Fare paragoni tra quanto viene fatto a Como e a Lecco scatena le tifoserie delle due cittadine lariane più di una partita di calcio.
Questa volta al centro del ring portiamo due palazzi storici, fiori all’occhiello delle due amministrazioni comunali. Da una parte, a Como, c’è Palazzo Natta, al civico 12 dell’omonima via nel cuore del centro storico. Dall’altra Palazzo delle Paure, l’edificio neo-medievale che si affaccia sul lungolario lecchese.
Si dirà, perché paragonarli? Perché con tutte le differenze del caso, il primo è desolatamente vuoto in attesa di scoprire la propria missione mentre il secondo è diventato negli ultimi anni un vero e proprio simbolo del capoluogo lecchese.
Parliamo quindi della situazione in cui versa Palazzo Natta. Lo storico edificio, costruito tra il 1735 e il 1744, è stato oggetto di un maxi restauro da due milioni e mezzo di euro durato nove anni. Poi l’ingresso, in comodato d’uso gratuito, dei rettorati dell’università dell’Insubria e della sede comasca del Politecnico di Milano. Questo fino al 2017 quando nel giro di pochi mesi entrambi gli atenei hanno fatto i bagagli. Da allora le magnifiche sale affrescate sono vuote in attesa di scoprire il loro futuro.
Considerate le difficoltà in cui versano i luoghi della cultura comasca (Villa Olmo, Museo Giovio, Broletto solo per citarne alcuni che hanno bisogno di lavori), più di una voce ha chiesto che questo magnifico palazzo diventi uno spazio espositivo per mostre temporanee. Proprio come è stato fatto per Palazzo delle Paure a Lecco.
L’edificio, costruito tra il 1902 e il 1905, ospitò fino agli anni Sessanta l’Intendenza di Finanza, il Catasto e la Dogana, poi divenne sede scolastica. Infine una grande ristrutturazione e nel 2012 la riapertura come sede museale. Oggi è un simbolo di Lecco: ospita al piano terra e al primo piano le esposizioni temporanee mentre al secondo si trova la Galleria comunale d’Arte – sezione di Arte Contemporanea. Infine al terzo piano è allestito l’Osservatorio Alpinistico Lecchese.
Un commento
per palazzo Natta avrebbe probabilmente senso un utilizzo delle sale principali come spazi di rappresentanza / eventi, il resto forse è più adatta ad uffici. Ma perchè invece non pensare in grande? e unire il cosìdetto chiostrino di san eufemia a palazzo natta, unendo e utilizzando enttrambi gli spazi e i giardini – allora avrebbe probabilmente un giusto “peso” per poterne ripensare l’uso – magari anche un mix di uffici pubblici abbinati a spazi per eventi, spazi per associazioni culturali, un centro di aggregazione, magari ulteriormente allargato al vicino spazio NAtta.