Cambia radicalmente il senso della delibera sul servizio di pre e post scuola portata prima in Commissione e questa sera in Consiglio comunale dall’assessore alle Politiche Educative Angela Corengia. Non più accesso esclusivo ai bambini con genitori che lavorano a partire dal prossimo anno scolastico bensì una graduatoria che privilegia mamme e papà lavoratori.
Un importante dietrofront della maggioranza che comunque considera questo servizio “non essenziale”. Anche in Consiglio comunale, come in Commissione, le minoranze hanno attaccato questo assioma.
Vittorio Nessi di Svolta Civica ha sottolineato: “Io credo che questo genere di servizi non possano non essere considerati essenziali e lo sanno tutti coloro che hanno dei figli. Il Comune di Como non può dire che per problemi di costo di personale non può fornire questo servizio. Alla fine ne esce una graduatoria che ritengo ingiusta quando deve rispondere a evidenti bisogni. Non tiene conto ad esempio del genitore malato e questa è una lacuna importante”.
Dello stesso avviso il pentastellato Fabio Aleotti: “E’ un servizio per la collettività, che deve essere messo a disposizione di chi, lavorando, ne ha la necessità per non perdere il proprio impiego. Un servizio che impatta su determinate realtà e famiglie. Non si può escludere l’interesse sociale rilevante di questo servizio”.
Chiude la Dem Patrizia Lissi. “Un Comune deve capire se c’è un pubblico interesse e in una città come Como c’è senz’altro. Mai come in questo periodo il lavoro è spesso precario e saltuario, e spesso i genitori iscrivono i figli a questi servizi per i momenti in cui hanno un impiego. Questi servizi hanno una funzione sociale importante, di inclusione. Sono servizi di chi vuole aiutare le famiglie, come voi sostenete di essere promuovendo il Congresso di Verona”.