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Palestre, riapertura con beffa marziale. Ira coach Christian: “Ci tagliano ancora le gambe, troppe restrizioni”

Dopo tanti mesi di attesa, finalmente anche le palestre possono ripartire.

Como e Lombardia, lunedì 24 maggio riaprono le palestre. Spogliatoi, docce, spazi: le regole

Il grande giorno oggi, lunedì 24 maggio, che ha concesso a tanti sportivi di tornare a praticare attività rispettando una serie di restrizioni: misurazione della temperatura e gel disinfettante all’ingresso, percorsi separati per chi entra e chi esce, numero massimo di persone indicato all’entrata, divieto di utilizzare le docce negli spogliatoi, distanziamento di due metri all’interno e utilizzo della mascherina tranne durante l’attività fisica.

Se molti gioiscono per questo traguardo nonostante le limitazioni, altri non hanno ancora riaperto le porte della propria struttura. Soprattutto se ospitano atleti che praticano sport di contatto.

“Ho letto bene il decreto e le restrizioni sono ancora tantissime – così Christian Olivo dell’Accademia Arti Marziali Piccolo Drago ASD di Fino Mornasco – quindi io oggi non posso riaprire la palestra. Già prima ci era permesso fare allenamenti all’aperto con il contatto e ho la fortuna di avere un portico all’esterno, dove ho deciso di fare i corsi almeno per i più piccoli. Ma le altre categorie no, per il momento”.

Tanta la delusione di Christian, che nei mesi scorsi si era esposto pubblicamente per chiedere la riapertura delle palestre con un grande allenamento collettivo in piazza Cavour (ne avevamo parlato qui).

VIDEODIRETTA Como, la protesta delle palestre in piazza Cavour: “Fateci riaprire”

“Le restrizioni sono praticamente identiche a quelle dell’anno scorso – aggiunge – l’entusiasmo per la riapertura è stato smorzato per tutte le condizioni che hanno imposto: non fare la doccia per noi è un disagio, ma lo è soprattutto l’obbligo di stare distanziati all’interno della palestra. Come arti marziali, per noi il contatto è basilare. Quindi le restrizioni ci tagliano nuovamente le gambe, anche perché giugno e luglio sono già solitamente mesi di calo e quindi mi rassegno a ripartire a settembre”.

Al momento Christian porta avanti il suo gruppo di atleti agonisti, circa 20 persone, ma evidenzia le contraddizioni che secondo lui sono insite nelle nuove restrizioni.

“Sono un controsenso unico – conclude – all’aperto posso fare contatto e al chiuso no, ma cosa cambia? Se faccio usare singolarmente la doccia, poi, che problema c’è? È un po’ come il discorso dei ristoranti, dove per ora è concesso mangiare all’aperto ma non al chiuso. C’è un accanimento sul nostro settore e sulla ristorazione, che non comprendo ancora a un anno da quando hanno imposto le prime restrizioni per la pandemia. Non siamo noi il problema, i contagi sono aumentati nonostante la chiusura delle palestre”.

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