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Migranti 2016-2018. Bernasconi: “Cattiverie e paure montate ad arte. Ma Como è solidale”

(Foto in copertina di Gianpaolo Rosso)

Come spesso accade, con Roberto Bernasconi è difficile rimanere solo sul “punto”. Direttore della Caritas di Como, soprattutto i grandi temi e i momenti caldissimi legati all’immigrazione ne hanno portato la figura al centro di mille incroci (e altrettante polemiche).

Il tema specifico di oggi era lo stop imposto dalla prefettura di Como al Centro governativo di via Regina – gestito dalla stessa Caritas in sinergia con la Croce Rossa – in merito ai trasferimenti dei migranti uomini sia verso i Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas), sia da queste strutture al campo.

“Da circa due mesi la Prefettura ha bloccato sia gli ingressi come i trasferimenti ai CAS degli uomini maggiorenni – ha rivelato nell’ultimo report Roberto Ciriminna, operatore della Cooperativa sociale Symploké e coordinatore al campo Cri di via Regina a Como – Non è dato di sapere il motivo. Le donne, i minori e le famiglie possono essere trasferite”.

“E’ vero, ma si tratta di una situazione sicuramente transitoria – conferma Bernasconi – Con ogni probabilità, la decisione è nata quando c’era qualche timore per l’improvviso aumento delle persone di origine pakistana in arrivo, perché da tempo ormai i respingimenti dalla Svizzera sono pochi e gli arrivi in genere sono calati. Ma credo che la situazione si sbloccherà a breve e i trasferimenti potranno riprendere come in passato”.

Peraltro, dalla sua apertura (settembre 2016) a oggi, il centro governativo ha quasi cambiato pelle: basti pensare che in questo periodo gli ospiti sono sempre tra i 190 e i 200, mentre in altre fasi arrivarono a superare abbondantemente quota 300. E la grande maggioranza dei migranti proviene dal Pakistan, mentre gli altri si dividono tra Somalia e Africa nera.

In un’estate tutto sommato tranquilla e lontanissima da quella tumultuosa e drammatica di 24 mesi fa, con i giardini della stazione San Giovanni che divennero un enorme centro di accoglienza a cielo aperto, Bernasconi si può permettere anche un breve bilancio di questi anni. Ed è, tutto sommato, positivo.

“I momenti difficili ci sono stati e ci saranno – dice il direttore della Caritas – Ma se siamo obiettivi, bisogna dire che alla fine Como si è dimostrata davvero una città solidale e accogliente. Il sistema Como ha retto nel suo complesso, con tutte le fatiche del caso. Caritas, Croce Rossa, associazioni, volontari: tutti assieme hanno permesso che molti timori si rivelassero infondati, a partire da quelli su rivolte imminenti, tensioni sociali fuori controllo, convivenza impossibile”.

“Episodi difficili ce ne sono stati, nessuno lo nega – prosegue Bernasconi – Altri sono stati montati ad arte per alimentare paure e polemiche. Personalmente, io vivo sempre la mia dimensione di fede e anche nei momenti più faticosi c’è la dimensione della speranza che dà la forza di andare avanti. Alcune cose in questi due anni sono state ragionate, studiate, pianificate. Per altre ci siamo affidati alla Provvidenza che ci ha aiutato. Paura? No, non ho mai avuto paura”.

Si torna, inevitabilmente, al 2016, a quell’estate che ha segnato una pagina di storia della città. “In quei giorni ci siamo svegliati da un limbo – dice Bernasconi – Tutto a un tratto ci siamo trovati immersi in un fenomeno di massa che, almeno in quelle proporzioni, a Como avevamo sempre visto in tv, altrove. L’accoglienza dei migranti era già attiva, ma era un fenomeno controllato, ordinato. In pochi giorni, un mondo con le sue regole venne sconvolto ma è proprio in quei momenti che la città si è rimboccata le maniche, si è scoperta solidale e si è mossa. Le istituzioni? Hanno i loro tempi, le loro lentezze. Ma in assoluto, i frutti buoni oggi si vedono, soprattutto se guardiamo a quanto accade a Ventimiglia, per esempio”.

In un quadro generale positivo, dunque, soltanto un piccolo spazio è occupato dall’amarezza. “Una cosa brutta, ultimamente, mi è capitata – racconta – Dopo alcune esternazioni, anche dure (probabile il riferimento alla furiosa polemica con Matteo Salvini, ndr), sono stato attaccato con toni violenti, anche da persone che finora non avevano mai avuto il coraggio di dire la propria. Mi è spiaciuto, mi sono un po’ ritrovato in quello che sta accadendo in questi giorni all’uomo che ha segnalato l’annuncio razzista da parte di una capotreno”.

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