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La Lombardia perde l’azienda che ha fatto felici milioni di famiglie: va all’estero e licenzia 57 persone

Un partecipato sciopero prenatalizio e una crisi che sembra non sbloccarsi per i lavoratori CAM a Telgate e Grumello del Monte. La storica azienda di prodotti per l’infanzia ha infatti annunciato la dismissione della produzione e i sindacati Fim, Fiom e Uilm sono scesi in presidio contro i 57 licenziamenti e l’ipotesi delocalizzazione.

In futuro sarà proseguita solamente l’attività commerciale con una trentina di addetti. Nata nel 1969 l’azienda attraversa oggi una crisi profonda: dopo i 60 milioni di ricavi del 2008, gli anni successivi sono sempre stati in calo fino ai 23 milioni di fatturato del 2024.

Presidio ai cancelli della CAM: il territorio trema

Lavoratrici e lavoratori ha animato i cancelli della ditta CAM, tra i siti di Telgate e Grumello del Monte. La mobilitazione nasce dalla drastica decisione della proprietà di interrompere l’attività produttiva, una scelta che minaccia di cancellare un’esperienza industriale storica e radicata nella provincia di Bergamo.

L’azienda ha ufficializzato 57 esuberi e, stando alle ultime comunicazioni delle organizzazioni sindacali, non sembra intenzionata a fare marcia indietro.

Vertenza CAM: il muro della proprietà su ammortizzatori e tutele

La paura di essere arrivati al “capolinea” è concreta. I rappresentanti sindacali Vincenzo Zammito, Manuel Carrara e Tsegereda Weldegebral (Fim, Fiom e Uilm) hanno espresso forte preoccupazione per la chiusura del dialogo: “Abbiamo proposto soluzioni per garantire uscite dignitose, richiesto l’attivazione di ammortizzatori sociali e ipotizzato una ristrutturazione interna, ma la proprietà è rimasta ferma sulle proprie posizioni.”

Lo spettro della delocalizzazione e il futuro dell’import-export

Oltre al dramma dei licenziamenti immediati, a preoccupare è il destino dell’intero asset aziendale. Il nodo centrale riguarda la strategia industriale di CAM, che sembra orientata verso:

  • Delocalizzazione della produzione fuori dai confini italiani.

  • Ridimensionamento dell’attività, trasformando la storica sede in una semplice struttura di logistica e import-export.

  • Assenza di un piano di sviluppo per i dipendenti che resteranno in organico.

Prossimi passi: sindacati pronti a nuove mobilitazioni

Nonostante la rigidità della proprietà, le delegazioni sindacali non si fermano. Nei prossimi giorni verrà tentato un ultimo confronto per individuare soluzioni più eque e tutele economiche adeguate per le famiglie colpite. Se non arriveranno aperture, i sindacati hanno già annunciato la possibilità di nuove iniziative di protesta.

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