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“Danno ambientale e 5 milioni di fondi pubblici, uno sproposito”. No allo sci al San Primo, sala gremita

Più di 130 persone hanno partecipato, sabato 18 febbraio, all’incontro pubblico dal titolo ‘Salviamo il Monte San Primo’, organizzato dall’omonimo, presso la sala Isacchi di Ca’ Prina a Erba. Durante la serata è stato presentato il libro ‘Inverno liquido’ con la presenza del coautore Maurizio Dematteis, che ha dialogato con Luca Rota dello spopolamento delle montagne e della fine dell’epoca delle grandi stagioni sciistiche di massa. La seconda parte della serata ha invece visto l’illustrazione, critica, del progetto voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio per la realizzazione di nuovi impianti sciistici sul versante nord del monte San Primo. Quindi la presentazione delle controproposte elaborate dal Coordinamento per la salvaguardia dell’ambiente montano. Infine, nel corso del dibattito col numeroso pubblico presente, si sono succeduti interventi fortemente critici sul progetto della Comunità Montana per il ‘rilancio’ della montagna più alta del Triangolo Lariano.

Nella prima parte della serata si è tenuta appunto la presentazione del libro ‘Inverno liquido – La crisi climatica, le terre alte e la fine della stagione dello sci di massa’, alla presenza di uno dei due autori, Maurizio Dematteis, giornalista, ricercatore e scrittore e direttore dell’associazione Dislivelli. Con Luca Rota, scrittore e blogger, si è dialogato dei contenuti del libro, con una riflessione su quella che ormai viene considerata una cultura di un’altra epoca: quella dello sci di massa e dei grandi esodi invernali per la settimana bianca.

Dopo questa prima parte è stato illustrato, a cura di Roberto Fumagalli – presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” – il progetto, fortemente contestato, per nuovi impianti sciistici sul San Primo. È stato messo l’accento sulla quantità spropositata di soldi messi a progetto (5 milioni di euro di finanziamento pubblico), le incertezze sull’impatto ambientale che gli impianti sciistici e di innevamento artificiale avrebbero sul paesaggio. Fra le opere previste da Comunità Montana e comune di Bellagio, le più contestate riguardano i 4 nuovi tapis roulant, l’impianto di tubing, i nuovi parcheggi e un laghetto artificiale che servirebbe ad alimentare i cannoni sparaneve.

È intervenuta poi l’architetta Nunzia Rondanini, che ha illustrato le controproposte sviluppate dal Coordinamento, con cui si chiede il totale smantellamento degli impianti per lo sci – ormai abbandonati – presenti sul monte, la sistemazione dei sentieri esistenti, l’intervento di cura e manutenzione dei boschi, la riqualificazione della Vetta e dell’Alpe del Borgo – quest’ultima inutilizza da decenni – e soprattutto una sostanziale riqualificazione del trasporto pubblico onde evitare la costruzione di nuovi posteggi e l’utilizzo delle strette strade da parte di tutti indiscriminatamente.

L’intento ribadito dal Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’ – formato da 31 associazioni – è quello di proseguire nelle attività di controinformazione e di contrasto al progetto per i nuovi impianti sciistici, anche attraverso la raccolta firme, che ha già raggiunto le 650 adesioni. Il tutto continuando a rivendicare un tavolo di confronto con le Istituzioni interessate, ovvero con la Comunità Montana e col comune di Bellagio.

 

 

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9 Commenti

  1. Sig.luigi sa che il San Primo da Bellagio a Piano del tivano dove esistono due alpeggi e’ stato acquistato dalla Comunità Montana per favorire la agricoltura e la zootecnia? E che esistono immobili inutilizzati da anni che recuperati potrebbero essere adibiti per sviluppare il turismo verde? Vorrei ricordare a qualche smemorato che negli ottanta qualcuno aveva ipotizzato di “sparare” da un battello posteggiato antistante Bellagio acqua per farne neve artificiale !!!!!!
    Saluti e firmi pure per …….

  2. 5 mln di euro di soldi pubblici sono come un granello di sabbia in una spiaggia.

    Soldi spesi ora ma che negli anni daranno un ritorno di x volte tanto, oltre a nuovi posti di lavoro.

    Poi quella del trasporto pubblico invece che dei parcheggi è bella. Facciamo una linea bus verso il San primo? Gente che non conosce il posto.

    Mancano soldi e si piange. Arrivano i soldi e si piange ancora. C’è sempre un modo migliore di spendere ogni singolo euro. Ma se si ragiona così è finita. Gente che vive di invidia.

    Dove si firma per il sì agli impianti?

  3. Anche migliaia di firme, da sole, non fermeranno questo scempio a meno che non siano per una lettera aperta alla Commissione Europea per segnalare come vengono sperperati i soldi del PNRR
    Meglio ancora inviare una segnalazione circostanziata alla Corte dei Conti dove si evidenzia come l’operazione comporti un puro spreco di denaro pubblico.
    Se il danno viene accertato la Corte dei Conti ha il potere di rivalersi sui responsabili che, magari, per evitare tale rischio, decidono di fermarsi

  4. Fermi si occupi dei reali problemi dei lombardi: in primis l’accesso alle prestazioni sanitarie con il servizio sanitario pubblico che, come dovrebbe essere noto, è gestito dalla Regione: non è possibile attendere 16 mesi per un esame endoscopico (1 settimana invece come solvente!); i denari del PNRR siano impiegati e non sperperati in assurdi impianti dove lo sci non sarà possibile…
    Peraltro mi chiedo anche se esiste un piano regionale per affrontare la siccità…

  5. Sono assolutamente d’accordo con il “No allo sci al San Primo”. Uno sperpero di denaro pubblico e danno ambientale. La montagna, ambiente e fauna vanno tutelati, non può essere solo “un parco giochi per arricchiti”.

  6. È semplicemente vergognoso che un rappresentante delle pubbliche istituzioni abbia presentato un progetto simile. Non ci sono parole per qualificare il comportamento etico di Fermi. Senza ritegno, ma ancor più agghiacciante è il numero spropositato di preferenze che ha ottenuto!

  7. Forse siamo un paese di gente non normale; da una parte, mentre ci avviciniamo alla ipotesi di razionamento dell’acqua a causa della siccità conseguente al cambiamento climatico, dall’altra investiamo denaro pubblico nel potenziare impianti sciistici ormai abbandonati, ad una quota alla quale, in futuro, coltiveremo, forse, le banane. Nella vicina Svizzera, dove il problema del vicino tramonto delle settimane bianche preoccupa , si stanno prevedendo aiuti e finanziamenti pubblici mirati ad una riconversione delle stazioni invernali dello sci. Anche qui, forse, l’importante è avere soldi da spendere: bene o male, poco importa.

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