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Cari candidati, ascoltate Albate: “Una comunità unita, a misura di persona. I politici? Visti poco”

Il quartiere di Albate è inevitabilmente cambiato nel corso degli anni. Si è ingrandito, inglobando dentro di sé problemi prima sconosciuti, ha subìto il contraccolpo della pandemia, si è rinchiuso per paura, ma ha sempre e comunque fatto prevalere l’animo solidale e la voglia di vivere in comunità.

Gli albatesi hanno tra le caratteristiche principali quella di essere una sorta di paese confinante con la città di Como più che un quartiere nella mappa cittadina. Il senso di appartenenza si avverte passeggiando per le vie e parlando con commercianti e cittadini, anche se il “tutto sommato qui si vive bene”, pronunciato da molti abitanti, non può nascondere i numerosi problemi esistenti. E il primo dei temi affrontati è una sorta di motivo conduttore, a pochi mesi dalle elezioni amministrative.

“Purtroppo ricordo bene quando i vari candidati venivano a farci visita, facendo promesse, prima delle passate elezioni. Cosa è rimasto? Poco o niente – dice Pino Maisto barista con il locale nella piazza centrale di Albate – Ci vuole più concretezza oltre alle parole e agli slogan. Qui non si è quasi mai visto più nessuno da allora. Nonostante tutto comunque si riesce ancora a vivere degnamente. I temi da affrontare in futuro saranno molteplici: a partire dagli impianti sportivi, agli spazi per i giovani, passando per le scuole, oltre al traffico che, specie nelle ore di punta, è molto aumentato. Spero che alla guida della città arrivino veri politici”.

Meno disilluso invece Oscar Bagnolati: “Tutto sommato, degli interventi di ordinaria amministrazione, molto importanti per i quartieri, sono stati fatti. Molto spesso ho fatto segnalazioni in Comune e ho sempre trovato le porte aperte e il sostegno, per esempio del consigliere Cantaluppi. La vita è cambiata, ma Albate è ancora un bel posto”.

Soddisfatta anche Betta Nessi: “Viviamo in un quartiere a misura di persona. Ovvio, come ovunque, ci sono problemi più o meno impegnativi da dover affrontare e risolvere ma, tutto sommato, si riesce a stare bene”.

Chi può dire di conoscere il quartiere è soprattutto Giancarlo Caspani, 93 anni, dal 1930 ad Albate e con una passata vita politica molto attiva: “I cambiamenti sono stati notevoli nel corso del tempo. A partire dal tessuto produttivo. C’erano diverse industrie che sono ormai scomparse. Fortunatamente la gente di Albate continua comunque a mantenere vivo lo spirito di unità”.

La vera natura del quartiere emerge anche parlando con una figura che tutti conoscono per il suo costante impegno, quella di Luigi Nessi. “I temi importanti da affrontare, da parte di chi diventerà sindaco, sono molteplici. Penso al traffico dei mezzi che taglia in due Albate e che è notevolmente aumentato – spiega Nessi – poi si deve parlare del sociale e della gestione, ad esempio, delle case comunali. Un altro aspetto riguarda il carcere: dalla riqualificazione dell’area al maggior coinvolgimento, ovviamente in base alle possibilità, della casa circondariale e della città nel suo insieme”. La conclusione infine evidenzia “la natura solidale di Albate, la convivenza tra varie anime – da quella religiosa a quella laica – che lo hanno reso un luogo unico”.

“Le associazioni sono la vera forza”

Decine di associazioni, una vita parrocchiale intensa, una società sportiva punto di riferimento per i ragazzi. Il cuore pulsante di Albate è rappresentato dalle persone che, spesso senza trarre alcun beneficio economico, si mettono insieme e lavorano per la collettività.

A raccontare questo universo variegato è Francesco Della Monica, da anni attivo nel quartiere. “La vera natura di Albate è di essere quasi un comunità a sé. I suoi cittadini sono da sempre uniti e attivi”. E infatti le “associazioni sono decine. Si passa dall’Albatese calcio all’attivissimo oratorio, dove anche io da sempre mi impegno per sviluppare la comunità laica parrocchiale, e alla Caritas parrocchiale, attiva da decenni”, racconta Francesco.

“Tutti sono sempre pronti a impegnarsi per i più fragili, anche durante la pandemia. In passato aiutavamo 25 famiglie bisognose con un pacco alimentare al mese, adesso i nuclei che vengono sostenuti sono 55 con pacchi ogni due settimane”.

A operare sul territorio ci sono anche il gruppo degli Alpini, l’Agorà, che dal 1975 contribuisce alla crescita e allo sviluppo della comunità, “e tante altre associazioni che arricchiscono Albate e non solo”.
Un ultimo esempio della generosità e della cura del prossimo che si respira in questa parte di città è rappresentato “dall’ultima lotteria albatese. Ebbene, nonostante la pandemia, abbiamo venduto ben 8400 biglietti. E i fondi recuperati serviranno per diverse finalità, come le spese dell’oratorio, il Grest, i campi estivi, solo per citarne alcuni”, conclude Francesco.

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L’appello del Wwf: “Proteggete l’oasi del Bassone”

A poche centina di metri dal centro di Albate, scendendo verso il carcere si arriva all’oasi del Bassone. Distese di verde, sentieri nei boschi e in fondo la palude. E voltando lo sguardo a destra, in lontananza, ma non troppo, si scorge l’impianto di Acsm Agam.

Una presenza ormai ben nota in questo punto della città, con la quale si convive da decenni, ma che nelle ultime settimane ha assunto una nuova veste. Proprio lì, infatti, dove sorge il grande comignolo celeste, si ipotizza di realizzare una terza linea del termovalorizzatore. E se, nel quartiere, l’argomento è ormai sulla bocca di tutti, è anche vero che in pochi, essendo il progetto ancora in una fase assolutamente primordiale, si sono voluti sbilanciare. Chi invece parla è l’ingegnere Gianni Del Pero, il presidente del Wwf Insubria, che ha anche partecipato ai lavori della commissione speciale voluta da Palazzo Cernezzi per realizzare un documento da inviare in Regione con delle osservazioni sul tema.

“A nostro avviso l’impianto sarebbe posizionato in un luogo non idoneo – spiega Del Pero – la presenza dell’oasi costituisce un insieme di elementi naturali che andrebbero preservati in maniera totale”. Questo innanzitutto perché nella palude si raccolgono alcune rogge della provincia di Como, non afferenti al bacino del Lario che, scendendo dalle rispettive fonti, finiscono naturalmente nella depressione naturale.

“Sicuramente andrebbero monitorate le eventuali ricadute sui corsi d’acqua, ma più di tutto, ciò che potrebbe impensierire sarebbero le emissioni in atmosfera che poi potrebbero ovviamente ricadere in tali ambiti protetti”. La preoccupazione è alta. “L’oasi del Bassone è una zona da tutelare. Si tratta di un’area del Wwf. A breve rinnoveremo la convenzione scaduta da poco. E punteremo a rinnovare un po’ l’area che ultimamente, complice anche la pandemia, è stata poco manutenuta”.

Un impegno sempre costante da parte del Wwf che sottolinea anche come “in passato proprio da parte di Acsm Agam ci venne presentato, nell’ambito del progetto di terza linea, come visibile nella documentazione inserita sul sito laguzza.it, una proposta di rifacimento della cartellonistica e dei percorsi dell’oasi del Bassone. Sinceramente ci è parso un atto intempestivo visto che da subito, sia il Wwf che altri soggetti coinvolti in prima linea sui temi ambientali, hanno espresso forti perplessità sul piano di realizzazione della nuova linea”, conclude Del Pero.

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