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Turismo e lavoro sul Lago di Como. Mauro Guerra: “Stipendi, differenze enormi con la Svizzera. La mia proposta”

Non solo (anche) trasporti e servizi ma lavoro. L’esplosione turistica di tutto il territorio comasco (con capoluogo e lago a far da locomotori ormai quasi 9 mesi l’anno, ovviamente con picchi nelle stagioni più calde) porta inevitabilmente all’obbligo di un ripensamento anche sul fronte contrattuale dei lavoratori stagionali. Lo stimolo-spunto con una proposta estremamente circostanziata arriva dal sindaco di Tremezzina e presidente di Anci Lombardia, Mauro Guerra, che anticipa una lettera aperta che lunedì prossimo invierà a sindacati, organizzazioni di categoria e parlamentari. Il documento è oggettivamente molto interessante e finalmente fa sintesi rispetto a una situazione, il turismo, che sì produce enorme ricchezza ma che fino a oggi per moltissimi aspetti non è ancora stata governata veramente.

Spiega Guerra: “[…] La crescita dei flussi e della domanda turistica sul lago di Como hanno assunto dimensioni imponenti. Che richiedono quindi una accelerazione delle capacità del nostro territorio di dare risposte adeguate. Se non ce la facessimo rischiamo di giocarci la prospettiva. Insieme a quello dei servizi della mobilità uno dei temi più caldi (che non riguarda solo il settore turistico) è quello della carenza di personale. Le bacheche social e le chiacchierate, formali e informali, con gli operatori del settore pullulano di ricerche di personale. Questione generale e da noi, fra l’altro, aggravata dalle enormi differenze salariali con la Svizzera che sottrae manodopera, a tutti i livelli e per tutte le qualifiche”.

E dunque: “Propongo di lavorare a definire un regime per il quale alle imprese e aziende che trasformano una o più assunzioni stagionali in assunzioni annuali sia riconosciuta una riduzione degli oneri contributivi nella misura della Naspi, che lo Stato così non dovrebbe versare, utilizzando invece quelle risorse per garantire la contribuzione integrale ai lavoratori. Niente oneri in più per il bilancio dello Stato, che anzi guadagnerebbe dal maggior gettito fiscale derivante dallo sviluppo annuale dell’economia turistica. Minori costi per gli imprenditori, così incentivati a prolungare l’attività. Soprattutto più reddito, più stabilità e sicurezza dell’occupazione per le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie, e una chance in più perché scelgano di restare a lavorare nel nostro territorio. Fidelizzandone il rapporto con i nostri operatori. Salari adeguati e stabilità occupazionale parlano di diritti salvaguardati, di qualità del lavoro e di una economia che cresce in modo equo e sostenibile”.

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ECCO IL TESTO INTEGRALE

Sul versante del turismo prima della pandemia ci eravamo lasciati avendo avviato una riflessione e iniziative per l’ampliamento a tutto l’anno delle attività del settore e ad esso legate, insieme a misure volte ad accrescere in quantità e qualità i servizi di contesto territoriale e ad organizzare una convivenza equilibrata tra crescita dell’economia turistica e sostenibilità ambientale, sociale, vivibilità delle nostre comunità.

Dallo scorso anno, e quest’anno con ancora maggior forza, la crescita dei flussi e della domanda turistica sul lago di Como hanno assunto dimensioni imponenti. Che richiedono quindi una accelerazione delle capacità del nostro territorio di dare risposte adeguate. Se non ce la facessimo rischiamo di giocarci la prospettiva. Insieme a quello dei servizi della mobilità uno dei temi più caldi (che non riguarda solo il settore turistico) è quello della carenza di personale. Le bacheche social e le chiacchierate, formali e informali, con gli operatori del settore pullulano di ricerche di personale. Questione generale e da noi, fra l’altro, aggravata dalle enormi differenze salariali con la Svizzera che sottrae manodopera, a tutti i livelli e per tutte le qualifiche. Premesso sinteticamente questo quadro sento l’urgenza di rilanciare pubblicamente una proposta che vado sostenendo da alcuni anni in tutte le sedi.

Nel settore turistico, indotto e attività connesse, sono molto diffusi i contratti stagionali, con lavoratori che poi, nel periodo autunnale/invernale, in molti casi devono ricorrere al sussidio di disoccupazione. Con la crescita dei flussi turistici che stiamo registrando l’obiettivo della destagionalizzazione è più vicino, ormai diversi operatori stanno ragionando sul superamento della stagionalità delle loro attività di impresa e fanno i conti con i relativi costi.

In questo quadro propongo di lavorare a definire un regime per il quale alle imprese e aziende che trasformano una o più assunzioni stagionali in assunzioni annuali sia riconosciuta una riduzione degli oneri contributivi nella misura della Naspi, che lo Stato così non dovrebbe versare, utilizzando invece quelle risorse per garantire la contribuzione integrale ai lavoratori. Niente oneri in più per il bilancio dello Stato, che anzi guadagnerebbe dal maggior gettito fiscale derivante dallo sviluppo annuale dell’economia turistica. Minori costi per gli imprenditori, così incentivati a prolungare l’attività. Soprattutto più reddito, più stabilità e sicurezza dell’occupazione per le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie, e una chance in più perché scelgano di restare a lavorare nel nostro territorio. Fidelizzandone il rapporto con i nostri operatori. Salari adeguati e stabilità occupazionale parlano di diritti salvaguardati, di qualità del lavoro e di una economia che cresce in modo equo e sostenibile.

Possiamo su questo obiettivo aprire una vertenza comune delle forze economiche, sociali e istituzionali di questo territorio ? Un tavolo di confronto specifico con le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria, Ministri interessati, parlamentari e rappresentanti istituzionali.

Lettera aperta turismo stagionali
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2 Commenti

  1. Insomma vuole toglierci anche gli unici tre mesi all’anno nei quali è possibile vivere il lago senza essere assediati dai turisti… Mica male… Accontentarsi? Mai?

  2. Il sindaco di Tremezzo è un leader visionario che cerca di creare un futuro sostenibile per la regione. Questa è una conversazione importante. Spero che le persone partecipino. Vorrei proporre in considerazione l’idea di assumere anche persone anziane nel settore del turismo. Consentire agli anziani di unire pensione e stipendio manterrebbe le persone attive nella loro comunità e aiuterebbe a ridurre i costi di servizi come l’assistenza sanitaria.
    L’esperienza turistica sarà notevolmente migliorata coinvolgendo persone anziane orgogliose con un legame lungo, forte e unico con l’area locale.

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