La scomparsa, ieri, di Ines Figini ha suscitato emozione e commozione in città. Anche il sindaco di Como, Mario Landriscina, e la Cgil hanno voluto ricordare la sua figura.
Di seguito la nota del primo cittadino.
Esprimo il cordoglio mio, dell’Amministrazione comunale e di tutta la città per la scomparsa di Ines Figini, nostra stimata concittadina e testimone instancabile della tragedia dei lager nazisti.
Nel 1944, a soli 22 anni, dopo aver partecipato allo sciopero della Tintoria Comense dove lavorava, fu deportata a Mauthausen, poi a Birkenau e infine a Ravensbrück dove fu liberata.
Già insignita dell’Abbondino d’Oro nel 2004, ha dedicato il resto della vita al racconto critico dell’esperienza che ha segnato la sua esistenza e quella di altri milioni di persone, tra vittime e sopravvissuti all’Olocausto. Ha scelto in particolare di andare nelle scuole, di incontrare i giovani, di partecipare a incontri pubblici, scrivere e rappresentare con diverse modalità e approcci una delle più gravi degenerazioni della storia, con il vivo desiderio di educarci a guardare il dolore nella sua forma estrema per renderci cittadini consapevoli e convinti del valore supremo della vita umana al di là di ogni appartenenza.
Oggi vogliamo ricordare con gratitudine questa donna che ha dimostrato sempre grande coraggio e concreta coerenza con le sue idee, una serena lucidità nonostante le grandi sofferenze provate e disponibilità ad un costruttivo confronto.
Ci stringiamo a quanti l’hanno amata, stimata, e presa ad esempio con l’auspicio che i suoi insegnamenti rimangano indimenticati a tutela della nostra libertà.
Come accennato anche la Cgil ha espresso parole di sentito cordoglio.
La sua testimonianza è stata ed è fondamentale per la Cgil, per tutto il territorio e per le giovani generazioni – dichiara Umberto Colombo, segretario generale della Cgil di Como – Il suo esempio in vita deve restare valido, anche e soprattutto a Como, dove purtroppo, in un passato recente, si sono verificati episodi di recrudescenze fasciste.
La storia di Ines, operaia della Ticosa, deportata per gli scioperi contro l’occupazione nazifascista e sopravvissuta ai campi di concentramento, ci dice che occorre portare avanti, con costanza, una battaglia culturale sui temi dell’antifascismo e nella diffusione della solidarietà.
Dal canto nostro, quest’insegnamento non lo dimenticheremo mai e continueremo a metterlo in pratica.