Abbandonato, ormai più di un anno fa, il sogno di realizzare una sede staccata al Politeama, il Conservatorio di Como trova finalmente i tanto desiderati nuovi spazi. Peccato che a correre in suo aiuto non sia stato il Comune di Como.
A raccontarlo, il direttore Vittorio Zago in un’intervista realizzata dal team comunicazione del Conservatorio stesso che, se da un lato è un trionfo di iniziative e progetti, dall’altro è una tirata d’orecchie all’amministrazione comunale, rea di aver dimenticato quello che è un fiore all’occhiello della nostra città.
“Un Conservatorio vitale, che si espande, ha bisogno di spazi. Annoso problema per il Conservatorio di Como. Ci sono novità sul fronte delle richieste di aiuto?”, è la domanda posta al direttore. “Sì, e molto belle – risponde quest’ultimo – ma le risposte non ci sono arrivate dalle autorità che riteniamo deputate, bensì dall’esterno”. Cioè dal Comune di San Fermo, che ha messo a disposizione a titolo gratuito l’auditorium, dalla Parrocchia di San Fedele con la chiesa di San Donnino e dal Teatro Sociale. “Sono tutte istituzioni che ringrazio di cuore – rincara la dose Zago nell’intervista – riservandomi di fare altrettanto con chi sarà in grado di muoversi ai ‘piani alti’ e di imitare queste realtà che hanno dimostrato con i fatti di essere così generose e sensibili alla nostra arte”.
“Il Comune di Como ha diversi spazi inutilizzati – spiega il direttore, contattato per un chiarimento – comprendo le difficoltà di adeguamento e non posso negare che il sindaco abbia sempre avuto parole di apprezzamento per il nostro lavoro ma non sono mai seguiti i fatti, come se si desse per scontato che tanto il Conservatorio può farcela da solo mentre la realtà è ben diversa”.
Spazi troppo piccoli per ospitare un numero crescente di corsi e una struttura che comincia a mostrare qualche crepa rappresentano infatti un problema annoso a cui però, nonostante i tanti appelli, l’Amministrazione non è stata in grado di rispondere.
“Di fronte a questo silenzio mi sono mosso per trovare soluzioni tampone e, fortunatamente, le risposte sono arrivate in tempi brevissimi – racconta Zago – ma questa non può essere una soluzione percorribile a lungo, basti pensare che ogni volta che dobbiamo fare lezione a San Fermo, il trasporto degli strumenti musicali ci costa circa 1.800 euro, in pratica un affitto”.
E mentre il Comune ci ragiona – e altri ci mettono una pezza – nascono progetti straordinari come il festival “Il segno del tempo”, 58 appuntamenti che, quest’estate, hanno anche impreziosito il Villa Olmo Festival, “il palinsesto più ambizioso mai ideato dal Conservatorio”, come lo definisce Zago. E poi l’inaugurazione del nuovo anno accademico alla Casa del Fascio con il battesimo della neonata orchestra barocca e il concerto di Natale al Sociale. “Sono importanti momenti di larga aggregazione delle forze del Conservatorio – dice Zago – testimoniano le qualità individuali ma unitamente la capacità di lavorare insieme, fondamentale per la musica. E, fiore all’occhiello, il nostro Conservatorio vanta ben sette formazioni corali interne, cosa rara nelle scuole italiane”.
E il Comune sta a guardare.
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