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L’allarme: “In provincia di Como mancano 79 medici di base. Situazione grave”

In provincia di Como si fa sentire la carenza di medici di base: sono addirittura 79 i camici bianchi in meno rispetto a quanti ne servirebbero. A lanciare l’allarmente il Movimento Cinque Stelle.

“Le sciagurate scelte passate delle Giunte di centrodestra che hanno governato la Lombardia stanno creando problemi all’intero sistema regionale: oggi uno dei più gravi è la carenza di medici di base. La situazione è particolarmente critica in provincia di Como dove mancano 79 medici di base – afferma in una nota Raffaele Erba, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle – Questo è un altro chiaro segnale di come l’errata programmazione sanitaria del centrodestra in Regione Lombardia abbia compromesso anche la rete dei medici di famiglia”.

“Molte le ragioni di queste carenze di personale medico che spaziano dal depotenziamento della figura dettata da una visione in cui si privilegiavano i grossi ospedali centrali a discapito della medicina di territorio, alla scarsa incentivazione verso chi era orientato ad intraprendere tale professione – aggiunge il consigliere regionale – Condivido con preoccupazione l’allarme lanciato da Giuseppe Enrico Rivolta, segretario regionale del Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (Snami) e membro del consiglio dell’Ordine dei Medici di Como. Purtroppo la gravità della situazione a Como è sotto gli occhi di tutti e peggiora anno dopo anno”.

“La riforma sanitaria della Lombardia dovrà colmare questa e molte altre lacune che sono emerse soprattutto durante la pandemia. Occorre puntare soprattutto su prevenzione e rafforzamento dei presidi territoriali, colmando il divario tra pubblico e privato. Non possiamo più permetterci una sanità a due velocità, in cui permangono lunghe liste d’attesa ma che scompaiono all’improvviso se si sceglie di farsi curare privatamente – conclude Erba – I lombardi sono stati lasciati soli e dimenticati per privilegiare una sanità sempre più in mano ai grandi ricchi e sempre più insensibile alle esigenze dei cittadini più deboli”.

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