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Frontalieri, riparte l’iter per la riforma fiscale. Franchigia, assegni familiari, Naspi, smartworking: il memorandum

Il Governo italiano ha fatto ripartire l’iter per arrivare all’approvazione, in tempi rapidi, del nuovo accordo con la Svizzera sull’imposizione fiscale dei lavoratori. Questa ripartenza c’è stata nel consiglio dei ministri del 24 novembre. Adesso però – proprio mentre in queste ore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è in visita ufficiale nella Confederazione – emerge una preoccupazione ben espressa dai sindacati in maniera unitaria: ovvero che il nuovo progetto di legge approvato unitamente al memorandum d’intesa sottoscritto tra Mef, Sindacati e Comuni di frontiera già discusso, contenga sempre le specifiche intese su diversi punti studiati e inseriti appunto nel memorandum.

“In particolare nel testo firmato dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Syna presso il MEF e riportati nel DDL 2482 si introducono per tutti i frontalieri italiani che si recano a lavoro nei paesi confinanti o limitrofi all’Italia: l’aumento della franchigia  a 10.000 euro; la non imponibilità degli assegni familiari erogati dal Paese di lavoro; la deducibilità dei contributi per prepensionamento di categoria; l’impegno a rispettare la parità di trattamento in caso di smart working; l’innalzamento della Naspi in relazione all’anzianità di servizio; l’istituzione del tavolo interministeriale sullo Statuto dei lavoratori frontalieri; la convocazione del tavolo di monitoraggio per la corretta applicazione dell’accordo e per promuovere il confronto sui progetti di sviluppo economico-sociale dei comuni i frontiera. Il testo del memorandum d’intesa riporta inoltre tutte le misure a sostegno dei Comuni di frontiera a regime in luogo dell’attuale sistema dei ristorni”, queste le specifiche di Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Syna.

E la volontà è che tutto ciò venga ribadito nel nuovo iter legislativo in essere. “Tale atto, a firma della Presidente del Consiglio, riapre l’iter legislativo affidando al Parlamento il testo per la sua conversione in legge in tempi ragionevolmente brevi, percorso interrotto a seguito dello scioglimento delle Camere dell’ottobre scorso mentre il Senato si apprestava a calendarizzare il DDL 2482 anche a seguito di audizioni alle organizzazioni sindacali ed alla associazione dei Comuni di frontiera (osservazioni portate l’8 marzo 2022 alla commissione affari esteri del Senato), firmatari di un memorandum d’intesa in pari data, contenente puntuali indicazioni di misure fiscali, previdenziali e normative volte a limitare la sperequazione tra i frontalieri regolamentati con le attuali regole (derivanti dall’accordo del 1974 e successive modifiche) e quelli regolati dalle nuove norme”, si legge nella nota.

Infine dunque i sindacati ribadiscono “quindi la necessità e chiedono rassicurazioni che ai fini dell’approvazione del nuovo DDL e della sua conversione in legge, si riparta da dove eravamo arrivati evitando di svuotare i contenuti dell’intesa in nome della presunta necessità di chiudere entro l’anno”, scrivono Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Syna.

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