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Como, la giunta: “Punto unico di cottura dei pasti per tutte le scuole”. La Cgil: “Contrari senza se e senza ma”

La Giunta Rapinese ha avviato con una delibera l’iter per costruire in città un punto unico di cottura che serva tutti i refettori delle scuole comunali (oggi solo 28 su 39 sono già serviti dai pasti preparati dalla società Euroristorazione a Garbagnate Milanese, il cui contratto scadrà a fine anno scolastico 2022-2023, mentre le altre scuole hanno ancora la mensa interna).

In particolare, l’esecutivo di Palazzo Cernezzi pubblicherà un avviso rivolto al mercato per raccogliere proposte di project-financing per la realizzazione del punto unico di cottura, che dovrà trovare sede su un’area o in un immobile di proprietà dell’amministrazione. L’indicazione è che il nuovo centro sia in grado di preparare un minimo di 5mila pasti al giorno destinati ai refettori delle scuole dell’infanzia, delle primarie, delle secondarie e degli asili nido, oltre che del centro diurno disabili e per la consegna dei pasti al domicilio di anziani e disabili.

“Verrà apprezzata quale elemento qualificante della gestione la distribuzione delle eventuali eccedenze a favore dei soggetti più bisognosi al fine di contrastare il fenomeno del cosiddetto spreco alimentare”, si legge nel documento ufficiale.

In attesa del bando esplorativo e delle risposte del mercato, la Cgil contesta la via intrapresa dalla Giunta Rapinese. Di seguito, la nota integrale del sindacato.

Abbiamo avuto notizia di una delibera di giunta comunale che ci preoccupa e su cui siamo pronti a portare le nostre critiche, a fronte di scelte che non condividiamo senza se e senza ma. La giunta Rapinese, anche in questo caso senza alcun coinvolgimento del personale, ha deciso di affidare la preparazione dei pasti per tutte le scuole, gli asili nido e i centri disabili comunali a un unico centro di cottura gestito dai privati, dando a qualche imprenditore del settore la possibilità di avere un guadagno elevato (cinquemila pasti al giorno sono un piatto succulento nel settore della ristorazione per una città come Como).

Questa scelta determina la svendita al privato di un sistema che oggi funziona e offre un servizio di qualità a tutte le bambine e i bambini della città, oltre che garantire lavoro a condizioni dignitose a più di 100 persone.

Chiediamo per quale motivo il centro debba essere dato in gestione ai privati e perché, invece, come già proposto anni fa, non possa essere gestito dal personale comunale che ha competenze professionalità e capacità per farlo: basterebbe solo investire di più sulle risorse umane, forse per evitare che ci siano critiche e soprattutto quando il personale è in periodo di riposo legato alla chiusura estiva dei servizi.

Ricordiamo che siamo ancora in attesa della convocazione per le due esternalizzazioni della mensa di Sinigaglia e del nido di Lora (in questo nido i pasti saranno preparati dalle cuoche del comune di Como). La giunta Rapinese aveva dichiarato massima apertura al confronto con i dipendenti comunali, ora non può pensare di muoversi senza passare dalla relazione con il personale e il sindacato che li rappresenta.

La scelta di esternalizzare le cucine rappresenta una politica senza coraggio che preferisce affidare ai privati quello che risulta più complesso da gestire, ma che in mano al comune fornisce un servizio davvero senza scopo di lucro e senza sfruttamento alcuno delle persone. Come sindacato siamo pronti ad attivare forme di pressione e di mobilitazione che ci permettano di ottenere i giusti spazi di dialogo e confronto con l’amministrazione.

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8 Commenti

  1. Sicuramente un punto di cottura unico gestito dai privati aumenterà la qualità e l’efficenza del servizio. Il problema è che toglie il pane di bocca a certi personaggi che ormai sono abituati a ‘mungere’ a man bassa ‘senza se e senza ma’ e pertanto ogni cambiamento che li tocca da vicino diventa una battaglia politica. Consiglierei di rosikare piano, fa male alla pressione!

  2. Non capisco l’assurdità del comportamento sindacale che protestano a prescindere. Migliorare la qualità e i servizi dovrebbe essere interesse comune almeno che non ci sia uno zampino politico.

  3. Piuttosto che l’adozione del doppi standard, che affidava il servizio mensa in parte a risorse comunali e in parte a un servizio ubicato molto lontano dal capoluogo, creando disparità di trattamenti, l’adozione di un unico punto cucina dislocato in città potrebbe rivelarsi più razionale ed economico. I dipendenti comunali potrebbero essere destinati ad altre mansioni dove si segnala carenza di personale.

    1. Certo, da sempre la privatizzazione ha portato vantaggi e risparmi, con un miglioramento della qualità dei servizi! Poi i cuochi senza lavoro li possiamo mandare a fare le multe!

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