Lo scorso 27 dicembre è iniziato, anche a Como, un percorso nuovo e stimolante per l’Unità Operativa della Farmacia dell’ospedale Sant’Anna.
Il team, composto da sole donne e diretto da Paola Ardovino, ha infatti il delicato compito di “cucinare” e di gestire le spedizioni alle altre strutture sanitarie del territorio (ospedali accreditati, Rsa) del vaccino Pfizer Biontech contro il Covid-19.
“Il 27 dicembre è stata una prima volta molto emozionante – racconta Paola Ardovino – abbiamo preso dimestichezza con le prime 50 dosi arrivate dal Niguarda. Un altro momento altrettanto emozionante è stata la prima consegna di dosi direttamente da Pfizer: per la prima volta abbiamo avuto a che fare con la soft box, ovvero il contenitore termico per il trasporto a meno 80 gradi. Ci siamo confrontate con le istruzioni operative dell’azienda e da subito abbiamo coinvolto la vigilanza interna per gli spostamenti dei flaconi o delle siringhe tra i vari laboratori”.
E una volta aperta la “scatola delle meraviglie” si apre un mondo nuovo, altamente tecnologico.
“La prima cosa da fare è verificare l’integrità del collo e che per tutto il trasporto sia stata mantenuta la temperatura ottimale – racconta Ardovino – per questo motivo la spia del datalogger deve essere verde, se è rossa significa che qualcosa non va. Se tutto è andato bene, muniti di guanti, si preleva il contenuto. Su ogni vassoio, che sembrano confezioni di pizza, ci sono 190 flaconcini da cui è possibile ricavare 1.170 dosi perché da ognuno si possono estrarre 6 dosi come da indicazione di Aifa. Una volta estratti si hanno tre minuti per riporli nel congelatore a meno 80 gradi dove possono essere conservati fino a 6 mesi. A quel punto dobbiamo informare Pfizer, tramite il sistema informatico, che tutto è andato a buon fine e riconsegnare la soft box”.
In base alle consegne di vaccino c’è poi tutta la parte organizzativa: fissare gli appuntamenti per le vaccinazioni interne del personale di Asst Lariana ma anche preparare le dosi che invece devono andare in altre strutture secondo tempistiche molto rigide.
“Nel frigorifero tra 2 e 8 gradi il vaccino può stare fino a cinque giorni mentre a temperatura ambiente due ore se è concentrato, sei se è già diluito nelle dosi – spiega la direttrice della Farmacia ospedaliera – per far fronte a tutte le esigenze il nostro team sta lavorando anche nei weekend perché, oltre al vaccino, dobbiamo continuare a far funzionare l’ordinario, a preparare tutti i farmaci per i reparti. Al momento c’è una collega fissa sulla gestione del vaccino e le altre a rotazione in base alla specializzazione: chi ha preso più dimestichezza con la parte informatica, chi con le consegne e i tracciamenti, chi con l’allestimento delle dosi. E’ un momento impegnativo per noi ma anche stimolante perché facciamo qualcosa di molto importante”.
Il team ha studiato e si è preparato molto nelle settimane prima dell’inizio della campagna vaccinale e oggi forma anche i colleghi che devono gestire il vaccino nelle Rsa o nelle strutture accreditate. Il processo che Ardovino ci ha raccontato è unico nel suo genere e estremamente delicato: sarebbe fattibile una vaccinazione con lo Pfizer su larga scala?
“Con una buona organizzazione si può fare tutto – conclude la specialista – certamente la vaccinazione di massa sarebbe più semplice con un altro tipo di vaccino ma abbiamo questo per il momento che viene distribuito in modalità pluridose, secondo la mia opinione, per stringere i tempi di distribuzione vista la situazione di emergenza in cui viviamo”.