“Non concerne materie di esclusiva competenza del consiglio comunale” e “concerne una materia (il dimensionamento scolastico) di competenza della giunta comunale e riguardo alla quale il consiglio comunale non esprime una proposta o un parere”. Inoltre, “sebbene qualificato dai promotori come propositivo, l’oggetto sostanziale si configura di natura abrogativa in quanto viene sottoposta a referendum la revoca parziale di deliberazione”.
Con questi tre passaggi chirurgicamente burocratici ma dal riverbero anche politico, la Commissione comunale che ha giudicato la proposta di referendum popolare contro la chiusura delle scuole di via Perti e Carluccio. ha bocciato l’iniziativa e chiuso la porta in faccia ai 319 firmatari, nonostante il segretario generale Roberta Beltrame abbia riconosciuto che “l’oggetto della proposta referendaria è di rilevante interesse per la comunità locale ed è quindi comprensibile la richiesta di attivazione di un istituto di partecipazione diretta quale la consultazione referendaria”. La giunta ha poi recepito e approvato a sua volta identico esito.
A favore del cestinamento del referendum, ovviamente, in perfetta linea con il sindaco la consigliera della lista Rapinese Loredana Avogadro, mentre a favore si era espressa l’esponente Pd Patrizia Lissi. La quale, tra l’altro, ha fatto mettere a verbale la seguente dichiarazione: “Nonostante le molteplici richieste mie e di tutta la minoranza di coinvolgimento e di partecipazione alla riorganizzazione delle scuole comunali non ho mai avuto risposta dalla Giunta. A una mia interrogazione su quali scuole la giunta avrebbe deciso di chiudere o di accorpare non ho avuto risposta nel tempo stabilito dal regolamento e portandola in consiglio comunale il sindaco ha risposto che sarei venuta a conoscenza a decisione avvenuta. Con la decisione negativa alla richiesta del referendum si perde un’importante occasione di coinvolgimento della città su un tema così sentito”.