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“No alla chiusura del nido Magnolia”, il flash-mob delle famiglie. E protesta anche la sorella dell’assessore Maccabeo

Si sono dati appuntamento oggi pomeriggio nel giardino della scuola materna di via Raschi per dire ancora una volta no alla chiusura del confinante asilo Magnolia. Megafono per dare indicazioni, bimbi da mettere un istante (e non senza difficoltà) in posizione ‘off’, striscioni, cartelloni, maschere e quei fogli con scritto 13-32.

No, non danno i numeri le famiglie presenti per questo flash mob fotografico. “Oggi i bambini in via Passeri sono 32 e non 13 come sostiene il sindaco. Di questi 13 avrebbero continuato a frequentarlo anche il prossimo anno scolastico. Inoltre in lista d’attesa, dati dal sito del Comune, ce ne sono 17”, spiegano due mamme, Arianna Lorini e Alice Ghignone. Il senso è: non è una struttura scarsamente frequentata, anzi.

L’iniziativa è stata voluta per tenere alta l’attenzione. Peraltro sempre oggi, come raccontavamo prima, dirigente e consiglio di istituto di Como-Borgovico hanno scritto al sindaco Alessandro Rapinese per chiedere un ripensamento (qui i dettagli).

Intanto crescono le adesioni al comitato dei genitori che conta un gruppo WhatsApp di oltre 300 membri, un gruppo e una pagina Facebook (Comitato Genitori Como) e una Instagram (@comitato_genitori_como) e un programma di iniziative che inizierà il 20 marzo con un’assemblea pubblica e il 26 con un flashmob per proseguire con una petizione (dettagli e interviste sul numero di ComoZero Settimanale in distribuzione da domani, 15 febbraio).

E così tra volti sorridenti e festosi, perché va bene protestare per un tema serissimo ma si può farlo anche di buon umore (fa bene alla salute), ecco che nella piccola folla ritroviamo chi l’altra sera, durante la manifestazione in Comune, avevamo inquadrato per un istante durante la nostra diretta Facebook. L’avevamo poi cercata a fine evento ma era tornata a casa. Parliamo di Paola Bodero Maccabeo. Già, stesso cognome dell’assessore della giunta Rapinese, Chiara, come noto sono sorelle. Scatta la curiosità, e come non potrebbe? Lei capisce bene e non si sottrae.

Come mai manifesti con le famiglie? (evitiamo il formalismo del ‘lei‘, con Paola abbiamo lavorato insieme, giovanissimi, d’estate al Libraccio): “Io insegno ai bambini da tre a cinque anni qui alla Raschi, sono la mia passione, la mia vita, il mio cuore è qui (lo ripete molte volte, Ndr). Credo in questo progetto educativo che è in linea con lo stare insieme, con il crescere in un contesto che lavora per il futuro dei bambini”.

La continuità educativa tra le due strutture e le medie di Borgovico è un fiore all’occhiello in città, un fior di Magnolia appunto. Poi aggiunge: “Questa realtà funziona benissimo e chiudere non va bene”. Nel frattempo si avvicina un bimbo, guarda la maestra Paola e dice: “Salviamo l’asilo, vero?”. A Paola si illuminano letteralmente gli occhi: “Ecco, è proprio quello che ti sto dicendo: io dico ‘no’ con loro. Salviamo il nido”.

E con tua sorella come va, ne avete parlato, vi siete confrontate? “C’è una divergenza di opinioni sul tema ma va tutto bene ovviamente, ne parliamo con punti di vista diversi”.

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7 Commenti

  1. Ma il Comune di Como è sì povero da non potersi permettere di mantenere taluni asili in perdita?
    Tra l’altro mi risulta difficile pensare che un asilo pubblico possa auto sostenersi con le sole proprie entrate, a differenza di una struttura privata.
    È il bilancio complessivo da osservare, le tasse vengono pagate anche per garantire, in perdita e senza remora alcuna nel dirne, i servizi pubblici.
    Naturalmente ciò non esclude l’attuazione di politiche di saggia gestione della cosa pubblica, ma guardare al muro dato economico può arrecare molti disservizi alla collettività.

  2. Perché… Perché chiudere e solo chiudere. Ci sono spese e questo si sa, cerchiamo in un altro modo di sostenere a queste spese.
    1 . Controllare gli edifici pubblici , vuoti, e il riscaldamento va.
    2. Gli sprechi inutili, luci accese, dove si potrebbero mettere pannelli piccoli e funzionare con il sole,
    Tante cose si possono fare , prima di chiudere un nido, una scuola.
    Comune non riesce a sostenere le spese? Ok. Allora dai la possibilità a chi vuole a chi crede nel bene comune, dei bambini (sono il ns futuro, ) a creare una cooperativa e gestiscono loro il nido, e comune se ne lava così le mani con tutti i molteplici problemi che dice .
    Poi in ogni cosa c è la possibilità di trovare una soluzione , ovviamente se la si vuole trovare, .
    Il traffico a Como è già insostenibile , se poi ci mettiamo anche i genitori che per portare i figli devono fare km per portare i figli al nido, non ha senso, .
    Comunque tutti dovremmo sostenere queste famiglie anche chi non ha figli piccoli, .

  3. Gli assessori immagino potrebbero in cuor loro anche avere opinioni differenti ma dubito le potrebbero esprimere

    1. Sono rammaricata io lavoro nel pubblico bisogna non chiudere ma trovare delle soluzioni perché i soldi non bastano il nido privato costa tantissimo spero si possa trovare la soluzione in modo intelligente

      1. I servizi alle famiglie atti a favorire natalità e benessere non sono solo dei costi. L’intelligenza sta nel capire e saper gestire questo aspetto.

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