C’è un’ipotesi sui tavoli del Comitato Tecnico Scientifico e del Governo Draghi: armonizzare meglio i provvedimenti legati alle zone arancioni, e ancor più alle zone in “arancione rafforzato” come la provincia di como. E, in questo senso, chiudere anche i negozi laddove vengono chiuse le scuole, esattamente come deciso ieri per il Comasco.
La questione è emersa per l’appunto nella riunione della cabina di regia di ieri, con nuovo appuntamento previso oggi 2 marzo per mettere definitivamente a punto il nuovo Dpcm in arrivo.
Secondo quando è filtrato al termine del vertice di lunedì, alcuni partecipanti all’incontro avrebbero sottolineato che nelle zone arancioni andrebbero chiusi i centri commerciali e i negozi. Un orientamento che vedrebbe favorevoli i ministri Speranza (Salute), Franceschini (Cultura), Bianchi (Istruzione) e Patuanelli (Agricoltura) ma non i colleghi Giorgetti (Sviluppo Economico) e Gelmini (Affari regionali).
Chiare le ricadute anche in provincia di Como: nel caso prevalesse la linea più rigorista, il 3 marzo oltre alla chiusura di tutte le scuole, con l’unica eccezione dei nidi, dovrebbero nuovamente abbassare le serrande anche i negozi che invece, stando così le cose, potrebbero rimanere aperti.
Oggi, come detto, l’ultima parola e il via (o la bocciatura) della modifica.
3 Commenti
Non ha senso chiudere le scuole e lasciare aperti i negozi, bar e ristoranti/pizzerie nei quali le norme anti Covid19 non, e ripeto, non vengono rispettate. Auguriamoci chiudano così da poter riuscire nel giro di un paio di mesi a tornare ad una quasi normalità per tutti.
Sarebbe il minimo, per rispetto dell’istruzione, ma ne dubito fortemente. I bottegai prima della cultura.
Il problema non sono i negozi né i ristoranti ma il fatto che 9 adolescenti su 10 tengono le mascherine sotto il mento perché “fa figo”. Ci vogliono vigili e polizia in borghese a comminare multe a 3 zeri, così forse la capiscono che le regole le devono rispettare anche loro.