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Svizzera a caccia di lavoratori nell’Informatica. Compensi fino a 10mila franchi. Ocst: “Ma in Ticino 30% in meno”

“E’ necessario monitorare il mercato del lavoro e l’evoluzione dei livelli salariali in Ticino dove sono tra i più bassi” ( qui l’approfondimento) . A dirlo è Renato Ricciardi, Segretario cantonale Ocst, l’organizzazione sindacale più rappresentativa del Canton Ticino con oltre 40mila associati. Una dichiarazione che segue la presentazione del 18esimo rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) che evidenza anche un altro fattore molto importante: la necessità per la Svizzera di trovare persone competenti nel settore dell’Information technology.

Uno dei comparti dove i compensi sono tra i più alti ma dove vi è difficoltà a soddisfare le richieste. Un ambito dunque, viste le necessità, a cui ambire da parte dei frontalieri. A patto però di una vigilanza attenta sul trattamento economico. “Il documento contiene in particolare un’interessante analisi sul settore dell’IT. A questa si potrebbe aggiungere un’osservazione. Questo ambito del terziario, è proprio uno di quelli in cui nel nostro cantone le lavoratrici e i lavoratori subiscono una differenza salariale più marcata rispetto al resto del Paese che supera addirittura il 30%. Questa differenza, come spesso segnaliamo, è molto più lieve nei settori nei quali sono attivi dei contratti collettivi”.

Il salario medio mensile degli occupati nelle professioni It nel 2020 era di 8.990 franchi; nell’economia generale il salario medio nel medesimo anno era di 6410 franchi. Il settore professionale It vanta quindi un livello salariale estremamente elevato. La fascia che comprende il 50% dei salari medi, si estende tra salari da 7.100 franchi fino a 10.968 franchi .

“Un elevato livello salariale può essere collegato a un’elevata produttività, ma in questo caso, alla luce degli attuali risultati relativi alla situazione del mercato del lavoro, in questo settore professionale può anche essere visto come un segnale di carenza”, spiega il rapporto Seco.

“La digitalizzazione continuerà e il fabbisogno di lavoratori in grado di portarla avanti e di favorirne lo sviluppo rimarrà di conseguenza elevato. La capacità della Svizzera di adattarsi alle sfide del futuro dipenderà in buona misura da quanto riuscirà a garantire la continua disponibilità di lavoratori qualificati in questo settore attraverso l’immigrazione dall’estero, oltre a sviluppare e potenziare il potenziale indigeno. I continui sforzi in questo senso assumono un significato ancora maggiore perché i lavoratori IT stranieri tendono a non rimanere a lungo in Svizzera e la concorrenza globale per questi lavoratori continuerà ad aumentare nei prossimi anni”.

A livello generale infine, lo studio evidenzia come a fine 2021 il numero di frontalieri stranieri impiegati in Svizzera fosse di circa 360mila persone, vale a dire il 6% dell’occupazione complessiva e il 21% di tutta la manodopera straniera presente in Svizzera. Negli ultimi venti anni (2002-2021) il numero dei frontalieri è più che raddoppiato (+117 %) ed è quindi cresciuto molto più velocemente del numero totale di persone occupate, che nello stesso periodo è aumentato del 24 per cento. “Per quel che riguarda il nostro cantone si segnala, ora finalmente senza giri di parole, che è necessario monitorare il mercato del lavoro e l’evoluzione dei livelli salariali – dice l’Ocst – Il Ticino infatti ospita una quota di lavoratori frontalieri del 30,9% in continua crescita, che percepiscono salari notevolmente più bassi della media. Per contro, il tasso di partecipazione al mercato del lavoro dei residenti, si legge nel rapporto, non è cresciuto negli ultimi cinque anni e i salari sono i più bassi della Svizzera”.

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