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VIDEO Como, tsunami tessile. Licata (Cgil): “Quasi 15mila su 20mila in cassa integrazione. Commissariare la Regione? Dico sì”

“Sì, come cittadino Giacomo Licata chiederei il commissariamento della Sanità in Regione Lombardia”.

Il segretario provinciale della Cgil di Como, Giacomo Licata, affronta senza diplomazie anche le domande meno comode sull’emergenza Covid in Lombardia. E non soltanto boccia in larga parte l’operato della Regione – pur riservandosi, alla domanda se chiederebbe il commissariamento della Sanità, un “parlo da cittadino” – ma poi rivela numeri sconvolgenti sull’impatto della crisi per il mondo economico comasco, a partire dal tessile.

Il tutto, in 20 minuti di intervista nell’ormai tradizionale format di ComoZero, il VideoTalk, condotto oggi da Emanuele Caso.

Rimandando al filmato integrale che contiene molto di più e che alleghiamo qui sopra e poi in fondo all’articolo, ecco alcuni stralci del colloquio.

Sulla gestione dell’emergenza Covid-19 in Lombardia: “I numeri ci dicono che stiamo vivendo una situazione drammatica. Nessuno avrebbe creduto che qui avremmo avuto il 10% delle vittime di un pianeta di 7 miliardi di abitanti. Invece è accaduto e non c’è un’inversione di tendenza vera, ci sono ancora troppi contagi e vittime. Dobbiamo dunque porci una domanda inevitabile: perché in Lombardia sta andando così?”.

Licata prende dunque gli esempi territorialmente più vicini per un confronto: “Il 21 febbraio la Lombardia aveva una situazione analoga a quella dell’Emilia e del Veneto. Ma allora perché dopo due mesi il Veneto ha saputo reagire benissimo, facendo scelte profondamente diverse a partire dai tamponi a tappeto? L’Emilia ha saputo limitare all’area nord l’emergenza, mentre qui il focolaio si è esteso a tutte le province. Io credo che qualche problema in più sulla modalità con cui si è gestita la crisi in Lombardia ci sia oggettivamente stato”.

Covid – Contagi a Como nuova salita: +79 (ieri +48). Sempre alto il numero di morti in Lombardia: +231 (ieri 235)

La gestione del sistema sanitario regionale? Noi abbiamo grandi ospedali d’eccellenza, ma questa eccellenza ha sottovalutato la prossimità, il territorio, l’aiuto ai medici di base che nel frattempo andavano in pensione e non si sostituivano. Ha sottovalutato una parte importante della riforma Maroni (foto sotto) legata ai Presidi territoriali mai partiti; e sempre quella riforma diceva di farsi carico dei cronici ma questa epidemia ha fatto come prime vittime proprio i malati cronici. Poi c’è il tema delle Ats che sappiamo quanto siano impegnate nell’emergenza ma hanno pochi poteri reali, sono un po’ delle scatole vuote”.

Sui numeri dati ogni giorno dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera: “Quando sentiamo il numero di tamponi effettuati, a voi non viene la domanda su a chi vengano fatti? Io me la pongo e io direi: servono sul personale sanitario, per quello delle Rsa, per chi ha avuto contatti con i contagiati, per tutti coloro che in questi giorni stanno andando a lavorare. Può darci queste informazioni Gallera o è così difficile? Altrimenti il numero secco non ci dice nulla”.

Licata, poi, si sbilancia, a domanda precisa: “Io come cittadino Giacomo Licata, senza segnali diversi in breve tempo, questa richiesta al governo nazionale la farei. E oggi non vedo segnali di inversione di tendenza. Comunque questa vicenda mette sul tavolo il tema degli equilibri istituzionali: troppe teste, troppi tavoli”.

Infine, i numeri pesantissimi sull’impatto dell’emergenza in termini economici: “Il Comasco pagherà questa crisi più duramente di altri territori, i nostri settori manifatturieri il tessile e il legno-arredo sono i primi settori che si sono fermati dal 21 febbraio, quasi due mesi. E poi il turismo, che ha fatto da volano in questi anni, ha perso una stagione. Temo che questo 2020 non esisterà nel calendario turistico comasco”.

E ancora, sui numeri: “Siamo in una situazione devastante, una crisi mai vista e molto più pesante del biennio 2008-2009. I numeri? Basti pensare che nel tessile abbiamo quasi 15mila lavoratori in cassa integrazione su 20mila addetti. La nostra categoria ha firmato 374 accordi e le settimane di richiesta sono 3.183. In generale, il 70% dei lavoratori del manifatturiero iscritti alla Cgil non sta lavorando. Siamo di fronte a uno scenario devastante. Il Tavolo della competitività, e qui mi appello anche alla Camera di Commercio, torni a essere il Tavolo della crisi, così com’era nato nel 2008”.

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3 Commenti

  1. Il tessile italiano, comasco e non, era in
    profonda crisi ben prima dell’arrivo del coronavirus, grazie alla delocalizzazione degli imprenditori italiani e alla sindacalizzazione e burocratizzazione delle aziende, che fa perdere loro competitività. La Cina è vicina, osannava la sinistra anni fa. Questa crisi ha semplicemente portato alla resa dei conti. Poi tutti fenomeni e dare degli incapaci pontificando dal divano di casa.

  2. A me sembra che la partigianeria politica la stanno portando avanti proprio fontana e gallera che fino a ieri volevano tenere tutto chiuso e adesso manovrati dal loro burattinaio salvini cambiano idea a discapito della salute dei cittadini in una regione dove ci sono provincie dove i contagi non calano ma aumentano ancora (como compresa) e dove la gestione dell’emergenza si è rivelata dati alla mano fallimentare, e adesso vogliono riaprire le attività con le “4 D” peccato che mascherine non si vedono tamponi neppure… Che Dio ci aiuti!

  3. Quello che noi cittadini vorremmo sentire è unita’ nel nome del benessere della popolazione non di meri interessi politici. Anche Zingaretti ha fatto affermazioni fuori luogo oppure Sala con il suo slogan Milano non si ferma, per non parlare di Salvini con i suoi rosari… dobbiamo commissariare il PD e il Comune di Milano o la lega? Io direi che i partiti dovrebbero lavorare insieme, senza divisioni perché tutti noi siamo in grossa difficoltà. Le divisioni non aiutano il popolo e la gente si è rotta delle vs lotte! Agite e smettetela di ragliare ogni volta che c’è da prendere una decisione! Agite x il popolo senza divisioni!

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