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Valbasca, riaperta l’ex Polveriera griffata Birrivico: caffè, bistrot, giochi e spogliatoi. Subito successo

La nuova Polveriera ha aperto da pochi giorni i battenti e sta già ottenendo successo. I lavori e gli ultimi ritocchi hanno portato all’inaugurazione ufficiale solo venerdì scorso. Ma il primo week end ha già dimostrato come i cittadini apprezzino questa nuova proposta immersa nel verde (la storia). Soddisfatti i componenti della nuova società creata per l’occasione, che vede all’interno il conosciutissimo Tonino de Falco del Birrivico, sua sorella Martina, che gestirà il nuovo spazio in maniera principale, e un terzo socio, il giardiniere Edoardo Trombetta.

E proprio Martina racconta l’avvio di questa nuova avventura. “Abbiamo atteso un po’ di più ad aprire per essere sicuri che tutto fosse al top. Nei giorni passati abbiamo fatto venire più volte dei nostri amici e li abbiamo utilizzati come cavie, per vedere se, ad esempio, avevano difficoltà a raggiungerci e a parcheggiare o se l’offerta era di gradimento. Insomma dopo questa attenta analisi, alla fine siamo partiti e siamo contenti”, racconta Martina.

All’interno dell’edificio, che si trova in una delle zone più frequentate del Parco della Spina Verde, si è voluto creare un caffè-bistrot, sale per eventi e una zona docce e spogliatoi per i runner che in Valbasca e nelle aree limitrofe da sempre amano andare a correre. “Tutto è operativo. Dal caffè agli spogliatoi. Abbiamo dei giochi per i più piccoli. E le prime reazioni sono positive. Ci dicono che desideravano un luogo tranquillo, immerso nel verde dove poter fare attività o anche solo rilassarsi”, racconta Martina.

Al piano terra dunque un caffè-bistrot.

L’idea è quella di creare, oltre a un’offerta culinaria classica, anche dei pacchetti picnic. Le persone potranno acquistarli e poi o rimanere nell’area verde a disposizione oppure andarsene in giro per i sentieri e trovare un posto dove fermarsi a consumare il pasto. Ovviamente tutti i materiali saranno biodegradabili ed ecologicamente sostenibili per essere a impatto zero. Inoltre verranno fornite delle mappe del Parco Spina Verde per far orientare le persone. Insomma il massimo relax nel verde e nella natura. “Devo dire che l’iniziativa piace, anche gli albatesi che all’inizio erano un po’ scettici”, chiude Martina.

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11 Commenti

    1. Sig.ra Gabriella,
      rimango sconcertato dal suo invito ad “adeguarsi”!

      Quale, la logica di questo suo invito, di questo modo di vivere? Cosa intende con “adeguarsi”? Forse un cieco, acritico accoglimento di ogni fatto, di ogni situazione, di ogni cambiamento?

      Quale, il limite che si pone all'”adeguarsi”? Ci avrebbe invitato ad adeguarci anche nel caso in cui in Valbasca avessero costruito un centro commerciale?

      Non riesco a capire, e sinceramente il suo commento mi fa paura.

  1. Concordo pienamente con Waldganger e Mario, la natura è natura… Un bistrot cosa rappresenta? Davvero uno spreco e un ulteriore “disservizio” alla comunità. Bravi Ente Parco complimenti per la gestione, ma se invece non vi metteste a curare il verde e il percorso vita invece che affidarvi al volontariato?

  2. Son comasco ma appena c è una novità subito a gridare allo scandalo!
    Svegliatevi, il mondo cambia!
    Diamo pure un opportunità di lavoro a questi ragazzi, e speriamo che resti tutto in ordine e pulito!
    Cosa dovevano fare in quel bel posto, la bocciofila!!!????

    1. Sig. Riccardo, è necessario fare per forza qualcosa?
      Non riusciamo più ad accettare un bosco in quanto tale? Un bosco come un luogo da preservare, possibilmente senza contaminazioni da tutto ciò che è possibile trovare a poche centinaia di metri in linea d’aria?
      Di bar e bistrot ne siamo ampiamente circondati, quale la necessità di averne uno anche in Valbasca?
      Forse un bosco come tale disturba ormai tanto quanto disturba la visione di uno scuro cielo stellato, dato il provocare in noi domande scottanti, esistenziali.
      Indubbiamente un bosco non produce un reddito, questo è innegabile e sicuramente ciò disturba molte persona, senza dover tirare in ballo argomentazioni più alte.
      Non mi resta che augurarle una buona consumazione.

  3. Da quando per “rilassarsi” necessitiamo forzatamente di un bar o di attività commerciali?
    Anche la Valbasca vien oggidì colonizzata dalle logiche del capitalismo, perché è di ciò che si tratta.
    Frequento la valle da quaranta anni ormai e assistere a ciò fa nascere una grande tristezza entro il mio cuore.

  4. 330.000€ spesi per ottenere null’altro che l’ennesimo “bistrot” (privato) , alla faccia delle sovvenzioni europee e di fondazioni varie.
    Nei programmi manca la visita guidata al “laghetto delle rane” posto lì di fronte, ennesimo esempio di sprechi e mala gestione.
    Complimenti ai “responsabili” dell’ente parco.

    1. Sig. Mario+ come non concordare con lei.
      Inoltre leggiamo:

      “L’idea è quella di creare, oltre a un’offerta culinaria classica, anche dei pacchetti picnic. Le persone potranno acquistarli e poi o rimanere nell’area verde a disposizione oppure andarsene in giro per i sentieri e trovare un posto dove fermarsi a consumare il pasto. Ovviamente tutti i materiali saranno biodegradabili ed ecologicamente sostenibili per essere a impatto zero.”

      E dopo aver consumato il pasto probabilmente lasciare nel bosco i resti dello stesso. Confidiamo tutti nell’educazione delle persone, ma ritengo evitare a monte di produrre potenziale pattumiera azzeri il rischio che essa da potenziale diventi reale.

      Quante parole a vuoto inoltre. Quale, la connessione, tra biodegradabilità, sostenibilità e l’impatto zero? L’usuale greenwashing per sedare a monte le preoccupazioni sul degrado che solitamente queste attività portano in ogni luogo ove si insediano.

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