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Laura da Como, 11 anni a New York: “Io, sospetta Covid, curata col Tachiflu. Poi tutti sono impazziti. Cuomo, vero leader”

Dopo undici anni nella Grande Mela hai tutto il diritto di sentirti (un bel po’) newyorker e di immaginare di conoscerli abbastanza bene questi yankee.

E certo è così ma le emergenze sballano tutto, invertono proporzioni e relazioni, prassi e sistemi, nel bene e nel male.

Così qualche settimana fa, quando l’emergenza Covid iniziava a devastare in pieno l’Italia, Laura non avrebbe pensato che il fiero popolo a stelle e strisce sottovalutasse tanto un’epidemia che di lì a poco, lo avevano detto tutti gli epidemiologi, sarebbe diventata pandemia.

Laura Anzani, comasca, carriera stellare, top-manager responsabile del mercato delle americhe per l’azienda di famiglia, la ben conosciuta Poliform, si è preoccupata al primo colpo di tosse (d’altronde aveva appena incontrato dei connazionali).

Con quel mal di gola molesto. Secco e puntuto e fastidioso e sconosciuto, la febbre e tutti quegli altri sintomi che, universalmente detti, raccontati e ripetuti da scienziati e giornali, parevano tratteggiare un possibile, glacialmente preciso, identikit: Coronavirus.

“Io che non mi ammalo mai”, racconta. E sorride, gentile.

Così parte l’itinerario, il giro della paura. Il medico (privato, siamo negli Usa, ragazzi!) e la visita: “Mi ha fatto tutti i tamponi: streptococchi, influenza A e B. Tutto negativo”.

Niente test Covid?
No, mi ha prescritto del Tachiflu e via.

Tachiflu, davvero?
Sì.

E con un ruolo ipersociale come il tuo, una cosa hai fatto. L’unica possibile.
Mi sono isolata immediatamente con la mia famiglia. E’ stato quattro settimane e mezzo fa. Ancora non so se ho avuto o, magari, ho ancora il Coronavirus.

Ma come è possibile?
Perché qui siamo in ritardo di almeno due settimane rispetto all’Italia. All’inizio gli Stati Uniti, nonostante le notizie dall’Asia e dall’Europa, hanno agito come se la cosa non li riguardasse.

Una sorta di immunità magica per diritto divino: american way of life. Eh.
Non credevano alle notizie. Io, da italiana all’estero, ho provato a allertare tutti ma era come se per loro Asia e Europa non esistessero.

Poi anche Trump ha dovuto capire.
Quando c’è stato lo shot-down la gente è impazzita, la vendita di armi da fuoco ha registrato picchi senza precedenti, le mascherine e i disinfettanti gel sono spariti. Di tamponi nessuna traccia, nemmeno a pagamento (con cifre tra i 2.500 e i 3mila dollari, Ndr)

Il caos.
I governatori di ogni Stato seguivano le conferenze stampa dell’ultimo minuto del presidente Trump e poi decidevano come agire. Qui abbiamo Andrew Cuomo che, devo riconoscere, è un grande leader: lavora coi sindaci e fa squadra, per lo Stato e per la città.

La gigante, eppure asfittica New York.
I newyorker usano quasi esclusivamente i mezzi pubblici. Vivono in spazi stretti. A volte 4-5 adulti in 80 metri quadri, nello stesso appartamento. Senza balconi, senza luce naturale, affacciati su altri palazzi. E’ così, qui le spese sono folli.

Una densità umana che porta il contagio a rischi geometrici.
E Cuomo, infatti, si è mosso subito. E’ arrivato l’esercito, la nave ospedale per i non-covid. Come a Milano il polo fieristico è diventato succursale di un ospedale del west-side, ci sono campi allestiti, strutture interamente dedicate al virus: abbiamo una media di 800 morti al giorno nello Stato. Per fortuna la macchina è eccezionale e non solo dal punto di vista sanitario: ci sono aiuti di Stato per chi perde il lavoro. Se pensiamo solo ai ristoranti chiusi, con la facilità di licenziamento che c’è qui, immaginate il numero di disoccupati. I siti governativi per la disoccupazione sono scoppiati.

Quanti siete in casa?
Io, mio marito e i nostri due figli: la piccola di 5 anni e il maschio di 6.

Quanto ancora resterete fermi?
La Florida ha deciso, al momento, per il 30 aprile. Ma New York non si sbilancia, quando lo fa crolla il mercato.

E’ cambiato tutto.
Sì, abitudini, ritmi e tempi, rapporto coi dipendenti. Abbiamo dovuto ridisegnare tutto. Casa nostra non è gigantesca e non si è mai soli. Ma voi in Italia lo sapete bene come si vive.

Già, l’Italia. Tornerete tra un bel (bel) po’.
Eh (sospira), sì.

(Ph da New York: Fickr)

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4 Commenti

  1. Senza tampone possitivo non si può dire ammalata di COVID 19. Spero nessuno prenda spunto di questo titolo e possa cominciare ad auto prescrivere di farmaci che magari possono fare più male che bene in questo momento.

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