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“La mia fuga dall’Ucraina e da quella cella rimasta aperta. La salvezza in Valle Intelvi”

I giorni passano, le famiglie si spezzano e le bombe continuano a cadere in Ucraina. L’avanzata delle truppe di Putin non tende ad arrestarsi e il mondo è in attesa di un miracolo, che possa fermare l’orrore a cui stiamo assistendo da più di una settimana.

Oggi vi raccontiamo un altro tassello di questa storia tremenda, dopo che settimana scorsa Valentyna, ucraina originaria di Chernivtsi ma residente in Valle Intelvi, ci ha raccontato quello stavano passando la sua famiglia e i suoi amici, in giro per l’Europa, nel tentativo scappare dalla guerra.

Proprio ieri pomeriggio una delle sue nipoti, di cui non possiamo rivelare il nome o la foto, è arrivata al sicuro in Italia, in Valle Intelvi, ospite da sua zia. La ragazza, di 35 anni, ci ha voluto raccontare la sua storia.

L’odissea per l’Italia

“Sono partita alle 3 di giovedì notte (data dell’inizio dell’invasione russa ndr.) per attraversare il confine con la Romania. All’inizio per problemi con il passaporto mi hanno fatta tornare indietro, ma dopo un paio di giorni e 10 km di coda, sono riuscita a passare e sono arrivata a Suceava – racconta – La gente lì è stata molto gentile e disponibile, inoltre ci hanno fornito gratuitamente degli autobus per arrivare fino alla dogana con l’Ungheria”.

E qua iniziano i primi problemi: “A questo punto, una volta entrata nel paese, prima mi hanno ritirato il passaporto e poi mi hanno chiusa in una cella con altre persone che stavano piangendo – spiega – All’inizio mi hanno riferito che in un paio di ore mi avrebbero rilasciata e invece sono rimasta lì per due giorni. Ci trattavano con disprezzo, ci hanno lasciati senza mangiare per tutto il tempo. Solo una volta ci hanno dato dell’acqua. Quegli ungheresi sembrava fossero filorussi”.

La cella in Ungheria

A questo punto la ragazza, dopo aver capito le vere intenzioni dei doganieri, prende una rischiosa decisione: “Mi hanno telefonato dei conoscenti dalla Romania, dicendomi che stavano per andare in Italia e che, se volevo, potevo andare con loro. Ho accettato – dice – Dovevo trovare il modo di scappare da lì. Per un momento, non so il motivo, la cella è rimasta aperta e così sono uscita di corsa. Ho incrociato un doganiere e ho finto di andare a prendere i documenti; per fortuna mi ha creduto. Non appena sono arrivata fuori i miei amici erano lì in macchina e siamo andati via subito verso la Romania. Il mio passaporto è rimasto ancora là”.

Da quel momento fila tutto liscio e riesce arrivare in Italia, a casa della zia in Valle Intelvi.

Storie di chi non è riuscito a scappare

La guerra, sembra quasi scontato scriverlo, pone le persone davanti a scelte drastiche. Qualcuno ha deciso di partire, invece altri, per motivi diversi, hanno deciso di rimanere.

E la situazione anche a Chernivtsi, cittadina vicina al confine con la Romania, è drastica: “Molti volontari stanno aiutando le persone, con viveri e beni di prima necessità – racconta Valentyna – Al momento la nostra città non è stata bombardata, ma gli abitanti vivono nel terrore che prima o poi arrivino i russi anche lì. Una mia amica mi ha raccontato che in famiglia dormono tutti vestiti e a turno uno rimane sveglio per fare la guardia. Ai bambini hanno messo in tutte le tasche dei biglietti di carta con scritto il loro nome, cognome, data di nascita e gruppo sanguigno, nel caso succeda il peggio”.

Continua: “Ho lasciato a disposizione, grazie all’aiuto di un’altra mia amica, la mia casa, per tutti coloro che scappano dalle zone bombardate – spiega – Le strade per entrare in paese sono state tutte bloccate per difendersi e molti uomini sono appostati giorno e notte per fare la guardia. Le donne fanno a turno per portargli da mangiare”.

La solidarietà italiana

Nel frattempo in tutta Italia, attraverso raccolte di viveri e molto altro, si sta cercando di fare il possibile per aiutare tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo conflitto: “Il mio cuore da una parte è infranto per quello che sta succedendo nel mio paese, ma dall’altra batte forte per tutto quello che gli italiani stanno facendo per noi – dice commossa Valentyna – Da parte della mia famiglia vogliamo ringraziare il sindaco di Alta Valle Intelvi, Marcello Grandi, che è stato uno dei primi a rendersi disponibile, per fornire un appartamento per i nostri parenti in arrivo dall’Ucraina. Inoltre siamo grati a un noto imprenditore della Valle, che, chiamando mio marito, ci ha riferito che ha già pronto un posto di lavoro per uno di loro, qualora fosse necessario”.

Conclude: “Da parte di tutta l’Ucraina voglio ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicino in questi giorni e tutte le associazioni della Valle Intelvi per le raccolte che stanno facendo. Sono 20 anni che molti di noi sono qua in Italia e fanno qualsiasi lavoro, anche i più umili, senza vergognarsi. Un giorno, quando tutto questo sarà finito, quando il cielo sarà azzurro sul nostro paese e i girasoli (usati come simbolo di pace in questo conflitto ndr.) fioriranno, noi ucraini accoglieremo il popolo italiano a casa nostra, per sdebitarci di tutto quello che state facendo”.

 

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