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Nuova casa per il genio di Raul Merzario: da Cernobbio al Museo della Seta

L’Archivio Raul Merzario da oggi ha una nuova casa. Da pochi giorni, infatti, è stata formalizzata la donazione al Museo della Seta dell’immenso patrimonio di documenti, appunti e materiale didattico che lo storico comasco, scomparso nel 2006, ha raccolto in una vita intensissima dedicata allo studio dell’economia e della società dei territori dell’arco alpino raccontata anche nel volume “Non camminerai mai solo. Raccolta di opinioni e interventi di Raul Merzario” a cura di Franco Gerosa (Nodo Libri). “Dopo la scomparsa di Merzario, la famiglia aveva espresso il desiderio di donare l’intero patrimonio di libri e documenti al Comune di Cernobbio e mi ha incaricato di catalogare tutto il materiale raccolto in oltre cento scatoloni – racconta il curatore dell’Archivio Rolando Fasana – dopo circa un anno di lavoro, l’archivio è stato poi presentato alla Soprintendenza che ne ha riconosciuto l’interesse storico e l’ha posto sotto la sua tutela e nel 2009 è nato il Centro Studi e Ricerche Raul Merzario con sede a Villa Bernasconi”.

Cernobbio Villa Bernasconi allestimento mostra

Nel 2014, però, l’associazione comincia a perdere vigore, Villa Bernasconi viene destinata ad altri scopi e per l’Archivio inizia un nuovo capitolo: “Il Comune di Cernobbio, a cui era già stata donata l’intera biblioteca composta da oltre 3.000 volumi, non era in grado di poter valorizzare adeguatamente un fondo archivistico come questo rendendolo consultabile dagli studiosi, e così sarebbe stato anche destinandolo all’Archivio di Stato – spiega Fasana – d’altro canto la tutela della Soprintendenza impediva di donarlo alla Svizzera, che si era resa disponibile ad accoglierlo, così si è cercata una soluzione alternativa”.

E il luogo perfetto, capace di unire attenzione alla conservazione e possibilità di studio e valorizzazione, è stato trovato nel Museo della Seta e così, da qualche giorno, 22 faldoni contenenti oltre 240 fascicoli, 49 volumi di tesi e alcuni documenti antichi sono partiti da Cernobbio alla volta di via Castelnuovo.

Como l’ingresso del Museo della Seta ph: Carlo Pozzoni

Una destinazione insolita, a prima vista, per ospitare le preziose carte di uno storico che, benché figlio di due disegnatori di tessuti, non si è mai occupato direttamente del mondo della seta.

“È vero, Raul Merzario non ha scritto moltissimo sulla seta ma i suoi studi si sono indirizzati sull’economia rurale tra Seicento e Ottocento e su una realtà culturale che è la stessa in cui nasce l’industria serica – spiega il direttore del Museo Paolo Aquilini – il plusvalore del nostro museo è però sicuramente quello di poter offrire uno spazio in cui l’archivio, già completamente digitalizzato dal suo curatore, sarà consultabile con facilità da chi volesse iniziare a studiarlo. Si tratta di un’acquisizione notevolissima di cui siamo molto felici e che si sposa perfettamente con la nostra idea di museo come agorà pubblica, un luogo aperto e fruibile da tutti”.

VITA E OPERE DI UN VISIONARIO

Raul Merzario (1946-2006) nacque a Como e, dopo la laurea alla Bocconi e il conseguimento di una seconda laurea in Sociologia, si dedicò all’insegnamento universitario nel campo della Storia economica e sociale. Convinto che i fatti economici, sociali, politici andassero studiati in un contesto più ampio, pubblicò il suo primo lavoro, “Signori e contadini di Calabria. Corigliano Calabro dal XVI al XIX secolo”, una novità metodologica sia nell’utilizzo delle fonti (che coinvolgeva anche archivi parrocchiali e privati) sia per la molteplicità dei punti di vista con cui veniva descritta la comunità.

La stessa concezione diede vita anche a un altro lavoro dedicato al tema del mercato matrimoniale in area subalpina: “Il paese stretto: strategie matrimoniali nella Diocesi di Como, secoli 16.-18”. La passione di Merzario per le comunità delle zone in cui era nato, lo portò poi a proseguire gli studi della storia economica e sociale letta, in questo caso, attraverso le migrazioni alpine. Ne “Il capitalismo delle montagne” sviluppò un approccio metodologico che, per la prima volta, non si fermava solo a un’analisi quantitativa ma poneva l’essere umano al centro del processo di industrializzazione. Ultima fatica dello storico comasco fu poi “Il fuoco acceso” in cui i temi del mercato matrimoniale e dell’impatto delle migrazioni alpine sull’economia delle valli e in ambito domestico erano letti attraverso il ruolo delle donne, tema fino ad allora poco o per nulla affrontato dalla storiografia.

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