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Sfruttamento del lavoro, dopo le indagini sulla cooperativa, la Uil dura: “Basso livello di civiltà. Tutelare la buona occupazione”

L’intervento della magistratura e della guardia di finanza, in una cooperativa comasca che si occupa di fornire addetti alla sicurezza per molteplici realtà del territorio, interroga il livello di civiltà che l’Italia ha raggiunto in quanto a tutela dei lavoratori e di salvaguardia di sane dinamiche nel mercato del lavoro. Al di là delle vicende di cronaca, cui solo lo sviluppo degli iter giudiziari potrà fornire un quadro chiaro e completo,la Uil è intervenuta con un lungo esame delle realtà che si sta vivendo, sottolineando con forza uno degli obiettivi primaria da perseguire: la buona occupazione.

Ecco la documentata e accorata analisi di Dario Esposito, subcommissairo Uil del Lario

In un mercato del lavoro come quello lariano in cui, a più riprese, si lamenta una carenza di manodopera, un mismatch fra domanda ed offerta di lavoro, una concorrenza del mercato del lavoro elvetico e della città metropolitana di Milano, un obiettivo sociale – quello della buona occupazione- diventa non solo auspicabile ma necessario per la tenuta e sopravvivenza dell’intero sistema economico. A riguardo la Uil non può e non vuole cedere neppure un centimetro sul sentiero che conduce ad una maggiore dignità dei lavoratori, prova ne è un esposto che ha fatto – con la categoria che si occupa di commercio, turismo e servizi la Uiltucs- ad inizio 2023 in tutte le Procure della Repubblica d’Italia. Fine ultimo dell’esposto andare a sollecitare verifiche ed accertamenti lì dove si fossero verificate paghe e salari così bassi da ricadere nell’ipotesi di sfruttamento. Difatti oltre la materia strettamente penalistica che, con l’art. 603 del codice penale, va a punire chiunque recluti o impieghi manodopera in condizione di sfruttamento, vi è anche l’art. 36 della Costituzione che ci ricorda come il lavoratore abbia diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente per assicurare a sé ed alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Un diritto che la Carta Costituzionale, per importanza e centralità, pone fra i primi, un diritto che appare più che mai necessario garantire anche per le sue implicazioni pratiche e concrete. Ad aprile infatti le statistiche Istat relative all’inflazione presentavano un indice generale FOI di + 7,9% rispetto ad aprile 2022 e +14,2% rispetto ad aprile 2021. Un’inflazione, un caro prezzi, che brucia anche la possibilità di accedere a servizi essenziali, a beni primari, e che soprattutto pesa in modo diverso sulle tasche e portafogli dei cittadini assumendo, come è facile pensare, un aggravio maggiore per chi già stenda a raggiungere la fine del mese. Non è inoltre di maggior conforto sapere che, secondo le quotazioni di immobiliare.it, ad aprile Como fosse seconda solo a Milano nel caroprezzi del mercato immobiliare lombardo: con un prezzo di vendita al metro quadro di 2744 euro in città e 2046 in provincia e un prezzo per le locazioni di 11,41 euro al metro quadro in provincia e 13,44 euro in città. Spinge a riflettere sulla fine di “uno stato sociale domestico- familiare”, basato sulle contribuzioni ed aiuti liberali che in passato spesso avvenivano all’interno delle famiglie, il fatto che oltre il 50% delle pensioni della provincia di Como, ben 107384, sono inferiori all’importo di 1000 euro. Uno stato sociale che, guardando al dato nazionale ed allontanandoci per un momento dalle peculiarità lariane, ha visto dal 2009 al 2019 un venir meno di investimenti che hanno ridotto il rapporto spesa sociale per la sanità/pil dal 6,5% del 2009 al 6% del 2020. Un provvisorio innalzamento nel 2020 per esigenze contestuali alla fase pandemica, tuttavia nel rapporto dell’ufficio parlamento di bilancio 2022 si prevede che nel 2024 il rapporto spesa sanitaria/pil sarà inferiore al 2019. Uno stato sociale quindi che vive, anche in territorio lombardo, criticità e problemi dati dalla legge regionale 22/2021 che ha posto su un piano totalmente nuovo le prestazioni sanitarie offerte da privati accreditati e convenzionati. Una politica cui la Uil del Lario non si riconosce e che rischia, giocoforza, di tagliar fuori dalle cure essenziali i cittadini che non hanno e non avranno la possibilità di sostenere i maggiori costi offerti dai privati rispetto alla sanità pubblica. La strada maestra non può essere puntare ed incentivare i rinnovi di contratti, garantendo retribuzioni giuste economicamente e socialmente, dando modo ai lavoratori di non esser costretti a lavorare 12 ore al giorno per garantirsi una sussistenza che non arriva a fine mese. Combattere il dumping salariale, scoraggiare i contratti operati da sigle sindacali non rappresentative, aumentare le piante organiche a disposizione degli ispettorati territoriali del lavoro. Pochi e semplici interventi che sono in grado di produrre grandi cambiamenti nella sostanza e nella forma. Infine, nel tema della dignità del lavoro, non può sottacersi un fatto grave e che pochi attendevano. In data 18 maggio 2023 è stato emesso, dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, il decreto ministeriale che definisce le nuove quote di indennità destinate alle famiglie di gravi infortuni sul lavoro. Incomprensibilmente vi è stato un calo del 20% delle indennità, indennità che certamente non potranno mai risarcire la perdita o la menomazione grave di una persona cara, ma che risultano fondamentali a dare quantomeno un piccolo conforto economico Ed è anche su questo punto che si fa e regola non solo la dignità del lavoratore, che non esiste in quanto parte avulsa della società ma è cittadino fra i cittadini, ma anche lo stato sociale di una nazione. Su questo punto è indispensabile ricordare che la Uil chiede a gran voce l’istituzione del reato di omicidio per i datori di lavoro che, disapplicando le regole relative alla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, causano la morte dei propri dipendenti. La Uil chiede anche di restituire valore alla scuola ed alla comunità educante, affidando al comparto scolastico – cruciale per la nostra società- il ruolo di far formazione già nelle scuole sul valore della sicurezza nei luoghi di lavoro anche con ore specificatamente dedicate al tema.

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