E’ una lettera che va ben oltre la formalità degli auguri pasquali ai concittadini, quella vergata di proprio pugno dal sindaco di Gravedona ed Uniti, Cesare Soldarelli.
Naturalmente, non manca la speranza di una Pasqua serena e “portatrice di una vera pace”, ma poi, nell’esprimere soddisfazione per la grande solidarietà dimostrata dagli abitanti del paese rispetto alla guerra in Ucraina, il primo cittadino si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa sui fatti locali. In particolare, rispetto all’immagine che – ben lontana dalla realtà – sarebbe veicolata all’esterno rispetto alla sua comunità in relazione al fatto che sta tenendo tutta Italia con il fiato sospeso: l’evasione in Altolago di Massimo Riella.
Partendo dalla grande mobilitazione locale per l’accoglienza e l’assistenza dei profughi ucraini, Soldarelli ringrazia innanzitutto i cittadini di Gravedona “per ciò che stanno facendo senza clamore”. Ma subito dopo aggiunge un passaggio decisamente forte rispetto ai concittadini che sarebbero impegnati nella solidarietà “sottraendosi, fortunatamente, ai riflettori di un circo mediatico che ci vuole dipingere come persone chiuse, fredde o, peggio, omertose”. Un aggettivo, quest’ultimo, che sembra echeggiare i fatti legati all’evasione di Massimo Riella, 48 anni, scappato il 12 marzo scorso sfruttando un permesso ottenuto dal Tribunale per far visita alla tomba di Gravedona, località Brenzio, della madre morta poche settimane prima e, da allora, mai più rintracciato.
Un giallo che dura da oltre un mese e a cui recentemente si è aggiunto un episodio ancora più misterioso, cioè l’incontro nella località boschiva di Brenzio tra Massimo Riella, suo padre, e un agente di Polizia penitenziaria che sarebbe poi anche riuscito ad avvicinare il fuggitivo, ma finendo poi per esplodere alcuni colpi di pistola quando è nuovamente scappato. Un fatto da cui poi sono scaturite la denuncia di scomparsa da parte del padre di Riella ai carabinieri di Gravedona e, contemporaneamente, una intensificazione delle ricerche del fuggitivo da parte le forze dell’ordine proprio tra monti sopra e attorno Gravedona dove si sospetta che l’evaso – forse con qualche complicità locale – si sia potuto nascondere.
Di seguito, la lettera integrale del sindaco di Gravedona.
Carissimi concittadini,
in occasione della Santa Pasqua voglio far giungere a tutti voi e alle vostre famiglie un pensiero e un augurio.
Mentre immaginavamo di vivere questa primavera come una fase di superamento della terribile esperienza della pandemia, con un lento ma continuo ritorno a una normalità quasi dimenticata, ci vediamo purtroppo costretti a confrontarci quotidianamente con delle immagini di una guerra terribile.
Ciò che colpisce sono gli sguardi di anziani e bambini travolti, loro malgrado, da una violenza inaspettata e crudele. Penso che nessuno di noi possa restare indifferente a quegli sguardi e che a noi tutti è richiesto l’impegno per ricercare e costruire percorsi di pace sia nelle relazioni interpersonali, all’interno delle proprie comunità, sia ai livelli più alti dei rapporti tra popoli e nazioni.
So, e di ciò sono veramente orgoglioso, che molti gravedonesi si stanno adoperando attivamente nell’accoglienza dei profughi di guerra, nell’organizzare spedizioni di beni di prima necessità, nel supportare, anche economicamente, enti e organizzazioni caritative e di volontariato internazionale. Voglio qui ringraziarli tutti per ciò che stanno facendo senza clamore e sottraendosi, fortunatamente, ai riflettori di un “circo” mediatico che ci vuole dipingere come persone chiuse, fredde o, peggio, omertose.
La Pasqua è la festa della vita che risorge, della speranza che diventa certezza: a tutti voi concittadini, agli ospiti italiani e stranieri che in questi giorni ricominciamo a frequentare il nostro meraglioso lago, alle persone che qui stanno trovando rifugio sicuro e tranquillo, vadano gli auguri miei e di tutta l’amministrazione comunale per una Santa Pasqua serena e portatrice di vera pace.
Il sindaco
Cesare Soldarelli