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Non vaccinati: il Ticino dice sì a restrizioni, tamponi e obblighi per entrare in Svizzera

Arriva il sì del Consiglio di Stato ticinese sulle restrizioni per i non vaccinati e i non guariti dal Covid in ingresso in Svizzera.

Con la risposta ufficiale alla consultazione federale partita lo scorso 8 settembre, dunque, il Cantone si schiera per la linea del rigore. Ora si attendono le risposte degli altri Cantoni allo stesso quesito (che dovrebbero essere per la gran parte sulla stessa linea) e poi il Consiglio Federale prenderà una decisione definitiva venerdì prossimo, l’entrata in vigore potrebbe essere già il 20 settembre.

Per entrare in Svizzera i non vaccinati dovranno fare due tamponi o test e quarantena

Per entrambe le varianti proposte, chi arriva in Svizzera deve compilare il modulo di iscrizione elettronico (Passenger Locator Form). La misura vale per ogni metodo di entrata in Svizzera: a piedi, in bicicletta, in aereo, in treno, in nave, in autobus e in auto. I controlli saranno intensificati e, se necessario, saranno inflitte multe.

La Confederazione aveva posto in consultazione due possibili varianti per chi volesse entrare in Svizzera senza essere guarito o senza vaccino: da un lato l’obbligo del tampone in ingresso, cui seguirebbe l’obbligo di un altro test da effettuare tra i 4 e i 7 giorni successivi. In alternativa, fatto salvo il tampone obbligatorio in entrata, osservare una quarantena di 10 giorni.

Il Governo ticinese ha indicato “la prima variante”, ossia esito di un tampone obbligatorio all’ingresso con obbligo di farne un altro entro i 4 e i 7 giorni successivi, come la “più adeguata al momento attuale”. Dunque questo potrebbe significare che anche per i ticinesi, come per chiunque altro in ingresso in Svizzera (fatta eccezione per i frontalieri, gli under 16, i passeggeri e gli autotrasportatori di solo transito), scatterà l’obbligo di mostrare il certificato Covid. E questo anche per “espatri di breve durata”, cosa che potrebbe includere anche la spesa in Italia per gli svizzeri.

Ma non è finita qui.

Il Governo ticinese ha avanzato anche una terza possibilità: ovvero riprendere la lista dei Paesi a rischio e imporre “l’obbligo di test all’entrata e poi a 4-7 giorni in provenienza da Paesi non a rischio” ma “obbligo di test all’entrata e quarantena in provenienza da Paesi a rischio”.
Infine, il Consiglio di Stato sia dice favorevole sia a un aumento dei controlli, l’inserimento di multe disciplinari in caso di violazioni e l’assunzione personale dei costi per il primo tampone in entrata. Si propone invece di far prendere a carico allo Stato il test al settimo giorno “in quanto permette un controllo, che altrimenti andrebbe perso, della contagiosità di persone con un rischio accresciuto”.

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