiudiamo ma non è un ‘tutti fuori subito’. Credo ancora nel futuro ecco il piano”

Troppe opinioni sparate così, a caso, fuori contesto quando non apertamente offensive. Futto della ben nota facilità con cui molti nel social si autoinvestono del ruolo di opinion-leader, columnist, esperto enciclopedico.

“Mi spiace che molti si siano scagliati contro di noi” ci dice il presidente di Ca’ d’Industria, Gianmarco Beccalli che, indipendentemente da ragioni e torti, chiede di poter chiarire di fronte all’ennesimo commento insultante.

Qui non difendiamo o accusiamo Beccalli, sia molto chiaro, ma diamo spazio a una legittima replica.

Replica che peraltro, si vedrà, anticipa quanto avrebbe fatto sapere nei prossimi giorni.

Come noto il presidente ha comunicato la decisione, amarissima, di chiudere la storica Villa Celesia.

Ca’ d’Industria, l’annuncio di Beccalli: “Chiude Villa Celesia, perdite insostenibili”

Poi ha spiegato come, alla lettera inviata alle famiglie, sarebbe seguito in settimana un ampio chiarimento sulle ragioni che hanno portato alla scelta:

Ca’ d’Industria e Villa Celesia, Beccalli lancia l’operazione verità: “Ogni decisione è difficile, la spiegheremo”

Poi la decisione di anticipare perché appunto: “Mi spiace che molti si siano scagliati contro di noi”.

Dove presidente?
Online, nei Social. Ho letto commenti veramente durissimi e per nulla informati. Per questo vi ho contattati, voglio dire alcune cose.

Certo, prego.
Io sono il presidente e quindi mi prendo ogni responsabilità gestionale ma va chiarito che i bilanci negli ultimi anni sono stati in attivo. Merito dello staff dirigenziale che ha lavorato in modo eccellente. Fino a febbraio dello scorso anno tutto andava per il meglio.

Poi la pandemia.
Sì, poi bisogna ammettere che Villa Celesia ha sempre avuto alcuni problemi, offre un tipo di residenzialità non aggiornata ai cambiamenti del tempo, inoltre oggi molti anziani appena possono stanno a casa, seguiti ma in autonomia. Però la Villa andava comunque avanti.

Come?
Gli accessi estivi, per periodi di tempo limitate alle ferie dei famigliari degli ospiti, ci permettevano di stare in piedi. Tra l’altro stavamo progettando rinnovamenti.

Quali?
Nuove normative che permetteranno di aprire stutture intermedie, a metà tra casa e Rsa. Ma nell’autunno del 2019 avevamo approvato anche il rinnovo delle camere, appalti avviati e lavori previsti per la primavera del 2020. Era in programma rinnovo delle zone comuni dove in parte eravamo già intervenuti, volevamo aprire un nuovo sito per comunicare bene i servizi. Bisogna sapere che Villa Celesia non ha solo ospiti comaschi, anzi, siamo molto appetibili per la Svizzera e il Milanese è il nostro bacino. Poi con la pandemia alcuni ospiti sono andati via, non aveva senso restare senza relazioni e vita di comunità. Stessa cosa con gli accessi estivi di cui dicevo prima. Venire da noi significava farsi quindici giorni di isolamento.

Così siete andati in crisi.
Sì, è andata così. Avrei dovuto annunciare la chiusura mesi fa.

Ma?
Ma sono andato ovunque, da chiunque per vedere se Villa Celesia potesse sopravvivere con un altro vestito, a oggi niente. Ci sono idee di riconversione a mini appartamenti, mini comunità ma come dicevo stiamo aspettando che la Regione emani nuove norme. Va anche detto che il Recovery non ha previsto fondi per strutture come la nostra.

E adesso cosa succede?
Certo non diremo “da domani fuori tutti”. Abbiamo, come si fa ciclicamente, verificato lo stato di autonomia psicofisica degli ospiti e ora li accompagneremo per le scelte che faranno: chi tornerà a casa, chi sceglierà una delle nostre Rsa o altre. Nelle nostre stiamo studiando i reparti in modo che gli ospiti di Villa Celesia, che sono una comunità, possano comunque stare insieme. E’ un percorso con un tempo che non posso stimare. Ma non è un “tutti fuori” voglio rimarcarlo.

E’ previsto un incontro con le famiglie domani.
Lo abbiamo spostato a dopodomani, 11 maggio. Hanno già ricevuto una lettera ora entreremo nel dettaglio. Tutte le istituzioni di cui siamo espressione sono state avvisate. Incontreremo famiglie. Spiegheremo quanto già comunicato per iscritto. Noi aggiorniamo tutte le istituzioni di cui siamo espressione. Purtroppo allo stato fermo recovery no soldi per noi.

La politica c’è? A noi non sembra.
Le istituzioni locali ci sono sempre state vicine, non lo nego. Il sindaco Landriscina ci ha aiutato a capire molte cose e dato spunti che poi abbiamo coltivato con Ats e Asst.

Nel cda politici, ex politici e parapolitici di Comune, Provincia e Regione. Ma su Ca’ d’Industria, il silenzio

C’è un futuro?
Una volta chiusa la Villa andremo avanti sia per i reparti per le comunità sia per la realizzazione dei mini appartamenti. Un futuro c’è sicuramente, è una struttura troppo bella e utile per essere abbandonata.

Ma i soldi?
I soldi fanno vivere ma quello che ci serve sono spunti per continuare nella missione che abbiamo, poi faremo con le nostre forze Ca’ D’Industria si è risollevata già anni fa. Mi faccia dire una cosa cui tengo molto.

Certo.
Noi facciamo tutto alla luce del sole e lo facciamo per Como, l’istituzione è parte della città da 200 anni. Io apro la porta se qualcuno suona e rispondo al telefono a tutti. Chi ci ha accusato di fare solo gli amministratori di condominio ha proprio sbagliato. Ho anche una buona notizia.

Quale?
Sto cercando di riaprire il Centro Diurno. Mancano 3-4 persone, dobbiamo arrivare a 10-11. Ho già disponibilità e interessamenti. Dato il momento pandemico non saranno gli orari di prima ma è un segno importante, Ca’ D’Industria non solo chiude ma apre.

 

 

 

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