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Più vita nella Como invecchiata degli ultimi 10 anni. Minghetti: “Mercati, rioni, case. Faremo così”

L’appuntamento è in uno dei luoghi simbolo di Como: via Milano Alta. Qui negli ultimi anni si è assistito, più che in altri luoghi di Como, alla desertificazione. Sia essa intesa come la chiusura di servizi e negozi, sia come la perdita di identità. E da qui il candidato sindaco della coalizione di centro sinistra è tornata a parlare di quartieri ma non solo.

Un altro tema forte infatti riguarda la necessità, per far rinascere queste zone, di intercettare delle risorse. Somme spesso contenute in diversi bandi, anche a carattere europeo. Motivo per cui “uno dei primi passi da fare sarà quello di creare un vero ufficio bandi in Comune. Una task force dedicata”, ha detto Barbara Minghetti che ha citato esempi vicini a Como a partire dal Comune di Varese dove da anni una simile struttura all’opera ha intercettato diversi milioni di euro.

Quindi, obiettivo è puntare sullo sviluppo per avere rioni sempre più vivi e completi con il sostegno al commercio di vicinato e con la creazione dei mercati di quartiere. A cui aggiungere l’apertura di spazi per il lavoro agile. Punti oggetto del tavolo dedicato allo Sviluppo, coordinato da Davide Vavassori, Andreé Cesareo e Michele Tomaselli.

“Partiamo da alcuni dati – dice Minghetti – La popolazione di Como sta invecchiando: in dieci anni (dal 2010 al 2020) la fascia più ampia di residenti è passata dai 40-44 anni ai 50-54 anni. Ciò significa che la popolazione anziana non ha ricambio dalle nuove generazioni. Ogni quartiere dovrà tornare ad avere una nuova vitalità, e per questo sarà nostra cura sostenere e incentivare il commercio di vicinato e i mercati di quartiere che, insieme con le politiche di portierato sociale e all’apertura delle Case di quartiere, offrirà punti di riferimento e strutture che possano migliorare la vita nella quotidianità”.

“I mezzi per sostenere questo percorso sono diversi: da bandi specifici per le piccole attività commerciali, alla messa a disposizione a canoni super agevolati alcuni spazi comunali in disuso da anni. Al momento, una quarantina di immobili risulta libera da ogni utilizzo. Il benessere di una comunità e le relazioni sociali nascono da un tessuto economico e sociale vivo, in tutti i quartieri che sto frequentando questa esigenza è ben presente”.

Altro tema, le imprese e i lavoratori. “Un’amministrazione deve favorire nuove opportunità e anticipare i bisogni di chi ogni giorno fa i conti con l’organizzazione della propria vita tra famiglia e lavoro. Per questo, abbiamo immaginato l’apertura di “spazi per il lavoro agile”, ovvero spazi pubblici dove sia possibile svolgere attività lavorative sempre più richieste (call conference, incontri, pianificazione) nel corso della giornata. Come per gli studenti esistono le biblioteche quali luoghi di studio, gli spazi per il lavoro agile saranno rivolti ai lavoratori, professionisti o dipendenti”. Tutto da studiare all’interno di un confronto con le associazioni.

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2 Commenti

  1. È un dato di fatto che la città stia invecchiando. Chi ci abita non esce e la vivibilità della nostra città non è così attrattiva da fa arrivare nuove famiglie. Quello che invece è molto interessante è l’apertura di spazi di per il “lavoro agile” in città. Moltissime grandi aziende di servizi del centro di Milano si stanno convertendo allo smartworking. Unicredit, Generali, Allianz, AXA, UBI, ecc. hanno tutti modelli di lavoro agile che prevede la presenza in ufficio per pochi giorni alla settimana, per alcuni, e per alcuni giorni al mese per altri. Per la nostra città e per il circondario è un’opportunità. Vivere in una città più piccola che non dista troppo da Milano consente di gestire al meglio il pendolarismo e per le coppie in cui lavorano in smartworking entrambi la gestione dei bimbi e degli impegni domestici. Lo smartworking produrrà alla distanza una rivoluzione urbanistica come è stato evidenziato da un’interessantissima ricerca dell’Osservatorio sul tema del Politecnico. È necessario guardare al futuro.

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